Capitolo 30

6.2K 371 144
                                    

Ci sono momenti nella vita in cui ci capita di dover affrontare il momento con le labbra schiuse dallo stupore, gli occhi fin troppo sbarrati, lo shock che brilla nelle iridi disperse nell'atmosfera, lenta, ma decisiva. Il cuore inizia a realizzare ciò che ha attorno a sé, senti il cervello fuso dal caldo che ti fa impazzire, così come il sangue fa fatica ad arrivare ad esso scorrendo nelle tue vene, e tu ti senti improvvisamente più debole.

Sei solo sorpreso di quel che sta accadendo, e cadi come in stato di trance, ma non esiti minimamente a soccorrere chi per te, per il tuo cuore, è più caro, non appena avvistato in momento di difficoltà.
Perché di colpo non importa cosa ti sarebbe successo, l'importante è mettere al sicuro chi compone il tuo cuore, e te lo fa tremare costantemente.

E vedendola soffrire, capisci che quello sia il momento di reagire.

Luke questo lo sapeva, lo aveva avvertito vibrare sotto la sua pelle. Joanna invece era ancora troppo sconvolta per arrivarci da sola, troppo confusa, stordita, e tutto ciò che le restava da fare era solamente chiedere.
Domandare «Perché lo hai fatto?» in un sussurro nel bel mezzo del silenzio, come se fosse il suo ultimo respiro, fissandolo mentre, con la testa bassa e gli occhi fissi sulle dita tremolanti, Luke se ne stava seduto ed abbandonato a se stesso proprio lì accanto a lei ed un'altra serie di ragazzi intenti ad andarsene via dalla Centrale di Polizia, assieme ai loro genitori a dir poco adirati.

Perché lei voleva sapere, voleva capire perché Luke avesse finto di essere ubriaco fradicio di fronte agli agenti della polizia unicamente per essere ammanettato assieme a lei e gli altri minorenni in questione, dunque accompagnato in macchina di servizio fin lì, in quel luogo ricoperto di mattonelle e panchine fin troppo gelate per i suoi gusti.
Lui non aveva toccato nemmeno un singolo bicchiere di birra, o alcolico in generale: i suoi occhi sembravano solo stanchi ma non arrossati o sotto effetto dell'alcol, ed il suo alito non aveva un cattivo odore, ma ricordava solamente delle patatine alla paprika che probabilmente da qualche parte in cucina Wayne aveva scovato furtivamente.

Luke non aveva infranto alcuna regola.
Tutto ciò che aveva infranto riguardava i pensieri e la lucidità di Joanna, che tutto sommato non aveva fatto altro che levare dalle mani di Amber Stone qualcosa di pericoloso per lei al momento, poiché già troppo ubriaca, ed essere accusata ingiustamente di aver bevuto pochi istanti dopo, durante l'arrivo della polizia.
Ritenuti entrambi - sia lei che Luke, fin troppo silenzioso in quel momento - innocenti e puliti, a differenza di un altro gruppo più ampio di ragazzi frastornati, beccati e portati lì in Centrale con loro, i due si ritrovarono in attesa di un loro genitore che venisse a riprenderli per portarli a casa - senza dover pagare alcuna cauzione in particolare, e nell'aria sembrava essersi formata una valanga di parole troppo timide ed insicure per precipitare a terra.

L'aria in quel luogo era fredda, ma nonostante ciò non era quello il motivo per cui Joanna si ritrovava a tremare.
Aveva freddo, giustamente, ma niente era paragonabile a quello che stava nascendo all'interno del suo cuore, lo shock dovute alle parole di Amber ancora viaggianti nella sua mente, e al gelo artico che stava avvolgendo ogni sua fibra.
Luke era accanto a lei, che gli aveva appena rivolto la parola in cerca di una spiegazione più che esaustiva.

Non avvertendo alcuna risposta, però, durante l'attesta la rossa cominciò a pensare che avesse soltanto immaginato di parlargli; ormai la sua mente era totalmente in tilt e credeva di poter solo impazzire, non più realizzare un qualcosa, una situazione.
Così, decise di provarci ancora, e, questa volta, lo fece realmente.

Si voltò impercettibilmente, giusto quel poco che bastava per far entrare nel proprio campo visivo le Vans nere di Luke, ai piedi della panca, e schiuse le labbra, sfregandosi con le mani, le braccia, in cerca di un calore perlomeno temporaneo.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora