Capitolo 28

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Perdonatemi se questo capitolo è scritto da cani, considerando anche il ritardo..
È che non sono dell'umore giusto, ultimamente.

I love you.

Buona lettura.

--

{MICHAEL}

Camminare verso quella che dovrebbe essere la tua ragazza per andare a salutarla, udirla parlare con il fratello di voler andare ad una festa con un altro ragazzo che non sei tu, e non riuscire ad indietreggiare prima che se ne accorgano, non è esattamente ciò che vorresti che accadesse, incontrandola per i corridoi scolastici.
Neanche a me avrebbe fatto piacere.

Eppure successe.

Avevo appena incontrato con lo sguardo i lunghi capelli rossastri di Joe, che se ne stava a darmi le spalle in piedi accanto al suo armadietto, quando improvvisamente, avvicinandomi per darle il buongiorno, davanti a lei notai un ragazzo in pedi a fissarla con un faccia concentrata, un po' annoiata.

La mia espressione nell'avvistarla di fianco ad un altro ragazzo cambiò all'istante, e da neutra passò a più turbata, mentre con passo tranquillo e silenzioso raggiungevo la ragazza, adagiando i miei anfibi sul pavimento scolastico. D'istinto protettivo, arrivando alle sue spalle, sollevai le mani per poterle posare sui suoi fianchi, mentre il ragazzo cominciava già a notarmi e ad aggrottare la fronte, quasi infastidito.

«Avanti, voglio solo andare ad una festa, che male c'è? Non penso che sia un tipo da feste e suppongo che non verrà, però Luke ha detto che sarebbe stato accanto a me, se ti fa piacere saperlo.» avvertendo quelle parole provenienti da Joe, prima che le mie dita potessero incontrarsi con la sua canottiera nera, mi bloccai di colpo, stupefatto.

Il mio sguardo si incontrò con quello del ragazzo davanti a lei, quando si rese conto di me in quel momento, e mi sentii un poco a disagio, nonostante adesso la mia mente fosse ben concentrata in altro.

Luke doveva accompagnarla, dove?

A quel punto, scuotendo il capo, fui io ad aggrottare la fronte, sperando di aver sentito male, voltandomi a guardarle il profilo del volto, innocente, prima che si potesse realmente accorgere di me. Quando si fu voltata, probabilmente sentendosi osservata, batté più volte le palpebre e spalancò gli occhi.

Scuri, talmente tanto da riuscire a nascondersi dietro essi, e non come me, totalmente individuabile attraverso quelli che tutti sembravano giudicare occhi assenti, trasparenti.

In quel momento, mentre Joanna si voltava completamente verso di me, incontrando con cautela le mie iridi confuse, desiderai di esserlo, trasparente. Perché il suo essere sorpresa o quasi spaventata dall'aver detto qualcosa di troppo mi trafisse del tutto, mi fece sentire come allarmato, come se avessi qualcosa di cui preoccuparmi.

E sperai realmente che non fosse così.

Joanna aveva ancora gli occhi sgranati quando «Oh, Michael.» sussurrò, rendendosi conto probabilmente del fatto che avessi udito le sue parole. «Ciao- cioè, voglio dire-» balbettò dolcemente, ma non abbastanza da rallentare o sminuire il mio arrabbiarmi con lei.

Sollevai un sopracciglio
Dimenticandomi per un istante del ragazzo accanto a noi, che ci stava osservando curioso, analizzadomi dalla testa ai piedi, e lei spostò lo sguardo da me a lui ripetute volte, con la bocca schiusa, prima di far combaciare le labbra più volte nel parlare. «Sì, insomma, Ashton- lui è Michael... » disse, indicandomi, parlando con l'altro ragazzo, mentre i miei occhi scivolavano di colpo su di lei, involontariamente crucciati, e le dita delle mie mani si stringevano e chiudevano come un anti stress immaginario, nel frattempo. «... Il mio ragazzo.» aggiunse poi, rivolgendomi un sorriso smagliante e caloroso, che non poté proprio che migliorar la situazione, sia per il piacevole buongiorno che per le parole che aveva appena pronunciato, come per smentire le mie idee sul fatto che stesse facendo del gioco sporco con lui.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora