Capitolo 3

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Nel momento in cui riuscii a realizzare veramente chi mi fosse venuto addosso, sbattendo aggressivamente contro di me, schiusi la bocca; lui se ne stava fermo davanti ai miei occhi, come indeciso sul da farsi.
Neanche fosse complicato sapere cosa dire o come comportarsi, in seguito.

Dopotutto non era tanto difficile, si sarebbe dovuto scusare, dopodiché andarsene. Dov'era il problema?

A primo impatto avvertii Amber immobilizzarsi con le ballerine nere sul pavimento, per fissarci curiosa, facendo guizzare gli occhi da me a lui, quasi non capisse cosa stesse succedendo tra me e quel ragazzo dai capelli scuri sfumati di rosso, che aveva improvvisamente iniziato a mordersi l'interno guancia di fronte ai miei occhi aperti.
«Beh?» Parlai, scontrosamente, non avendo altro da dire.  Quella volta speravo seriamente in delle scuse da parte sua. Dopotutto, era stato lui, a correre verso di me sbattendomi contro disattento, ed io ero già abbastanza sorpresa dal fatto che lui sembrasse frequentare quella mia stessa scuola, per formulare altre frasi.

Alle mie parole il ragazzo cambiò espressione del viso, da neutra a lievemente a disagio, prima di abbassare lo sguardo verso il pavimento e sorpassare velocemente me ed Amber, iniziando istanti dopo nuovamente a correre. Nel farlo mi sfiorò casualmente la spalla, e quel tocco lo sentii e ricordai a memoria per un lungo tempo; sembrava ricalcarsi inspiegabilmente sulla mia pelle, forse per turbarmi ancora di più. E così, se n'era andato senza pronunciare neanche la minima parola, proprio come al nostro primo incontro, mentre io me ne stavo a raccogliere le mie cose da terra davanti a casa mia.

Per questo gemetti infastidita, abbassandomi per afferrare la mia borsa a tracolla sul pavimento polveroso, scivolata senza accorgermene dalla mia spalla. Amber osservò le mie azioni restando in silenzio, probabilmente aveva notato che mi fossi lievemente innervosita, così non voleva aprire bocca per paura di dire qualcosa di sbagliato e peggiorare la situazione.
Semplicemente mi fece un cenno con la testa verso il corridoio, invitandomi a raggiungere la nostra classe assieme, quindi la seguii silenziosamente.

Mi piaceva il silenzio.
Quando leggevo, riflettevo o semplicemente ascoltavo della musica con le cuffie, il silenzio degli altri era l'unica cosa di cui avevo bisogno... E probabilmente era la cosa più difficile da ottenere. Ma, dopotutto, le cose migliori si ottengono con maggiore pazienza.

Specialmente in classe, dove entrammo tranquillamente, poiché il professore o la professoressa di letteratura ancora non era nell'aula.
Tutti parlavano senza curarsi del fatto che la porta fosse ancora aperta, permettendo al servizio di vigilanza scolastica di udire i loro mormorii, ed io mi sentii piuttosto a disagio nell'avere quasi metà classe girata nella mia direzione, nel momento in cui mi sedetti di fianco ad Amber in uno degli ultimi banchi stranamente ancora liberi in fondo alla classe.

«Non farci caso, sono solamente curiosi di vedere un volto nuovo» Mi avvisò la mora, alzando le spalle.
Io annuii poco convinta, tenendo lo sguardo basso sul cellulare che stringevo distrattamente tra le mani. Un orario lampeggiava sul display luminoso segnando l'inizio di una lunga ed estenuante giornata scolastica.

Sospirai lievemente, tenendo gli occhi fissi sulle quattro cifre bianche, come incantata.

08:17 AM.

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Fu un sollievo sentire il suono acuto della campanella riecheggiare per tutta la scuola, avvertendo noi alunni e professori del fatto che l'ultima delle quattro ore di scuola fosse appena terminata.
Parlando con Amber durante i cambi d'ora, scoprii quanto simpatica e gentile fosse. Forse un poco esibizionista, in classe, per far sentire la sua voce.

Discutemmo su quanto fosse estenuante dover percorrere ad ogni ora tutti i piani della nostra immensa scuola, per poter arrivare nelle classi successive e cambiare materia. Chiacchierammo, chiaramente per un suo attaccare bottone, dei diversi trucchi e di quanto fosse ridicolo comprarne a palate, per poi usare sempre le stesse marche, fino ad arrivare a parlare di ragazzi e del loro comportamento idiota, grazie al mio spostare il tema su un'altra corsia.
Inizialmente non avrei mai immaginato che sarei finita a parlare di tali argomenti, poiché non ero quel tipo di ragazza talmente fanatica, ma percepivo di non poter fare altrimenti con una studentessa talmente femminile.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora