Capitolo 25

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Joe era impegnata a scaricare i propri odiosi libri di Scienze, impalata davanti al suo armadietto di metallo, mentre la figura imponente di Michael la sovrastava e lui, tenendo una mano ferma sulla vita della ragazza, si dedicava al suo orecchio, facendo sfiorare le proprie irresistibili labbra con il lobo della rossa, mordicchiandolo di tanto in tanto con fare giocoso, e perché no, anche lussuria. Joe ridacchiava amorevolmente quando lui le faceva solletico con i capelli, sporgendo il viso verso il suo collo, e soffiando il proprio respiro sulla sua pelle.

«Michael, smettila.» arrossì lievemente lei, cercando di mostrarsi seria.
Lui, udendo la sua dolce voce, le rivolse uno sguardo veloce per osservare la sua espressione, per poi tornare a mordicchiarle l'orecchio ignorandola, provocando una risata all'interno della gabbia toracica della rossa.

Trovava quella situazione estremamente piacevole, e pensava che Michael fosse lo stesso; adatto, confortante, un pizzico eccitante.

Le scorrevano di continuo brividi lungo la schiena, facendola fremere come se avesse dei cubetti di ghiaccio all'interno delle ossa, mentre in realtà ciò che la colmava al meglio erano le vibrazioni del cuore di Michael, così strettamente vicino a lei.

Lui sembrava quasi non riuscire a lasciarla un attimo in pace, da quando si erano visti in corridoio. Voleva avere costantemente il suo sguardo in quello di lei, voleva toccare la sua morbida pelle e baciarla.
La verità era che a lui, Joanna, era mancata anche fin troppo, e per questo non poteva evitare di staccarle gli occhi di dosso.

E a lei non dispiaceva, avrebbe preferito in ogni caso quel genere di attenzione, quelle occhiate amorevoli e a volte provocatorie, di Michael, piuttosto che gli occhi azzurri di Luke posati su di loro due con nostalgia ed un po' troppa invidia. Proprio come poco prima, quando lei era corsa tra le braccia di Clifford, ed aveva avvertito lo sguardo di Luke bruciare e premere su di sé in una maniera incredibile, provocandole un foro nello stomaco.

Joe poteva giurare sul fatto che il biondo avesse successivamente distolto lo sguardo da tutt'altra parte, magari deglutendo dal nervoso, e questo non la faceva sentire bene.

Tuttavia, adesso, a renderla felice c'era Michael, dunque lei non poteva minimamente permettersi di pensare e sentirsi in colpa per altri, avendo lui accanto. Lui la soddisfaceva solamente respirando, e questa cosa era terribilmente inspiegabile.

Joe chiuse l'armadietto distrattamente, e «Che ne dici di andare fuori? Avrei bisogno di un po' d'aria.» domandò a voce bassa a Michael, un volta che lui ebbe afferrato la mano lungo il fianco di lei, per poi sollevarla lentamente, facendo intrecciare le loro dita.
Joanna fremeva in quel contatto, Michael la scrutava, desideroso.

La rossa non proferì parola nel momento in cui Michael ebbe compiuto un passo in avanti, guardandola un'ultima volta prima di intraprendere un corridoio che avrebbe portato nel retro della scuola.
Lo seguì semplicemente, avvertendo in modo lento l'ansia crescere in sé.

Giunti davanti ad una porta di vetro dai bordi bianchi ed una grossa maniglia rossa, osservò Michael posarvi una mano sopra, per spingerla e poter entrare in un giardino a lei totalmente sconosciuto, all'interno dell'edificio.
Ai scuri occhi di Joanna sembrava davvero tranquillo e non troppo grande come posto, tuttavia era piacevole e tutte le piante che li circondarono ed i fiori colorati deposti in diversi vasi ai loro piedi, una volta entrati, diedero loro il benvenuto con una fragranza dolciastra.

A Joanna piacevano i fiori.
Li trovava delicati, morbidi e profumati. Credeva che fossero piacevoli al tocco e quelli colorati le mettevano allegria e positività.
Era un po' come descrivere Michael, alle sue iridi.

C'erano anche delle panchine, una o due sparse qua e là, contro il muro grigio che circondava il giardinetto interno. Ed il cielo sopra le loro teste era blu, e luminoso, perciò era una giornata gradevole.
Michael lanciò un'occhiata alla rossa, voltandosi un poco verso di lei, prima di sedersi su uno degli oggetti pubblici in legno.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora