Capitolo 5

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«Dovresti smetterla di fissarlo»
Sussurrò Amber, alzando lo sguardo verso di me.

Io scossi la testa, posando due dita sulle pagine ingiallite del mio libro, in modo da poterle bloccare.

«Non lo sto fissando» affermai, abbassando gli occhi sulle righe del cartaceo che tenevo tra le mani.

Era da più di un'ora che cercavo di rilassarmi in biblioteca, leggendo un qualsiasi libro che potesse interessarmi.

Purtroppo niente riusciva ad attirare la mia attenzione, quanto quel ragazzo.
Mi era impossibile distogliere lo sguardo da lui, e non riuscivo a comprenderne il perché.

«Oh, ma per favore. È da quando lo hai visto entrare in biblioteca che lo stai consumando con gli occhi» Canzonò fredda la mora seduta davanti a me, alzando gli occhi al cielo. Io chiusi il mio libro, arrendendomi al fatto che non riuscissi a studiare nemmeno una pagina scarsa ed incrociai le braccia sotto al seno, avvicinandomi con il viso ad Amber.

«Okay, hai ragione. È solo... che mi incuriosisce, ecco» sospirai, scostando poi dietro ad un orecchio una delle ciocche rosse dei miei capelli.

«Non dovresti neanche fare caso a lui. Non parla, te l'ho detto, non ti sarà mai di compagnia» Affermò, guardandomi attentamente.

Ai miei occhi apparve lievemente sconsolata, quasi cercasse di convincermi a non crearmi false speranze.

Mentre la sua voce riecheggiava nell'aria, i miei occhi si impuntarono su Michael.

Stesso posto, stessa ora, stesso libro.

Non cambiava mai.

Una camicia rossa a quadri neri era comodamente abbottonata sul suo petto, che si alzava ed abbassava con cautela per via del suo respiro, mentre dei jeans scuri fasciavano le sue lunghe gambe.
Feci conto dell'altezza di quel ragazzo solamente in quell'istante, realizzando quindi di quanto superasse la mia minuta figura, quando passavo al suo fianco.

Mi piacevano i ragazzi più alti di me, il loro sovrastarmi mi faceva sentire al sicuro, come se potessero proteggermi dagli altri.

Lui, però, ancora non aveva motivo di preoccuparsi anche solo minimamente di me. Io me la cavavo molto bene da sola, e lui dopotutto non aveva alcun motivo per pensare io esistessi realmente.

«Voglio sentire la sua voce» sussurrai, cercando di non disturbare le persone concentrate nello studio, che ci circondavano. «non ho idea del perché, ma voglio farlo parlare»

«È qui che non ti comprendo! Non è un tuo problema, se non parla. Perché ti ostini tanto? Probabilmente neanche ti considererà, proprio come ha fatto con il resto delle persone che hanno provato ad attaccare bottone con lui, magari con le tue stesse intenzioni»
mormorò gesticolando distrattamente, prima di accavallare le gambe.

Il mio sguardo rimase fisso oltre le spalle di Amber, che nel frattempo si concentrava nell'osservarmi piuttosto confusa.
Nei suoi occhi potevo distinguere perfettamente la sua incomprensione tremolante.

Ma come biasimarla, dopotutto?
Persino io stessa non ero sicura di ciò che pensavo, di ciò che volevo fare.

Perché il silenzio e la misteriosità di Michael mi attraevano così tanto?

Osservai il delicato modo con cui le candide dita del ragazzo in questione accarezzavano distrattamente il proprio braccio, coperto da due tatuaggi a linee nere e spesse, di diverso spessore.

Sembrava così preso dal suo mondo che mi chiesi più e più volte cosa stesse leggendo con così tanta attenzione.

I suoi occhi non battevano ciglio.
Trasparenti, velati di solitudine e colmi di qualcosa che ancora non conoscevo, e che probabilmente non avrei mai compreso.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora