Capitolo 18

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Ho aggiornato 13 giorni fa, oddio, scusatemi tantissimo, ho saltato un aggiornamento ❤️😐

Buona lettura.

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«Penso tu non debba dirlo a Michael. Insomma, si arrabbierebbe maggiormente e basta, e tu non vuoi ciò, no?» mormorò con convinzione Amber, mordicchiando la cannuccia del suo Starbucks.
Io, a quelle parole, non potei fare altro che sospirare, mordendomi il labbro nervosa.

«Non lo so, Amber. Sento che dovrei dirglielo, o si infurierà ancora di più con me, una volta scoperto che uscirò con Luke, grazie a qualcun altro.» afferrai il mio the caldo, con una delle mie piccole mani, per poi portare il bordo della mia tazzina sulle labbra, pensierosa.

Mi ero convinta, dovevo dirglielo.
Prima che fosse troppo tardi.
O saremmo partiti con il piede sbagliato, ed io non volevo.

Lei mi fissò lievemente incerta. «Dunque?» domandò, mentre sorseggiavo tranquillamente il liquido alquanto caldo e piacevole per le pareti della mia gola.

«Oggi mi aspetterà fuori dai cancelli, per accompagnarmi a casa in moto, credo. E beh, spero di trovare il coraggio di dirgli che sabato ho un'uscita amichevole - marcai con un tono più lento della voce, la parola - con Luke. Spero solo che non si innervosisca troppo, non voglio ferirlo.» rivelai, lasciando un sospiro rumoroso uscire dalle mie labbra.

Lei semplicemente alzò le spalle, ed io non potei fare a meno di notare il modo in cui aveva preso a stringere violentemente il bicchiere di cartone del suo cappuccino, iniziando a fissare distrattamente le macchine che scorrevano senza sosta al di fuori del locale in cui ci eravamo sistemate per fare colazione prima di entrare nella Morgan.

La scrutai sospetta, osservando la sua fronte lottare per non aggrottarsi, assumendo un'espressione disturbata. «Bene.» affermò, fissando il vapore che fuoriusciva dalla sua bevanda.

Stavamo parlando da tutto il pomeriggio all'interno di quello Starbucks, ma fino ad allora non aveva avuto l'occasione di notare il suo turbamento. In quell'istante, però, comprendendo una certa tensione divorarla viva, non potetti fare a meno di domandarmi quali fossero i suoi problemi.

Cominciava ad innervosirsi ogni qualvolta che parlavo di qualcosa riguardante Michael, e ciò mi infastidiva particolarmente, perché alle mie scure iridi sembrava quasi che provasse odio nei confronti del ragazzo con cui mi ero finalmente decisa ad instaurare un rapporto piuttosto intimo, più stretto e confidente rispetto a quello di una semplice amicizia.

Perché io adoravo quei momenti di tenerezza che trascorrevo assieme a Michael, mi faceva sentire estremamente bene condividere le mie questioni personali con lui, venendo dunque continuamente ascoltata senza essere giudicata in qualunque modo.
A me Michael piaceva, e io piacevo palesemente a lui, per fortuna.

E, ad essere più che sincera, a me non importava assolutamente nulla di ciò che Amber aveva da dire su di noi, sui nostri comportamenti affrettati, comportandosi non come un'amica, ma come un fottutissimo avvocato o giudice che non avevo assolutamente richiesto.

Perciò, «Perfetto.» risposi noncurante, posando la mia tazzina di ceramica sul piatto bianco dello stesso materiale, puntando gli occhi nei suoi, senza timidezza né alcuna emozione in particolare.

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«Hey.» dissi in un mormorio, con un timido sorriso sul volto, salutando il ragazzo che, con le mani in tasca, attendeva il mio arrivo pazientemente seduto su una panchina davanti ai cancelli della Morgan.

Mentre si alzava per salutarmi, sul suo viso vi era un sorriso fin troppo smagliante, che non poté fare altro che colmarmi il cuore di dolcezza.

Annullando le distanze tra di noi fece attenzione a posare il suo braccio tatuato sulle mie spalle, premendo le dita della sua mano sul mio candido collo, per avvicinarmi a lui strettamente.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora