Capitolo 14

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«Aspetta.» mormorò Joe, osservando i cauti movimenti che compievano le labbra rosee di Michael, nel mordere la sua mela. «È la mia mela! Brutto ciarlatano!» gli urlò scherzosamente, e lui indietreggiò con fare provocatorio, rivolgendole uno sguardo che a lei sembrava più seducente che di sfida, come ad invitarla a riappropriarsi del frutto, assalendolo.

E fu quello che Joanna fece, quando lui si fu abbastanza allontanato. Gli corse incontro, indecisa se trattenere la sua risata o meno, e Michael, con un'espressione finta di paura in volto, si voltò verso la strada con l'intenzione di iniziare a correre.

O almeno questo era ciò che credeva Joanna, finché non fu veramente vicina a Michael, tanto da permettergli tranquillamente di girarsi di scatto verso di lei, in un ultimo momento, facendo cadere la mela sull'asfalto per posare le sue grandi mani sulle sue natiche, per poi sollevarla facendola restare con le gambe sospese nel vuoto.

E, mentre sul viso di Michael cresceva un ghigno, le labbra di Joanna si schiudevano dalla sorpresa, mentre lei si ritrovava praticamente in braccio al ragazzo. «Michael!» si lamentò, lei. «Che diamine stai facendo? Lasciami.» Joanna cercò di non ridere alla situazione imbarazzante, in cui lui la teneva in pugno, mentre le sue guance avvampavano improvvisamente, facendoglielo notare.

Lui le rivolse uno sguardo divertito, fermo sull'idea di non farle più toccare il terreno con le sue converse bianche, finché non lo avrebbe deciso di sua spontanea volontà.

«Hai intenzione di mettermi giù, o...?» mormorò poi esasperata, Joe, incrociando le braccia al petto, osservandolo seria.

Michael la vedeva così tremendamente bella, che diamine, sarebbe rimasto a lungo con il viso vicino al suo, così dolce a candido, a scrutare ogni suo piccolo particolare perfetto.

Lei temeva di poter cadere, senza posare le mani sulla nuca o sulle spalle di Michael, ma doveva fare l'orgogliosa imbronciata, fingendosi scocciata, dunque in quel momento non poteva permettersi di prendere tutta quella confidenza.

Poi Michael tornò serio, perdendo il sorriso, e sotto lo sguardo curioso della rossa, si voltò verso la sua destra, porgendole la guancia come per esigere un bacio.

«È questo che vuoi? Un bacio sulla guancia?» domandò lei, affondando i suoi denti nel suo labbro inferiore, imbarazzata. «E poi mi lascerai andare?» continuò, per poi scrutare Michael annuire con convinzione.

Joanna sospirò, posando attentamente le sue piccole e fragili mani sulle sue spalle possenti, per poi chinarsi verso la sua guancia, piegando la testa.

Sgranò gli occhi nel momento in cui Michael si fu voltato di colpo verso la sua sinistra, verso di lei, facendo combaciare le loro labbra in un lieve bacio a stampo, appena sfiorato.

Morbide.

Pensarono allo stesso tempo, poi Joanna premette allarmata i suoi palmi candidi contro le clavicole di Michael, allontanandolo rapidamente, e ritornò con i piedi a terra, tornando ad essere sovrastata dalla figura imponente di lui, che l'aveva lasciata andare mollando la presa ferrea sulle sue cosce.

«Michael!» lo rimproverò, per poi scuotere la testa alzando le mani davanti al petto in segno d'arresa. «È meglio se me ne vado, okay?» mormorò frastornata, confusa, tornando sui suoi passi. «Ci vediamo a scuola.» lo liquidò, dandogli le spalle.

Joanna non voleva avere quel tipo di contatto al di fuori della questione "finta ragazza", perché non voleva che Michael le cominciasse a piacere. Sarebbe stato orribile per lei ricevere un rifiuto da parte sua, e ancora non poteva comprendere bene ciò che Michael volesse da lei, perciò si limitava a fingere di essere la sua ragazza - con il rischio di iniziare a provare in un secondo momento dei sentimenti nei confronti di Michael - solamente in presenza della madre Karen.

Silent || Michael CliffordDove le storie prendono vita. Scoprilo ora