17.

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22 dicembre.
Dafni e Pimplea.
Aprii gli occhi con ancora il loro mito d'amore raccontatomi da Matt che mi rimbombava in testa. Quando costrinsi il mio corpo ad alzarsi per prepararmi all'infernale giornata che sarebbe stata, seguita da altrettante giornate infernali, mi venne da vomitare. Di nuovo. Sentivo lo stomaco chiedermi pietà.
"Aspirina?"
"Magari" risposi a Matt, che, avendo vomitato pure l'anima dopo la sbronza di ieri sera, era raggiante. Mi passò il farmaco.
"Pronto per il concerto di stasera?" mi domandò.
"Decisamente no"
"Non vedo l'ora di ascoltare la tua canzone" lo disse sorridendo, facendo deformare quelle sue lentiggini. Durante le ultime settimane sembrava si stesse riprendendo abbastanza da aver ricominciato a parlarmi normalmente, come amici. Era a questo che avevamo brindato la sera precedente, solo io, lui ed una bottiglia di vodka alla pesca. Sarebbe stato il nostro segreto.

Tuttavia adesso ne stavo subendo le conseguenze, vagando come uno zombie per raggiungere l'aula di musica.
"Pollon"
"Ciao" più aprivo la bocca e più rischiavo di vomitare.
"Non hai una bella cera"
"Lasciamo perdere".
Passammo le prime ore della mattinata a provare con la professoressa, insieme anche a tutti gli altri ragazzi che avrebbero dovuto esibirsi. Io e Theo saremmo stati gli ultimi, l'ultima cosa che le persone avrebbero visto prima di far ritorno alle loro vite in città. Avremmo chiuso l'anno, e un po' la cosa mi spaventava.
La prof era entusiasta della mia canzone. All'inizio credeva fosse meglio che, oltre a suonarla, dovessi anche cantarla io, poi però, dopo aver sentito la voce di Theo, ci trovammo concordi.

"Benissimo ragazzi, ora facciamo una pausa, riposate la voce e mangiate qualcosa, riprendiamo tra venti minuti".
Uscii su un terrazzino adiacente all'aula di musica, alzandomi il cappuccio poiché cadeva una pioggia fine. Sul tardo pomeriggio avremmo fatto le prove generali nel teatro della scuola, che adesso stavano allestendo.
"Quanto hai bevuto?". Per poco non scivolai sulle mattonelle bagnate.
"Vuoi farmi venire un infarto!?"
"Non oggi" Theo si accese una sigaretta.
"Allora?" insistette.
"Cosa"
"Quanto hai bevuto? So riconoscere quando sei in post, sei più pallido"
"Si, e rischio di vomitare da un momento all'altro. Comunque, solo qualche bicchiere con Matt, a quanto pare adesso non mi odia più"
"Quindi siete... solo amici?"
"Si, suppongo".
Non riuscii a decifrare la sua espressione, ma era risaputo che tra lui e Matt non scorreva buon sangue. Quel ragazzo stava facendo soffrire il suo migliore amico.
"Voglio raccontarti un mito" proruppi, perché ero sicuro che a breve sarei impazzito se non lo avessi detto a qualcuno, quel maledetto mito mi stava tormentando dalla sera precedente.
"Si, ma alle mie condizioni".
Queste sue parole, accompagnate dal suo ghigno della serie 'ho una cosa in mente e all'inizio non ti piacerà', mi preoccuparono non poco.

Finì di fumare e lo seguii nella piccola stanza contenente i vari strumenti, che di solito era chiusa.
"Scommetto che hai le chiavi"
"Perspicace, Pollon" ci chiuse dentro.
"Dove le hai prese?"
"Non te lo dico"
"Brutto bastardo" mi lanciai letteralmente su di lui, che iniziò a ridere per i miei vani tentativi di tirargli schiaffi. Cominciò a spingermi, allora io passai alle maniere forti facendogli il solletico, mi fulminò con lo sguardo prima di ridere ininterrottamente. Dovetti zittirlo con un bacio, o ci avrebbe fatti scoprire. Non mi accorsi di essere spalle al muro finché Theo non mi slacciò la cintura dei jeans.
"Immagino che adesso verrà la parte in cui esponi le tue condizioni" dissi ansimando sulla sua bocca.
"Muoio dalla voglia di succhiartelo, e sarebbe tutto più eccitante se tu ti mettessi a raccontare un mito" mi sussurrò all'orecchio.
"Sai che solo a te eccita sentirsi raccontare un mito?"
"No, Leo, è la tua voce che mi eccita".
Si inginocchiò davanti a me tirandomi giù pantaloni e boxer. Io guardai l'orologio.
"Abbiamo dodici minuti".

Ermes era il dio dei viandanti, messaggero degli dei dai sandali alati. Tra le sue conquiste rientra anche una ninfa, Dafnide, che consumato l'amore col dio, partorì Dafni, fanciullo bello ed astuto. Tuttavia Dafnide lo abbandonò, poiché portatore di dolorosi ricordi riguardanti Ermes che si rifiutò di impegnarsi in una relazione con lei. Ebbene, Dafni venne adottato da un gruppo di pastori, e a discapito della madre, fu molto amato dagli dei.
Lui, però, amava una mortale: Pimplea.
La quale fu rapita e ridotta in schiavitù dal re della Frigia, Litierse.
Dafni non perse tempo a raggiungerla, e quando arrivò fu tanto fortunato da incontrare Eracle, il quale rimase coinvolto emotivamente dalla sua storia. Allora, decidendo di aiutare Dafni, si iscrisse ad una delle famose gare di mietitura che Litierse era solito organizzare. Ovviamente vinse, non mancando di uccidere Litierse; così Dafni riottenne Pimplea amata e anche la terra della Frigia.

I wanna be yours ~ Apollo & TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora