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23 dicembre.
Il mio umore era sotto terra.
Quella mattina non c'erano stati i soliti incensi che Jeremia accendeva alle sette, quindi mi ero svegliato tardi. E dovevo sbrigarmi se volevo arrivare in tempo all'aeroporto.
Mentre mi lavavo e vestivo in fretta e furia, non avevo trovato le scarpe e solo dopo dieci minuti di ricerca che aveva compreso il disfare completamente la valigia, mi ero ricordato di averle messe sotto il letto.

Perché non ci avevo cercato prima? Ero sveglio da dieci minuti, era già abbastanza difficile ricordarmi il mio nome.
Avevo rifatto la valigia in tempo record e con ancora i lacci slacciati mi ero fiondato fuori dal campus. Non dovetti salutare nessuno poiché erano tutti già partiti nei giorni precedenti.
Si stava facendo sempre più tardi e faticai a trovare un taxi disponibile in quanto era il giorno prima della vigilia. Imprecai innumerevoli volte, ma alla fine ne uscii vittorioso.

Quindi, il mio umore era sotto terra, e non migliorò affatto. Si prospettava una lunga giornata.
Arrivai in aeroporto con mezz'ora di ritardo. Pioveva a dirotto ed i fulmini squarciavano il cielo. Guardai le nuvole preoccupato e mentre attraversavo le porte scorrevoli insieme ad altre centinaia di persone mi arrivò una chiamata da mia madre.
"Mamma"
"Apollo, dove sei?"
"Secondo te? In aeroporto, il mio volo dovrebbe partire tra un quarto d'ora"
"Qua è in atto una tempesta" mi informò.
"A dire il vero anche qui"
"Bene, però vedi di partire! Già quell'irresponsabile di tua sorella non ci raggiungerà per natale, non puoi abbandonarci anche tu"
"Abbandonarvi?" ma mi aveva già chiuso il telefono in faccia.

Mi morsi la lingua per non dare di matto lì, in un luogo pubblico.
Volevo tornare a casa per le feste, certo che lo volevo.
Dora mi mancava, ed anche Lilly, il nostro cocker.
Volevo rivedere la mitica Jess e, chissà, magari passare il capodanno con i miei vecchi amici del liceo. Eravamo rimasti in contatto e ci sentivamo ogni tanto, ma era molto tempo che non trascorrevamo una serata tutti insieme.

Sbuffando mi diressi verso il gate del mio volo diretto per l'Inghilterra. Feci tutti i controlli, imbarcai la valigia e, poiché mancavano ancora cinque minuti, decisi di sedermi nella sala d'attesa così da potermi finalmente allacciare le scarpe. Guardai fuori dalla grande finestra, dove oltre ai vari aerei enormi scorsi una fitta pioggia. Rimbombò un tuono. Imprecai cercando di non pensare al peggio. Percepivo la tensione e la preoccupazione delle altre persone che, come me, dovevano imbarcarsi a breve.
Mi massaggiai le tempie e tentai di rilassare i nervi finché una voce dall'altoparlante non mi riscosse.

"Gentili passeggeri, ci scusiamo in anticipo. Vi comunichiamo che il volo diretto New Haven, Connecticut-Londra, Inghilterra, è stato cancellato causa maltempo. Avrete la possibilità di chiedere il rimborso o di posticipare la vostra partenza a data da destinarsi. Ci scusiamo ancora, grazie".
L'annuncio ripartì, il mio cuore invece si era fermato senza dare più segni di vita.
Rimasi su quella sedia a fissare il vuoto mentre le mie orecchie continuavano a sentire il blaterare dell'altoparlante e le persone intorno a me si incazzavano o piangevano o chiamavano amici e parenti.

Poi sentii una voce più alta delle altre, una voce profonda e tremendamente incollerita. Stava urlando a pochi metri da me. Voltandomi verso sinistra intravidi una sagoma vestita con una tuta nera ed il cappuccio ad avvolgergli la testa che sbraitava contro una povera hostess. Dietro di lui si era creata una piccola folla per dargli man forte.
Mi avvicinai.

"I-io non posso farci niente, m-mi dispiace signore" si stava giustificando l'hostess minuta.
"Non puoi farci niente?". Oh no, riconobbi quella voce.
"Non dipende da me, ma c'è la p-possibilità di avere il rimborso e-"
"Me ne frego del rimborso!" urlò Theo in faccia alla signorina.
Okay, avevo visto abbastanza.
Mi feci largo tra le persone che piano piano si stavano diradando, capendo che quella sfuriata non avrebbe sortito alcuna soluzione. Arrivai alle spalle di Theo, lo afferrai bruscamente e lo spinsi via.

I wanna be yours ~ Apollo & TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora