25.

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30 luglio.
Quante albe e quanti tramonti.

Era mezzanotte passata quando mi svegliai, e mi svegliai per la grossa protuberanza che mi spingeva contro un fianco.
Theo mi aveva scopato un paio di volte e poi io, come un deficente, mi ero addormentato. Theo no.
"Leo, sei sveglio?"
"Adesso si". Mi avvolgeva la vita con un braccio, la mia schiena che aderiva al suo petto.
"La proposta che ti ho fatto prima... è ancora valida sai, aspetto solo te". Tutto il sonno scivolò via d'improvviso, mi girai completamente verso di lui, gli presi il volto tra le mani ed iniziai a baciarlo languidamente. Il problema fu che quando tentai di salirgli sopra, lui mi precedette.

"Theo" biascicai.
"Shh, ti ho detto che sarai tu ad entrarmi dentro, ma mai che starai sopra" ovviamente...
"Così mi torturi" ansimai.
"Un po', e sappi anche che ciò non accadrà una seconda volta"
"Quello che è successo a Roma, rimane a Roma"
"Bravo, piccolo".
Posi fine al discorso allungando il collo per catturargli le labbra. Theo mi lasciò fare quando insinuai la lingua nella sua bocca. Poi si mosse per prendere un preservativo, ma io lo fermai fissandolo negli occhi, chiedendogli se avessi potuto sentirlo pelle su pelle, senza barriere, l'unica volta che mi avrebbe concesso di entrargli dentro.

Si fermò qualche secondo, come se ci stesse ragionando, e poi percepii la sua anima sprofondarmi negli occhi. Lentamente tornò a baciarmi e capii che si sarebbe concesso come volevo io, perché glielo avevo chiesto.
E prima furono baci, poi leccate, poi morsi e succhiotti.
Era facile lasciarmi andare ed esplorargli il corpo e la pelle. Poi Theo mi prese una mano e se ne portò in bocca due dita, le riempì di saliva mentre io avevo sempre meno fiato e più sangue che confluiva verso il basso. Tirai la mano via dalla sua bocca e cominciai a leccarne anch'io le dita. Theo si avventò sui miei capezzoli, passando dall'uno all'altro senza darmi tregua, tirandoli con i denti. Inarcai la schiena e gemetti, a quel punto gli afferrai i fianchi per ribaltare la situazione.
"Mi dispiace, ma dovrai lasciarmi fare" sussurrai al suo orecchio, posizionato tra le sue gambe aperte, le nostre erezioni a contatto.
"Leo" gemette. Io gli tracciai lo sterno con i polpastrelli, gli disegnai gli addominali mossi dal respiro irregolare, gli afferrai l'interno di un ginocchio per aprirlo ancora di più a me, e lo penetrai con un dito.
"Cazzo" urlò contraendosi intorno al mio indice.
"Devi rilassarti, Theo"
"Lo so che cosa devo fare" e ci provò.

Cominciai a muovermi piano, volevo farlo adattare e donargli tanto piacere. Finché non inserii anche un altro dito. Theo urlò di nuovo e mi strinse le spalle.
"Leo" mi chiamò sofferente.
"Va tutto bene" gli baciai la fronte.
Non credevo fosse così sensibile, tuttavia continuai fin quando non aggiunsi un terzo dito e lo feci abbandonare a me.
Mentre muovevo la mano, gli lasciai una scia di baci sul ventre, sulla pancia, sull'addome, sulle spalle. Theo si aggrappò meglio a me ed io lo baciai giocando con la sua lingua. Quando ritrassi la mano, lo sentii sospirare.
"Sei pronto?"
"Boh... credo di si" fu una risposta molto esaustiva, che mi fece ridacchiare.
Gli afferrai le natiche tra i palmi, gliele allargai e, posizionandomi meglio tra le sue cosce, mi spinsi lentamente dentro.
"Rilassati" gli ripetei, Theo mugugnò e con una stoccata decisa lo penetrai del tutto. Rimasi fermo lì, col respiro accelerato e la fronte sudata poggiata sulla sua spalla; Theo si contraeva strizzandomi e combattendo contro l'impulso di respingermi. Si costrinse a rilassare i muscoli ed io non avrei voluto essere in nessun altro posto nel mondo, perché c'ero già nel mio mondo.

Avrei voluto rimanere affondato lì, in quella carne che adesso era mia e di cui non sapevo di aver così tanto bisogno.
Gli baciai e tirai le labbra.
"Leo, muoviti"
"Non ci penso proprio, sei stato tu a dire che non sarebbe mai avvenuto in questo modo" ed infatti gli presi i fianchi e ribaltai nuovamente la situazione.
Mi misi comodo con la testa affondata nei cuscini, incrociai le braccia dietro alla testa e lo fissai ghignando.
"Apollo Christopher Williams, sei un bastardo"
"Mi hai davvero chiamato 'Apollo'?" assottigliai lo sguardo, ferito profondamente.
Vidi il rammarico nei suoi occhi, poi un guizzo sulla sua mascella quando mi mossi sotto di lui.
"Theo, muoviti" fammi vedere, voglio guardare, voglio guardarti, voglio sentirti, voglio vederti affaticato ed in preda ad un doloroso piacere.

I wanna be yours ~ Apollo & TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora