12.

152 8 0
                                    

10 novembre.
"Mi hai portato a fare bunjee jumping!?" quasi urlai dalla paura.
"Porti il nome di un dio che vive sull'Olimpo, non dirmi che soffri di vertigini"
"No, ma..." andiamo, chiunque avrebbe avuto paura di quell'altezza.
"Theo, perché siamo qui?"
"Mi ci portava sempre mio nonno, ad ogni mio compleanno".
Lo assecondai, e non solo perché non potevo dirgli di no. Sul ciglio di un dirupo che affacciava su un corso d'acqua dalla potente corrente, due tizi ci infagottarono con delle imbracature strettissime. E solo in quel momento mi resi davvero conto di quello che stavo per fare: nella migliore delle ipotesi avrei vomitato, nella peggiore mi si sarebbe staccata l'imbracatura facendomi spiattellare sulla superficie dell'acqua.

Eppure la mia paura più grande rimaneva sempre un'altra, una paura non rivolta a me stesso, ma a Theo.
Perché io potevo anche morire, ma se fosse successo a lui mi sarei gettato per tentate di salvarlo, e solo dopo avrei realizzato che mi sarei schiantato con lui.
"Quanto è alto?" chiesi all'uomo che aveva appena finito di allacciarmi l'ultimo moschettone.
"Cinquanta metri" e mi infilò un casco sulla testa, come se avesse potuto proteggermi dalla morte.
"È sicuro fare questa cosa? Quante persone ci sono morte?" continuai a tartassarlo di domande.
"Leo, rilassati" mi voltai e vidi Theo con un caschetto arancione. Era buffo, ma non avevo voglia di ridere.
"Rilassarmi!? Praticamente stiamo per suicidarci! Ti avverto Theo, se mi succede qualcosa mi terrai sulla coscienza, il mio fantasma non smetterà di perseguitarti".

Poi lui mi offrì una mano, ed io l'afferrai allungando tutto il braccio visto che eravamo a qualche metro di distanza. Facemmo contemporaneamente due passi sulla pedana di legno in bilico sullo strapiombo, e al suo tre non vidi alternativa se non quella di buttarmi giù.
Vorrei poter dire di aver provato sensazioni uniche ed indimenticabili, che alla fine si rivelò una bella esperienza, che da lassù il panorama era stupendo ed il senso di vuoto era eccitante. Il vento tra i capelli e lo stomaco che minacciava di uscirmi dal corpo.
Peccato che passai metà del tempo ad urlare, e l'altra metà non lo feci semplicemente perché mi era finita la voce.

Tenni gli occhi chiusi per tutta la durata e fu un miracolo se non mi feci pipì sotto. Mi domandai come era possibile che Theo lo avesse fatto per più anni consecutivamente.
"Leo, guarda che adesso puoi aprire gli occhi, abbiamo finito"
"No, non se ne parla, se apro gli occhi rischio di vomitare pure l'anima"
"Guarda i miei occhi e non vomiterai". Li aprii, perché nemmeno per sbaglio mi chiedevo se potevo fidarmi di lui, lo sapevo e basta. Ed infatti quando incontrai quegli occhi rimasi ancorato alla terra, niente testa che girava o stomaco che vomitava.

"Allora, com'è stato?" mi domandò mentre ci dirigevamo al piccolo ristorantino vicino al bunjee jumping, dove con mio grande stupore notai molte persone. Avevano tutti una gran voglia di morire.
"Diciamo... discreto"
"Non ti è piaciuto, vero?"
"Al contrario, il panorama era fantastico"
"Non mentire, non ti si addice. Ti ho guardato per tutto il tempo, tra un po' te la facevi sotto" rise.
"Divertente" alzai gli occhi al cielo.

Eravamo su un immenso prato, poco più in là un parco giochi pregno di bambini. Genitori che li tenevano d'occhio e turisti che scattavano foto. La brezza fredda di inizio novembre e io e Theo che tra un po' ci mangiavamo pure il tavolo.
"Cazzo, non mangiavo da ieri sera" esclamai a fine pranzo. E mi resi conto che quella era la prima volta che io e Theo uscivamo insieme. Come se fosse un vero appuntamento. Ma chi poteva dirlo? Per me un appuntamento con lui significava contemplare il cielo dal tetto della scuola.
"Oh no" ad un certo punto Theo sbiancò fissando un punto imprecisato dietro di me, io aggrottai le sopracciglia e feci per voltarmi.
"Non farlo, non girarti" mi implorò.
"Che succede?"
"C'è una persona che.... Cazzo, sta venendo qua. Leo, io e te siamo solo amici" si affrettò a dire rendendomi ancora più confuso.

Ed eccola lì: la più bella ragazza che avessi mai visto.
Corpo formoso ed i capelli mori che scendevano fin sotto le spalle, scalati e di un riccio definito. Le guardai il volto col piccolo naso all'insù e due grandi occhi blu.
"Ciao Theo, che sorpresa vederti qui, non credevo venissi. Ho saputo di tuo nonno, non sai quanto mi dispiace, tra l'altro tua madre mi ha detto che il prossimo fine settimana hai intenzione di andare un po' da loro. Chi lo sa, magari farò un salto a trovarti" iniziò a parlare a raffica, senza degnarmi di uno sguardo, come se io non esistessi, come se le importasse solo di Theo. Il mio Theo.

I wanna be yours ~ Apollo & TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora