26 dicembre.
Da lontano ti vedo.
Di notte ti raggiungo,
non lasciandoti più andare via da me.
Fissavo quei versi che avevo appena buttato giù. Li fissavo e li rileggevo, ma c'era qualcosa che non mi convinceva. Stetti per strappare il foglio, quando Theo me lo sfilò dalle mani. Avrei voluto urlare e sbracciarmi per riprendermelo, ma ero costretto nel sedile di un aereo ed eravamo in pubblico, per cui non potevo dare spettacolo.
"Sentimentale" commentò leggendo le mie parole.
"Imbecille". Piegò il foglio e se lo infilò nella tasca dei jeans, impedendomi di revisionarlo.Incrociai le braccia al petto e mi voltai verso il piccolo finestrino dell'aereo. Una distesa di nuvole bianche sotto di noi, come se ci stessimo camminando sopra.
Dopo aver lasciato l'hotel, quella mattina, avevamo miracolosamente trovato un volo, il problema era che non eravamo diretti a Londra, bensì a Roma.
E come avesse fatto Theo a convincermi di passare qualche giorno in Italia da lui, faticavo a spiegarmelo. Ma mi aveva assicurato che saremmo tornati in Inghilterra per capodanno.Ci rimanevano ancora molte ore di volo ed io mi stavo già annoiando.
Qualche sedile dietro di noi c'era un bambino che non la smetteva di piangere, rischiando di farmi impazzire.
E poi la sua mano che mi accarezzò la coscia, facendomi calmare leggermente.
"Theo"
"Cosa"
"Ti va un po' di musica?"
"No"
"Antipatico" presi il mio paio di cuffiette e me ne infilai una, l'altra la misi nell'orecchio di Theo. Cliccai il tasto riproduzione casuale e uscì i wanna be yours degli Arctic Monkeys. La nostra canzone.
Theo chiuse gli occhi ed un sorrisetto spuntò al lato delle sue labbra. Io smisi di osservare l'etereo paesaggio fuori dal finestrino per guardare lui, visione altrettanto sublime.
Il suo profilo elegante che conoscevo a memoria, il piercing sul naso, quelle labbra fatte apposta per combaciare con le mie, un orecchino ad adornargli il lobo e le guance che nascondevano rare fossette.
Dormii anch'io per quasi tutto il volo.Quando atterrammo e scendemmo dall'aereo, nell'aeroporto ci accolse una gran confusione di gente.
Sentii il mio stomaco brontolare, per cui proposi di fermarci a mangiate qualcosa, Theo acconsentì e restammo un altro po' dentro l'aeroporto.
"Quanto dista da qui casa tua?" gli chiesi con la bocca piena.
"Dipende"
"Da cosa?"
"Dal mezzo con cui decidi di raggiungerla".
Ero stranito, ma cercai di non darlo a vedere.
Finimmo di mangiare e uscimmo nell'aria fredda di Roma. Chiusi gli occhi e respirai, e come un'imbecille cominciai a tossire per i gas nocivi emanati dalle numerose auto.
"Ci serve un taxi" dissi tra un rantolo ed un altro.
"Lascia fare a me" ghignò, non era un buon segno.Infatti neanche due minuti dopo sulla strada comparvero una moto seguita da una familiarissima macchina rosso fuoco.
Si fermarono sul ciglio della strada di fronte a noi, il tizio sulla moto si tolse il casco e riconobbi Raffaele.
"Harris, ti abbiamo portato la moto. Ciao Leo!" urlò. Io sorrisi titubante e guardando nei finestrini aperti della macchina notai Carlo alla guida, Alex al suo fianco ed Elettra con i suoi capelli rosa pastello sui sedili posteriori. Questi ultimi due mi salutarono, Carlo invece si limitò a lanciarmi un'occhiataccia.
Raffaele mi lanciò il casco, che presi al volo, dopodiché si rivolse a Theo.
"Ci vediamo stasera?". Mi si bloccò la gola al sentire di quelle parole, non ero sicuro di voler stare in loro compagnia, non avevo ricordi piacevoli, d'altronde però dovevo aspettarmelo quando avevo accettato di venire."Vi faccio sapere" rispose Theo. Raffaele scese dalla moto, prese le nostre valigie e le caricò nel cofano della macchina, poi si infilò vicino a Elettra e Carlo partì a razzo. Solo in quel momento mi resi conto che sarei dovuto salire su una moto... oh no, no, no, no.
"Scordatelo, non ci pensare neanche, io lì non ci salgo, piuttosto vado a piedi" gli lanciai il casco.
"Non fare il bambino"
"Ma quale bambino? Almeno sai guidarla?"
"Secondo te?"
"Non ti ho mai visto con una moto. Da quanto ce l'hai?"
"Me la sono comprata appena ho messo piede fuori dalla base militare"
"E sai guidarla?" insistetti, perché per quanto ne sapevo poteva benissimo ucciderci entrambi.
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I wanna be yours ~ Apollo & Theo
RomansaÈ un gioco di sguardi. Uno scambio di anime e cuori. La storia di un amore serafico, l'amore di Apollo. Silenzio, ecco che cos'è, cosa sono. Perché inizia quando meno te lo aspetti. E, nonostante ci si prepara, non si è comunque pronti alla sua fin...