15.

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20 novembre.
Ero seduto sull'altalena di legno appesa ad uno dei rami dell'albero, nel giardino di casa Harris, di domenica, l'ultimo giorno che avremmo passato lì.
Come succedeva sempre più spesso, ero stato inondato dall'ispirazione che mi consentì, in quel giardino, di ultimare la canzone che stavo scrivendo.
Aveva finalmente preso forma. Anche se dovevo perfezionarla.
E pensai che quel sole che splendeva nonostante fosse fine novembre, fosse Apollo. Il dio Apollo che mi guardava, mi donava note e parole, mi prometteva melodie, fungeva da Musa nella mia vita. Con il freddo pungente a contrastare la sua ineluttabilità.
Poi rilessi la canzone, e capii che la mia vera Musa era Theo.

Lo sentii raggiungermi. Si fermò al mio fianco fumando ed offrendomene una. Non sapevo cosa leggerci in quel gesto, finché, entrambi con la sigaretta stretta fra le labbra, non mi afferrò per il mento avvicinandomi ed accendendola con la sua.
E fu come un bacio.
"Hai finito la canzone?" chiese accennando al foglio sulle mie cosce. Annuii.
"Theo"
"Cosa"
"Tu sai cantare" affermai.
"Non direi, tu sai cantare"
"Non fare l'umile, ti ho sentito l'altro giorno al parco"
"E allora? Non sono bravo"
"Infatti, sei bravissimo".
Mi fermai a pensare e fumare.
"Theo"
"Cosa"
"Vorrei che cantassi la mia canzone al concerto di Natale, ed io ti accompagnerò suonando"
"Leo, te l'ho detto, basta chiedere e lo farò, se è quello che desideri"
"Lo desidero".
Come desidero te. Come desidero tutto quello che rappresenti. Come se il desiderio potesse cancellare ogni altra cosa, che paragonata a te, diventa effimera.
Effimero sono io, senza te.

Quella domenica mi sentivo inquieto, e stavo tornando dal bagno quando sentii Theo parlare con la madre da dietro la porta di quella che era diventata la nostra camera.
Non avrei dovuto origliare. Non volevo origliare.
"...no, è fuori discussione, mamma"
"La mia non era una domanda"
"È inutile! Io non tornerò qui. Sei tu che mi hai spedito in quel college, e adesso ci rimango. Sai, credo tu ci stia trovando gusto nel sradicare la mia vita ogni volta che ti va"
"Non parlarmi in questo modo. Dovresti andare nello stesso Liceo di Astrid, ti troveresti molto bene"
"Oh, e da quando ti interessa del mio benessere? Astrid può andare a farsi fottere, e anche tu, per quanto mi riguarda"
"Sei un volgare ed un maleducato! Non ti ho cresciuto così, Giacinto"
"È vero, non mi hai cresciuto".

Dopo qualche secondo di silenzio sentii dei passi, poi Vivien che spalancò la porta, trovandomi lì.
Assottigliò lo sguardo e mi squadrò da capo a piedi
"Ricorda quello che ti ho detto" disse sfuggevole prima di scomparire. Io entrai in camera confuso.
"Theo"
"Vaffanculo" fece cadere tutto ciò che c'era sulla scrivania, poi tirò un calcio alla sedia.
"Theo" tentai di avvicinarmi e gli avvolsi il volto con le mani.
"Vuole portarmi via, vuole portarmi via da te" posò le mani sulle mie.
"Nessuno potrà mai portarti via da me, Theo. Perché anche se esistiamo in due posti differenti, tu sei me più di quanto io sia te. Sono te, amore mio" gli baciai le labbra.
"Ammetto che certe volte sei un po' troppo filosofico, ma anch'io ho imparato ad essere te, Leo" mi baciò casto, ma ben presto ci trasformammo in avidità.
La voglia di aversi per consolidare quelle parole.
L'aversi per dimostrarle.

Non gli lasciai il viso, e lui mi lasciò le sue labbra su tutto il collo. Infilò una mano nella mia felpa, attirandomi a se, l'altra nei miei jeans a stringermi una natica. Lo baciai esplorandogli la bocca. Gemetti percependo la sua eccitazione sulla mia e Theo che si sfregava su di me.
Suo il mio corpo.
Mio il suo corpo.
Unica la nostra anima.
Sincronizzati i battiti dei nostri cuori.
Continuammo a stuzzicarci, consapevoli di non poterci spingere oltre, ma riluttanti nel lasciarci andare. Fin quando Theo si inginocchiò tirandomi giù i pantaloni ed i boxer, mi prese tutto in bocca mentre mi pizzicava i fianchi.
"Cazzo" ansimai reggendomi ai suoi capelli. L'eccitazione che sentivo scorrermi nelle vene. La cupidigia concentrata tutta in quel gesto, e nei miei movimenti che seguivano i suoi, e nelle sue mani sul mio culo, e nelle pareti delle sue guance che stavo riempiendo di me.
Il rischio nostro amico che non ci faceva provare più paura, ma solo adrenalina. E tutto si riduceva a quello.
Venni bagnandogli l'anima.
Venni svuotando la mia anima per riempire la sua.

I wanna be yours ~ Apollo & TheoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora