Sono giorni che ci evitiamo a vicenda.
Forse è la cosa più giusta da fare.
"Che cazzo fai, bionda?" mi leva la sigaretta di bocca, lanciandola a terra dopo. "Che cazzo fai te, Saray!" la spingo e lei lo rifà, io ricambio e così via. "Ok, basta cazzo." si avvicina a me. "Stai facendo un grosso sbaglio Maca." si siede. "Ma di che cazzo stai parlando, zingara?" chiedo afferrando il pacchetto di sigarette. "Perché la eviti?" mi fermo con la sigaretta in bocca e l'accendino in mano. Questa è la domanda che mi devasta. "A chi?" faccio finta di niente, ricominciando a cercare di accendere la sigaretta. Saray si alza. "Devo lanciarti anche questa?" dice riferendosi alla sigaretta, allora mi avvicino di un passo e faccio uscire il fumo sul suo viso. "Interessa a te o a lei?" reggo la sigaretta con le labbra, per sistemare a Saray la divisa gialla, che ormai abbiamo addosso da troppo tempo. La gitana mi stringe le mani, lanciandole in basso, mentre mi riserva uno sguardo omicida. "Ma perché non ve ne andate tutti a fanculo?" la lascio sola in balia delle sue domande. Mi sono stancata anche di lei."Hey, Maca." e ora chi cazzo è? Mi volto e trovo la Riccia venirmi in contro. "Non sono in vena di niente, Riccia." la sgobbo arrogantemente. Il problema è che non voglio essere né arrogante né stronza. Gioca brutti scherzi il destino e non potergli rendere pan per focaccia mi rode assai.
Con passo veloce raggiungo la biblioteca per fare il mio turno. Questa volta mi hanno messa alla scrivania, devo controllare le firme e cose varie. Stare ferma per tre ore non fa per me, così inizio a vagare per la biblioteca rimanendo vicina al mio posto di lavoro in caso dovessero arrivare le guardie. Non succede niente di interessante. Peccato.
Mentre cammino tra gli scaffali mi imbatto contro Goya, a cui faccio cascare una bustina. Gliela raccolgo, è droga. Non riesco a togliere gli occhi da quel bianco, che in realtà è così attraente. Forse mi può aiutare a non pensare a quel maledetto scorpione, no?
Lei me la strappa dalle mani, io continuo a guardarla e a pensare. Ma Goya mi distrae: mi prende il viso di forza e inizia a stringermi le guancia con violenza, che quasi mi fa male, ma lo sta facendo solo per attirare la mia attenzione. Infatti appena il mio sguardo è sul suo, mi fa cenno di stare zitta, io levo con forza le sue mani dal mio viso e prendendola per i cappelli, avvicino il suo orecchio alla mia bocca per riuscire a sussurrargli. Ci guardiamo intorno, non ci sta guardando nessuno: io le do i soldi e lei mi da la quantità giusta per il prezzo ricevuto.
Entrambe facciamo finta di niente e ci dividiamo: lei esce dalla biblioteca e io ritorno al mio posto di lavoro, toccando quella bustina che ho in tasca e chiedendomi se davvero è giusto quello che ho fatto. Continuo ad annuire a me stessa, per cancellare il pensiero che sia un errore e appena guardo l'entrata della biblioteca vedo arrivare una guardia, io mi fiondo su di lui chiedendo se posso andare in bagno urgentemente e lui mi ci porta. Mi assicuro che non ci sia nessuno, vado nell'ultimo bagno e metto la droga sul contenitore di carta igienica, poi la separo con il cartellino che tengo al collo per i miei turni in biblioteca. Prima di fare, penso.. Penso a tutto e le lacrime giungono ai miei occhi, che sono stanchi di bagnarsi ogni notte. Una lacrima scende, seguita da un'altra un secondo dopo. Loro fanno il loro solito percorso autonomamente e io cerco di non urlare. Però non posso aspettare, la guardia è fuori, quindi senza pensarci due volte, lo faccio..
Mi siedo a terra per qualche secondo, continuando a piangere però, nel mentre, rido. Un mix di emozioni prende il sopravvento su di me. Ma devo uscire da qui, devo uscire perché sennò la guardia sospetterà.
Dopo aver chiuso la bustina, con la rimanente droga, la rimetto in tasca ed esco dal bagno con le lacrime che non cessano. Vado velocemente al lavandino e apro l'acqua. Mi guardo allo specchio e vedo i miei occhi gonfi e rossi, ancora bagnati, ma qualcuno apre la porta così mi affretto a sciacquarmi la faccia.
Con la coda dell'occhio la vedo..
Zulema fai così male.
Un'altra lacrima scende, ma io continuo a sciacquarmi il viso. Appena mi alzo, mi ricordo di non avere un asciugamano, quindi mi tolgo la felpa e mi asciugo con quella. Mi riguardo allo specchio. Cazzo. L'acqua non ha risolto niente: ho ancora un aspetto orribile, che subito mi farà sgamare e non perché mi sono fatta, ma per il pianto. Non voglio mostrarmi debole, mai.
"Allora? Che cazzo fai Ferreiro, la spesa?" Zulema, che è davanti a me, mi guarda, io cerco di non farlo ma cedo. Appena vede i miei occhi contrae la mascella. "Valbuena, datti una calmata. Esci." io spalanco leggermente la bocca, per la sorpresa. "Zahir-" "Nessuno vuole che perdi anche l'altro testicolo, no?" Valbuena deglutisce impaurito e annuisce, per poi riuscire e chiudere la porta.
Cazzo.
"Allora?" faccio spallucce e inizio a mangiarmi le pellicine del pollice. "Macarena.." gonfio il petto per la mancanza d'aria.
Non chiamarmi così Zulema..
"Zulema non voglio parlare." dico con voce tremante. "Non mi interessa quello che vuoi, bionda." si avvicina passo dopo passo. Afferro il pacchetto di sigarette e ne afferro una con le labbra. "Basta nascondersi." prendo l'accendino, ma non riesco ad accenderlo a causa del tremolio delle mani. Zulema me lo prende dalle mani e mi aiuta, accendendomi la sigaretta. "Grazie." dico sforzando la voce, che in questo momento mi sta abbandonando. "Siediti." fa cenno con la testa per indicare le panchine accanto a lei. Io scuoto leggermente la testa, mentre aspiro il fumo. Mi prende il braccio e con la forza mi mette a sedere, poi lei fa lo stesso e mi ruba la sigaretta. Mi guarda e quello sguardo mi sta mettendo talmente in soggezione. Le emozioni sono amplificate: il battito accelerato mi da la sensazione che il cuore sia addirittura in gola, la mancanza di respiro mi fa pensare di stare sott'acqua.. Spero solo che non sia la droga.
"Bionda." mi sparge il fumo in faccia, io mi volto e cerco di tenere lo sguardo, cerco di non ridere ma fallisco, così mi metto subito la mano davanti alla bocca. Spero solo non si accorga di niente.
"Che ridi?" aspira nervosamente il fumo. "Scusa." distolgo immediatamente lo sguardo diventando seria per i sensi di colpa, ma divento ancora più sseria, quando la sua mano si posa delicatamente sulla mia guancia. "Hai lo sguardo distrutto." annuisco, mentre una risata amara risponde al mio posto. "Zulema tu non sai quanto-" mi fermo subito, realizzando quello che stavo per fare. "Non so quanto?" levo la sua mano dalla mia guancia e mi alzo nervosa, deglutendo rumorosamente. "Non sai.. quanto sia tardi. Devo tornare a lavoro." mi avvio verso la porta e appena afferro la maniglia, mi blocca con sole 3 parole: "Vengo con te."
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Maledetto Scorpione
FanfictionMacarena e Zulema affronteranno tante difficoltà e, forse, sarà proprio questo a portare le due donne ad unirsi per combattere una battaglia, e non sarà il cercare di uccidersi a vicenda o una semplice rivolta, ma qualcosa di più grande che nemmeno...