Irrefrenabile

171 14 2
                                    

"Cosa ti è venuto in mente, eh?" sbuffo, cercando di andarmene.
Sto evitando Zulema e le sue ramanzine da ormai giorni, ma non mi lascia mai in pace.
"Macarena spiegami." sospiro e adesso sto camminando avanti e indietro, per scaricare le energie negative. O le dico la verità o non la dico, Zulema non mi crederà in nessuno dei due casi. Cosa devo fare con lei?
"Zulema, te lo ridico un'altra volta: io-ho-chiuso-con-quella-roba." scandisco bene le parole, sono esausta del suo comportamento. "Si Bionda, ma perché sei andata a chiedere la droga a quella?" mi blocco, grattandomi nervosamente la fronte. "Mi stai prendendo per il culo?" dico, guardandola dritta negli occhi. "È la milionesima volta che ti racconto la stessa storia." contrae la mascella. "Non me ne frega un cazzo."
Sono stufa del suo cazzo di comportamento!
"Dio, ma vuoi riprenderti? Credi più a quella che a me, Zulema. E io come una cogliona a dare spiegazioni a una come te. Ma sai una cosa? Se mi credi bene, sennò fanculo Zahir."
Finalmente ho l'occasione di andarmene, perché una guardia entra e ci interrompe. Non ce la faccio più con quella figlia di puttana!
"Ferreiro. Il medico ti sta cercando." annuisco e proseguo insieme alla guardia verso l'infermeria. "Eccoti." mi accoglie con un sorriso, che non ricambio. Non sono in vena di gesti romantici! "È l'ora di levare il tutore." lo levo e osserva la mia "leggera frattura" che mi ha fatto giocare i vari combattenti. "È tutto apposto." appoggia il tutore sul tavolo. "Altri due giorni di riposo e piano piano puoi iniziare a riusare il polso come facevi di solito. Tempo una settimana e puoi ripartire con tutte le attività." rido amaramente. "Scherziamo? Ancora una settimana ferma?" annuisce sorridendo, allora mi alzo di scatto per uscire, tanto non c'è più nulla da fare. "No Ferreiro, prima che tu vada.. Lo psicologo sarà disponibile da domani. Passa in ufficio." queste parole mi bruciano nello stomaco, come se mi fosse stato sparato il fuoco e non le riesco a digerire. Non riesco nemmeno a scambiare parola, così me ne vado, senza neanche guardarlo, per dirigermi verso la sala creativa.

"Ci mancava il cazzo di psicologo." dico, ripassando il contorno del mio disegno. "Ma non ne puoi parlare con la direttrice?" sbuffo. "Secondo te mi ascolta quella stronza? Non chiederò niente a nessuno. Saranno loro a convocarmi." mi spunta un sorriso compiaciuto per il disegno su tela finito, che però viene frainteso dalla Riccia (il sorriso, non il disegno). "Che cos'hai intenzione di fare?" alzo un sopracciglio. "Niente. Però qualcosa devo fare, Riccia. Mica mi possono costringere. Ho l'età per decidere." mi alzo per rimettere a posto i colori. "Hai ragione, vengo con te." la fermo. "Dove?" alterno lo sguardo tra il suo occhio destro e quello sinistro. "Dalla direttrice." rido istericamente. "Non andremo da nessuna parte. Semplicemente non andrò." annuisce. "Bene, ma se ti servo sai dove trovarmi." mi fa l'occhiolino e se ne va, mentre io rimango per rimettere in ordine.

*****
"Mercedes Carillo. Cella 3.06." fermo la mia lettura, voltandomi incuriosita: conosco già quel nome.
Entra, con la solita espressione piena di terrore. "Mercedes." mi alzo. "Che cazzo ci fai nel blocco 3?" incrocio le braccia al petto. "Non sono affari tua." va verso un letto... un letto che una volta apparteneva a Sole. Riposi in pace.
"Carillo. Pensi di tornare qua e fare il cazzo che ti pare? Forse ti sei scordata il nostro bel rapporto di amicizia." appoggia le sue cose sul letto, che a fatica riesco a considerare suo. "Ma di che cazzo di rapporto parli? Io non ho niente a che fare con te. Non ho mai avuto niente a che fare con te. Se ti sentivi in colpa di avermi fatto passare la prima notte in isolamento, erano cazzi tuoi. Nessuno ti ha detto di darmi una mano. E speravo proprio che Zulema si fosse fatta i fatti suoi quel giorno."
Capendo a ciò che si sta riferendo, mi avvicino a lei minacciosamente e la prendo per il collo, stringendo la presa. "Non fa per te la parte da figlia di puttana." la guardo minacciosamente. "Maca." dice con un filo di voce, battendomi sul braccio. "Ti conviene cambiare cella, perché non passerai notti senza la paura di essere soffocata nel sonno." "Macarena!" entra la Riccia, che corre verso di me staccandomi da Mercedes. "Riparti a fare la figlia di puttana? Quella parte è di Zulema, basta e avanza." mi urla contro, allora la spingo, facendole quasi perdere l'equilibrio e me ne vado, perché solo il suo nome mi aveva scombussolata.

Maledetto ScorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora