Uno o due?

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"Non ci hai ancora detto niente dell'isolamento." la Riccia scarta un nove di cuori, mentre mi riporta nel passato. "Riccia come vuoi che sia stato? È stato... stupendo. Non avevo nessun pensiero per la testa." guardo Zulema, che ormai da giorni, mi sta solo mandando sguardi. Il suo sguardo adesso è sorpreso. "Davvero?" la sua prima parola rivolta a me, dopo quattro giorni consecutivi. "Si stava da Dio." contraggo la mascella, mi ha proprio stancata. "Anche io stavo da Dio." inarco le labbra, essendomi offesa. "Nessuno ti crede." borbotto, volando le carte sul tavolo. "Fanculo." mi alzo per raggiungere la cella.

Mi levo il tutore con delicatezza e dopo afferro il tubo della pomata, che, dopo essermi seduta sul letto, strizzo per far uscire il contenuto. "Cos'era quel teatrino?" contraggo la mascella, riconoscendo la voce, ma non rispondo e inizio a stendermi la crema sul polso. Zulema inizia a camminare verso di me e in men che non si dica, è sul mio letto. "Che vuoi?" mi ruba la pomata, che si mette sulla mano destra e con la mano bendata afferra delicatamente il mio braccio. "Non ci pensare nemmeno." ritraggo il braccio e mi giro di spalle, finendo il mio lavoro. "E io che ci faccio con questa?" mi volto subito dopo aver finito di spalmare. "Te la metti in culo." afferro il tutore e la crema, per poi scendere lentamente dal letto. "Dai Bionda." mi corre dietro. "Dai Bionda un cazzo Zulema, un cazzo." faccio volare la crema sul tavolo. "Che hai?" si avvicina. "Non ti sopporto quando fai così!" lancio anche il tutore, ma contro al muro. "Ti devi calmare Maca." rido amaramente, avvicinandomi molto a lei. "Si Zulema. Mi calmerò solo quando le cose tra noi due ritorneranno come prima." le stringo possessivamente il fianco, per poi sbatterla contro la parete. "O ti comporti bene, o con me hai chiuso." dico sfiorando le mie labbra con le sue. Mai l'avessi fatto: i mille brividini che non sentivo da tempo, adesso sono in possesso del mio... corpo.
Mi allontano, non appena la mente mi riporta brutti scenari. Ma Zulema, dopo aver chiuso la cella dall'interno, si riavvicina, spostandomi i capelli da un lato. "Mi comporterò bene." mi bacia il collo dolcemente, mentre le sue mani sono sui miei fianchi.
Devo affrontarlo.
Mi viene da piangere, ma devo affrontarlo.
Mi prende in braccio, per poi mettermi sul tavolo. Le sue mani viaggiano sul mio corpo. Il mio cuore ne risente, ma preferisco non dire niente.
Mi leva la felpa, riattaccandosi alle mie labbra, per iniziare una guerra con le nostre lingue, che non è mai cessata. Dopo avermi levato anche la canottiera, passa di nuovo al collo che bacia, scendendo fino al petto (con i baci), facendomi posare poi sui gomiti, per darle così lo spazio di poter baciare il mio addome fino al mio basso ventre. "Zule aspetta." le prendo il viso tra le mani, morendondomi nervosamente il labbro. "Ho-Ho bisogno di tempo." annuisce. "Ti posso far sciogliere l'iceberg che hai, Bionda." rido, ma non mi sento pronta. "Non so se.." mi bacia. "Sei arrivata fin qui, se non te la senti proprio, mi fermo." mi accarezza dolcemente il viso e appena riceve il mio consenso ritorna allo stesso punto di prima, stringendomi le cosce.
Cerco di rilassarmi al suo tocco. Ci provo Zulema, te lo giuro.
"Scegli." porto lo sguardo confuso su quello di Zulema. "Cosa?" sbuffa. "Beh, non è evidente?" indica con lo sguardo la mia parte intima. "Non capisco Zulema." rido confusa, ma smetto subito appena mi sfila lentamente le mutande, mentre mi guarda con quel suo sguardo, che ancora non so descrivere. "Uno o due?" fa cadere le mie mutande sotto il mio sguardo e dopo si infila tra le mie gambe, cercando il consenso nei miei occhi confusi. "Allora Bionda.. Uno o due?" inarco le labbra non capendo. "U-Uno." sorride compiaciuta e dopo aver avuto il mio consenso, fa scendere la sua mano sul mio seno, che stringe e scivolando delicatamente, arriva sulla mia parte intima che inizia a massaggiare e senza poter realizzare ciò che sta succedendo sotto il mio naso, o meglio, sotto la mia vita, Zulema entra dentro di me, avvicinandosi alle mie labbra per avere i miei gemiti sulle sue labbra.
"No Zulema, non ce la faccio." le prendo il polso fermandola. "Manca poco, ti giuro che ne uscirai." sbuffo, grattandomi nervosamente la nuca. "N-Non credo." leva le sue dita da dentro di me. "Va bene, Bionda. Tieni." mi porge le mutande, raccattate da terra. "Grazie." abbasso lo sguardo, diventando rossa. Mi alza la testa, sollevandola dal mento. "Mi raccomando. Devo essere io a farti riaprire." mi lascia un bacio casto e se ne va, lasciandomi nuda su questo cazzo di tavolo.
Sono sbalordita, perché nonostante la mia consapevolezza dell'essere stronza di Zulema, mi sono fatta manipolare con poco.
Odio Zulema e l'effetto che mi fa.
Mi inizio a rivestire, facendo attenzione al polso, a cui dopo faccio indossare il tutore.

"Ferreiro è il tuo turno." la guardia entra in cella. "Arrivo." metto la pomata al suo posto e seguo la guardia, che mi porterà in biblioteca per svolgere il turno.

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"Macarena."
Io la conosco questa voce.
Non ti voltare.
"Ferreiro!"
Non ti voltare.
"Ma che sei sorda?" mi afferra la spalla, voltandomi verso di lei. "Che vuoi?" chiedo, allontanandomi di poco. "Mi è arrivato il nuovo ordine." il mio cuore ferma per un secondo i battiti. "Hai i soldi?" stringo i pugni nascondendoli nelle tasche della felpa.
Resisti Macarena.
"I-Io non ne faccio più uso, Coral." inizio a mordermi il labbro ripetutamente per lo stress. Non so quanto io possa resistere, sinceramente. "In che senso, scusa?" ridacchia, poggiandomi nuovamente la mano sulla spalla. "Non la voglio." cammino verso la scrivania, dove sono stata assegnata, ma la detenuta mi blocca. "Ma non è vero, sei disperata! Dai prendine un po'." mi blocca, venendo troppo vicino a me. "No." ride amaramente. "Ascolta, io mi sono fatta portare questo per te, me lo sono infilato tutto qui" mi prende la mano, per metterla nei suoi pantaloni. Io la sfilo subito e le tiro uno schiaffo. "Ti ho detto che non la voglio." mi guarda minacciosamente, per poi mettere a contatto la sua fronte con la mia. "E io ti ho detto che mi sono fatta il culo per avere la tua fottuta droga." batte la mano su alcuni libri, che dopo cadono facendomi sobbalzare per lo spavento. "Adesso mi hai rotto il cazzo." la prendo per i capelli, sbattendola sugli scaffali e dopo casca a terra, ne approfitto e le salgo addosso, tirandole qualche diretto sul naso. Mi rialzo, avendolo rotto. "Non continuo, perché non mi va di fare un altro mese in isolamento." con il mio piede le pesto, la mano mettendoci tutto il mio peso. "Ahh!" geme dal dolore. "Se mi rompi ancora i coglioni-" "Che cazzo hai fatto?" bisbiglia Zulema preoccupa, ma guardandola negli occhi, senza darle una risposta, contraggo la mascella e me ne vado dietro ad altri scaffali. "Che voleva?" la mia spacciatrice si alza. "La droga. Le ho detto che non l'avevo e mi ha ridotta così."
Che bastarda.
Adesso come cazzo faccio?
Mi dirigo alla scrivania e per tutto il turno cerco di evitare chiunque.
Devo pensare a cosa fare, perché un'altra guerra è in corso.

Maledetto ScorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora