È quasi estate.
Ma ci pensi, caro lettore, quanto il tempo passa veloce? Non hai più il controllo di esso, eppure le giornate sono sempre le stesse: stesso orario, stesso ciclo e stesse abitudini. È qualcosa di talmente orrendo. O si ferma o va avanti e nemmeno ti accorgi che sei diventato adulto, così inizi lentamente a distruggerti chiedendoti cosa ne hai fatto della tua vita. Io della mia vita non ne ho fatto niente, sono sempre stata illusa da tutti e per colpa loro sto affogando nel mio stesso dolore, che, una volta, pensavo di aver superato e che finalmente se ne fosse andato. Invece si è solo nascosto in tutto questo tempo, per accumularsi e crescere più del dovuto, per poi ritornare e distruggermi completamente.
Perché sto dicendo questo? Perché la stronza di Zulema si è richiusa in sé stessa e non so per cosa."Maca." non mi volto e continuo a camminare. "Che vuoi?" la Riccia mi segue. "Devi venire con me." mi guarda preoccupata, allora mi preoccupo anche io e decido di seguirla. "Riccia mi spieghi? Mi stai facendo venire l'ansia!" non mi parla, continua a camminare mentre la mia ansia sale. "Io non posso entrare. Trova tu una scusa, magari per lo psicologo." ci fermiamo davanti alla porta dell'infermeria. "Riccia..." respiro profondamente. Che cazzo sta succedendo? "Entra forza." apro lentamente la porta, mentre la Riccia mi continua a spingere dentro, visto che, essendo preoccupata, non so se entrare.
"Zulema." deglutisco rumorosamente, bloccandomi sul posto. "Macarena che ci fai qui?" chiede Ulisse, ma io non rispondo, fisso Zulema con i miei occhi lucidi. "Macarena!" sposto lo sguardo su di lui, mentre mi avvicino al letto, su cui Zulema sta distesa. "Che le è successo?" riporto lo sguardo su Zulema e non facendocela più piango sedendomi al suo fianco. "Macarena non puoi stare... qui." mi guarda dispiaciuto. "Ulisse ti prego, due minuti." prendo la mano gelida di Zulema e un'altra lacrima riga il mio viso. "Veloce, o mi licenzieranno." lo ringrazio con un piccolo sorriso e dopo mi concentro sulla mia figlia di puttana, accarezzandole prima i capelli e poi lascio un piccolo bacio veloce sulle sue labbra. "Zulema... Chi cazzo è stato? Giuro che l'ammazzo. L'ammazzo!" le lacrime non cessano, ma devo calmarmi, sennò Ulisse metterà in mezzo il discorso dello psicologo. "Macarena devi andare." Ulisse ritorna da me; mi alzo, guardando la mia Zulema. "Grazie." prendo tutta l'aria possibile, che mi fa gonfiare il petto, così da riprendere il normale ritmo dei miei battiti e dopo mi volto per andare verso l'uscita. "Macarena, non ti sei ancora presentata a nessuna seduta con-" "Se non ti dispiace, ne vorrei parlare in un altro momento." afferro la maniglia della porta, che subito dopo apro per uscire dall'infermeria, ancora con le lacrime agli occhi. "Maca." la Riccia mi avvolge tra le sue braccia. "Che le è successo?" iniziamo a camminare, per raggiungere la cella. "Nessuno lo sa."
Nel tragitto incontro Mercedes, con la quale incrocio per un secondo lo sguardo e... capisco. "Riccia, aspettami in cella." mi fermo e la Riccia fa la stessa cosa, cercando dopo il mio sguardo. "Macarena, no." capendo, mi prende sottobraccio per farmi continuare a camminare, ma io mostro resistenza, restando nella mia posizione. "Non ti permetterò di fare altre cazzate. Devi aiutare Zulema." adesso incrocio il suo sguardo. "Lei però mi avrebbe abbandonata, se non fosse stato per questo imprevisto." mi guarda confusa, scrutando nei miei occhi le mie emozioni. "Ma sei bipolare?" riesce a farmi ricominciare a camminare. "Bipolare?" annuisce, facendomi imbestialire. "Io bipolare? Ma certo!" rido ironicamente; ma come si permette a giudicarmi così? "Vuoi morta Mercedes, per una tua cazzo di ipotesi tua e dopo neanche un secondo le rinfacci di essere una stronza. Se non è bipolarismo questo..." dice guadagnandosi un'occhiataccia.
Raggiunta la cella, inizio ad urlare contro la Riccia e lei lo fa con me, creando un gran frastuono, che fa intervenire Saray. "Vi sembra il momento? Zulema stava per morire e non sappiamo perché e come cazzo sia successo!" tira un calcio alla sedia, che cadendo fa sobbalzare entrambe (me e la Riccia). "Chiunque sia stato, lo ucciderò." dice Saray, sfregandomi il viso nervosamente. "Ma siete tutte impazzita?" io e Saray le riserviamo uno sguardo minaccioso, che però non la mette in soggezione. "Come cazzo pensate? Vi uccideranno loro, perché se sono riusciti a far del male a Zulema, a voi vi faranno fuori in un secondo!" mi perdo nel vuoto, ricordandomi in che condizioni era Zulema. Ma ripensando nella mia mente al discorso appena fatto dalla Riccia, qualcosa mi ribolle dentro. "Riccia, faccio il cazzo che mi pare e tu non ti metterai in mezzo." le punto un dito contro e mi guadagno uno sguardo a dir poco maligno. "Sto solo cercando di farvi ragionare, Macarena." mi spinge con poca forza, sufficiente per farmi reagire. "Fanculo cazzo. Mi farete esaurire." Saray ci separa sbuffando e dopo averci messo a sedere, va a chiudere la cella dall'interno, per poi sedersi con noi. "Chiariamoci, è per forza una detenuta." rido istericamente, attirando l'attenzione di entrambe. "Mercedes Carrillo." Saray annuisce, con sguardo smarrito. "È stata sicuramente lei." mi alzo accendendomi una sigaretta. "Non è riuscita ad uccidermi per la seconda volta, quindi sta provando a farlo in un altro modo." inizio a camminare avanti e indietro, sotto lo sguardo della Riccia e di Saray. "Cosa dovremmo fare?" "Non lo so!" lancio con forza il pacchetto di sigarette, che si sbatte contro il muro difronte a me. "Deve morire." dice Saray attirando la mia attenzione, così ritorno a sedere. "No, Maca." con un gesto fermo subito la Riccia. "Devo ucciderla io." guardo Saray, il suo sguardo è pieno di fuoco, proprio come il mio. Quel fuoco è riservato a chi ha fatto del male a Zulema e la pagherà cara, te lo assicuro caro lettore.
Secondo te mi sto sbagliando? Sto accusando Mercedes Carrillo, solo perché voglio ucciderla?*******
"Mi farai ragionare dopo, adesso devo andare da Zulema." interrompo per l'ennesima volta la Riccia, ma questa volta per raggiungere quella figlia di puttana.
Arrivo davanti alla porta dell'infermeria e, aprendo lentamente per non farmi sentire, entro allungando il collo per vedere se ci fosse qualcuno. "Zule!" a passi leggeri la raggiungo sorridendo come una scema, per la contentezza che mi ha trasmesso solo guardandomi. "Come stai?" mi siedo di fianco a lei, che subito mi sorride alzandosi sui gomiti. "Scema sdraiati." bisbiglio riportandola giù, non deve assolutamente sforzarsi. "Sto bene." la sua voce mi provoca mille brividi. Ci credi che non la sentivo da quasi due mesi? "Mi eri mancata." dico con trasparenza. Se mi vuole, me lo dimostrerà.
"Non lo mettevo in dubbio." il suo sguardo spento è su di me, ma non capisco perché essere così fredda. Infondo è lei che ha voluto allontanarmi. "Vuoi fare la stronza?" mi avvicino alle sue labbra, creando una tensione sessuale tra noi due. "Tu vuoi fare la stronza?" dice, quasi senza fiato e mentre scuoto la testa per negare la sua domanda, allungo la mano verso la sua intimità, che appena sfioro, vengo afferrata per il collo. "Aspetta che esca da qui, biondina del cazzo." le rubo un bacio e subito dopo, la mia mano è sotto il suo camice per stringere il suo seno. Un leggero e piccolo gemito esce dalla sua bocca. "Me ne devi almeno mille." dico mordendomi il labbro inferiore, mentre guardo le labbra di Zulema. "Perché?" mi alzo, guardandola dall'alto. "Due mesi senza di te." le sfioro le labbra con il mio indice. "Macarena!" mi volto di scatto per lo spavento. "Ulisse, Dio mio." mi porto la mano al petto, per sentire se il mio cuore batte ancora. "Fuori, forza." mi volto verso Zulema, squadrandola in modo provocatorio e dopo esco.Raggiunta la cella, tiro fuori le lastre (che ho rubato) che sono state fatte a Zulema: ci sono un sacco di fratture, tra cui due costole rotte... Ha rischiato pure un trauma cranico! Giuro su mio fratello, che quando scoprirò il colpevole, gli strapperò il cuore con le mie mani.
Non si tocca la mia figlia di puttana.
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Maledetto Scorpione
FanfictionMacarena e Zulema affronteranno tante difficoltà e, forse, sarà proprio questo a portare le due donne ad unirsi per combattere una battaglia, e non sarà il cercare di uccidersi a vicenda o una semplice rivolta, ma qualcosa di più grande che nemmeno...