Fanculo

125 14 2
                                    

"Credevi di stare nascosta in un cazzo di bagno, per sempre?" ridacchia incrociando il mio sguardo, mentre spegne la sigaretta nel posacenere vicino a lui, sotto il mio sguardo minaccioso, ma al tempo stesso timoroso. Sono di nuovo in questura, per un altro fottuto interrogatorio.
"Macarena, se confessi mi risparmi il tempo." batto le mani sul tavolo, facendo sobbalzare Castillo, che subito diventa serio. "Castillo, fatti una cazzo di scopata e calmati, perché io non ho fatto niente." si ricompone e appoggia i gomiti sul tavolo, per incrociare le mani. "Due detenute-" "Due detenute un paio di palle." lo interrompo, mantenendo lo sguardo cupo. "Anche se lo avessi fatto, non avete prove e due detenute non contano un cazzo. Noi non contiamo un cazzo, come quando veniamo violentate da una guardia. Nessuno ci crede, mai..." deglutisco, perdendomi nel vuoto con lo sguardo colmo di lacrime. "Che mi sono perso?" mi guarda preoccupato, mentre contraggo la mascella per trattenere la mia rabbia e le mie lacrime. "Nulla. Adesso, lasciami andare." scuote la testa per negare la mia affermazione e alzandosi dalla sedia afferra il bastone. "Si." ribatto guardandolo, mentre si avvicina. "Pensi che io sia contento di averti qui? Io spero più di tutti che l'alibi di quelle due detenute sia un falso; spero più di tutti che sia un brutto sogno. Ho già tanti sensi di colpa per averti in quel fottuto buco. Non mettermene altri sulla schiena." il suo sguardo sconsolato è sul mio; di tutto ciò, mi dovrebbe importare qualcosa, invece sto qua in silenzio ad aspettare di essere rilasciata, per andarmi a fumare una sigaretta. Ti starai chiedendo cosa mi succede... Non lo so nemmeno io.
"Non preoccuparti Castillo, è che tutte ce l'hanno con me." sfilo dalla tasca del suo giubbino di jeans il pacchetto di sigarette, prendendone una. "Accendi." mi passa l'accendino, schioccando la lingua sul palato, spazientito. E dopo qualche minuto sono fuori. "Fermi, l'accompagno io." I poliziotti mi lasciano sotto la sorveglianza di Castillo, che mi vuole riportare personalmente in carcere.

"Hai ucciso Carrillo?"
Ecco perché ha insistito ad accompagnarmi. 
Sbuffo, poggiando la testa sul pugno destro. "No, quante altre vol-" questa volta è lui ad interrompermi: "Macarena, Dio mio! Adesso non ci sono telecamere o microfoni, dillo e basta. Voglio levarmi questo peso una volta per tutte." alzo la testa e ricomponendomi, porto lo sguardo su di lui. "Tutti vorrebbero liberarsi del proprio peso, Castillo. Come te, ma anche come me. Ma io non ci riesco, quindi non ti darò l'opportunità di levarti quel peso, prima di me." mi guarda per un secondo, un secondo che è bastato a farmi capire quanto cazzo io sia una figlia di puttana. Certe volte vorrei ritornare una figlia di papà, che ancora aveva i genitori, ma che ancora veniva manipolata e illusa dalle persone. Ma non esiste una via di mezzo? Vorrei essere gentile, ma non mi riesce... E pensare che prima volevo essere stronza a tutti i costi, perché continuavo a soffrire, ma adesso che lo sono rimpiango di averlo desiderato così tanto.
"Non voglio prenderti per il culo, Castillo. Faccio solo quello che è giusto." frena improvvisamente, facendomi andare in avanti. "Cristo!" mi tocco la faccia per la paura. "Hai ucciso quella cazzo di donna, o no?" tira fuori la pistola, puntandomela addosso. "Che stai facendo?" urlo ancora più forte di lui. "Dimmelo." spara fuori dal finestrino, appositamente. "Sei impazzito?" mi slaccio la cintura con fatica, a causa delle manette. "Macarena, ti infilo un proiettile nella pancia." sbuffo una risata. "Non hai le palle." carica la pistola e l'avvicina al mio stomaco. "Vogliamo vedere?" mi guardo intorno, per vedere se passa qualcuno a cui chiedere aiuto. "Non l'ho uccisa!" "E allora chi cazzo è stato? Zulema?" gli rubo la pistola, che questa volta è puntata su di lui; riesco a scendere dall'auto. "Smettetela di mettere in mezzo Zulema. Lei non c'entra!" sto per premere il grilletto, ma mi fermo appena mi ritorna in mente l'ultima volta che ho preso in mano una pistola carica. L'abbasso e ritorno in macchina, allacciandomi la cintura per arrivare a Cruz del Norte. Non desidero altro, se non stare tra le braccia del mio fottuto elfo dell'inferno. "Tieni." gli passo la pistola, senza guardarlo, perché mi vergogno tanto di me stessa.
Il viaggio continua in silenzio, fino a che non arriviamo. "Scendi." annuisco, aprendo lo sportello. "No, Macarena." mi fermo, per voltarmi verso Castillo. "Si?" "Io devo chiudere il caso. Dammi un nome." deglutisco e dopo ritorno a sedere sul sedile, chiudendo poi lo sportello. "Stai facendo il criminale, più di noi." guardo davanti a me, mentre penso a quel che cazzo mi ha appena detto. Dammi un nome. Con che coraggio, ogni volta, va contro la legge? Che razza di ispettore è?
"Una delle due detenute che mi sono andate contro. Scegli te." esco respirando con affanno. Ho appena dato la colpa ad una innocente, che proprio non ci azzecca niente in questa storia del cazzo; entro, mi perquisiscono e dopo ritorno nella mia cella, per abbracciare Zulema, dalla quale non voglio staccarmi più. Ma nella cella non c'è Zulema, c'è Saray. "Bionda, com'è andata?" mi raggiunge preoccupata e curiosa. "...Bene." ho pensato prima di rispondere, perché sennò metterei nella merda Castillo. "In che senso?" "Non mi hanno scoperta." "E che ti hanno chiamata a fare?" faccio spallucce. "Probabilmente per rompere le palle." rido insieme a Saray, con la quale mi incammino verso il cortile. "Zulema sospetta qualcosa?" scuote la testa. "Per lei eri dallo psicologo." "La Riccia lo sa." si ferma, guardandomi preoccupata. "Che dici?" "Gliel'ho dovuto dire." "Cristo, Bionda. Mi ero raccomandata di non dirlo a nessuno." riprende a camminare nervosamente, seguita dal mio passo lento.
Arriviamo in cortile, dove troviamo Zulema da sola. Sul mio volto spunta un sorriso, riservato solo per lei. "Vi lascio da sole?" "Si, ti prego." continuo a sorridere e a guardarla, mentre Saray, dandomi una carezza sul braccio, se ne va.
"Hey, scorpione." si alza. "Quanto ancora mi volete prendere per il culo?" mi irrigidisco alla sua domanda, ci mancava solo questo. "Che vuoi dire?" mi siedo al suo fianco, non staccando i miei occhi da lei. "Lo psicologo ce l'hai solo il venerdì." chiudo gli occhi, mordendomi con forza il labbro inferiore. Non posso dirglielo, non si è nemmeno voluta vendicare. Zulema Zahir non si è vendicata.
"Stai andando a prendere i cazzi dei poliziotti?" le tiro uno schiaffo, che le fa girare la testa verso destra. "Ma come ti permetti?" mi alzo imbestialita e me ne vado, senza sentire "ma" o "se".

Maledetto ScorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora