"Tanti auguri a te.
Tanti auguri a te.
Tanti auguri alla Riccia.
Tanti auguri a te."
Oggi, come avrai capito, festeggiamo il compleanno della Riccia. Mi sto divertendo da morire: siamo in cortile, dove balliamo e cantiamo, ridiamo e scherziamo, tutte insieme senza litigare. "Auguri Riccia." appena mi avvicino per darle un bacio sulla guancia, qualcuno, afferrandomi per i fianchi, mi tira indietro per portarmi via da questo posto affollato. Di chi sto parlando? Ovviamente di Zulema.
"Perché devi sempre essere così appiccicosa con tutti, mh?" si accende una sigaretta, guardandomi seria. Zulema Zahir è gelosa e adesso che siamo da sole ho la possibilità di stuzzicarla. "Perché? Mica stiamo insieme." si avvicina minacciosa e puntandomi un dito sul petto dice: "Tu fai quel che cazzo dico io." mi mordo l'interno di entrambe le guance per non scoppiare a riderle in faccia. "E chi sei per dirmelo?" le afferro, con presa possessiva, i fianchi. "Zulema Zahir." mi sparge il fumo in faccia, facendomi mordere il labbro inferiore per la tensione che sta iniziando a crescere. "Bene, ma io non prendo ordini da nessuno, Zulema Zahir." la squadro in modo provocante, salendo con le mani all'interno della maglia per arrivare poi al seno. "Macarena non farmi incazzare-" le parole le muoiono in gola, appena stringo entrambi i suoi seni perfetti. "Andiamo in cella." le impongo. Comincio a camminare, con Zulema che cerca di mantenere il mio veloce passo; appena raggiungiamo la cella scoppio a ridere, allora si ferma, fermando anche me. "Che cazzo ridi?" sposta per un secondo lo sguardo sulle mie labbra, per poi ricongiungere i nostri sguardi. "Sei te che devi fare quel che cazzo ti dico, chiaro?" le afferro il collo, facendola irrigidire. Oggi è stranamente facile da dominare.
"Ti piacerebbe, Bionda."
Mi sbagliavo, ok.
In un secondo la sua mano e nei miei pantaloni per sfiorarmi l'intimità coperta dalle mutande. "Vedi di fare la brava, perché se ti vedo ancora così vicina a qualcuno, lo faccio saltare in aria." con un gesto veloce chiude la cella e dopo, prendendomi in braccio, raggiungiamo il suo letto, su cui saliamo per iniziare un bacio passionale con la lingua. "Sembri gelosa, Zahir." deride la mia affermazione, fermando quel che sta facendo. "Ammettilo." le poggio la mano gelida sulla guancia, per accarezzarla e dopo la porto vicina a me per baciarla, con l'intento di provocarle più eccitazione di quella che già ha. "Che gioco stai facendo?" faccio spallucce, facendo la finta tonta e Zulema, annuendo, scende dal letto. "Che cazzo fai?" mi alzo sui gomiti. Come sempre mi fa eccitare per poi andarsene. Fanculo. "Non faccio niente." sbuffo, scendendo dal letto svogliata. "Eddai Zulema, non essere permalosa... Infondo anche io sarei gelosa..." mi volto per andare sul mio letto (in realtà per non farmi vedere sorridere). "Non sono gelosa, bionda noiosa." "Se lo dici tu." Faccio per salire sul mio letto, quando vengo tirata di forza giù. "Ho detto che non sono gelosa." mi afferra i capelli, chiudendoli nel pugno delicatamente, come per non farmi male; sospira, distogliendo lo sguardo e dopo scoppia a ridere, togliendo la presa dai miei capelli. "Fanculo." prendendo il pacco di sigarette, nella sua tasca destra, si accende un'altra sigaretta, sotto al mio sguardo provocatorio. "Anche se non lo ammetti, ti perdono." la bacio, prendendola dai fianchi e appena fa per staccarsi, afferro e stringo le sue natiche, portandola vicina a me per darle un bacio, chiedendo subito l'accesso con la lingua. "Sei bellissima." mi lecco le labbra, guardandola dall'alto al basso. "Anche tu, se non fossi noiosa." sorride sulle mie labbra, che subito dopo bacia. "Comunque-" si blocca, appena le rubo la sigaretta dalle mani. "Che?" mi guarda minacciosamente, mentre aspiro il fumo della sigaretta. "Dovremmo raggiungere le altre." si morde il labbro inferiore, non staccando lo sguardo dal mio. "No Zulema... Credo che dovremmo raggiungere qualcos'altro." il suo petto si gonfia e il suo sguardo si perde, mentre la sua lingua percorre i denti superiori. "Bionda, dopo non ti prenderò in braccio." sorrido ironicamente, passandole la sigaretta che lei afferra. "Tu ci andrai strisciando, Zulema." spegne la sigaretta e in un secondo è su di me, divorandomi il collo.
Una volta sul letto ci spogliamo delle nostre vesti; questa volta usa la lingua. Non l'aveva mai fatto prima d'ora e benedico chiunque le abbia dato quest'idea. Ansimo così forte, che Zulema è costretta a fermarsi ogni volta, per dirmi di fare più piano. "Cristo Zulema, vai te più piano!" "Ok." "No, no, no. Scherzavo, faccio più piano io." ritorna giù, facendo lavorare la sua lingua; mi impegno a non urlare, mordendomi l'indice. "Oh Dio, Zulema." raggiungo l'orgasmo in pochi minuti. Mi dispiace solo essere durata così poco.
Zulema risale all'altezza del mio viso e avvolge le nostre lingue; non è stanca. Subito ribalto le posizioni, ma questo maledetto scorpione deve bloccarmi. È più forte di lei! "Non rompermi i coglioni." sempre con gentilezza la rimprovero; respira con affanno già alla mia presa sulle sue cosce. "Sbaglio o sei più delicata del solito." schiocca la lingua sul palato. "Non rompermi i coglioni." mi tira un leggero schiaffo sulla guancia destra; per punizione le stringo forte il suo seno scoperto, facendola gemere leggermente sulla mia pelle, che mi provoca mille brividi in più di lei. Scelgo anche io di andare di lingua e raggiunto l'orgasmo, decido di continuare con le dita, regalando a Zulema un secondo round, che la fa esaurire.
Infatti ha ancora il respiro affannato. "Che c'è Zulema? Hai bisogno della bombola d'ossigeno?" mi fulmina con lo sguardo, allora per rimediare le do infiniti baci, che partendo dalla bocca scendono sul collo, passando prima dalla mandibola. "Adesso possiamo raggiungere le altre." scendo per vestirmi, sotto lo sguardo di Zulema ancora sorpreso per ciò che è successo pochi minuti fa. "Bionda, giuro che quando ne ho l'occasione ti paralizzo." scende dal letto, cominciando a vestirsi, mentre io lascio uscire dalla mia bocca un sospiro divertito. "Se solo il fottuto elfo dell'inferno non si fosse rammollito, ti avrei creduta." si volta con il suo sguardo, che quasi mi incute paura. "Quanto ancora devono andare avanti le tue provocazioni?" si chiude la felpa, aggiustandosi i capelli; io faccio spallucce, mentre afferro le mie sigarette per deporle nella tasca. "Quindi? Andiamo dalla Riccia?" contrae la mascella, distogliendo lo sguardo dal mio e quando mi passa di fianco, per raggiungere l'uscita, la fermo: "Gelosa?" "Forse." sorrido come una scema, non riuscendo a trattenermi e dopo la seguo, per raggiungere le altre.*******
"Dov'è Macarena Ferreiro?" Castillo. Riconoscerei la sua voce tra miliardi di persone.
Scappo in biblioteca per nascondermi.
"Maca-" "Shh!" la Riccia sobbalza dallo spavento, non aspettandosi questa reazione. Mi guardo intorno e la Riccia, a sua volta, si guarda intorno, non capendo il mio comportamento. "Ma che fai?" bisbiglia, seguendomi nei bagni. "Oh Riccia. C'è Castillo che mi cerca-" mi blocco, ricordandomi che a lei non avevo detto niente, per quanto riguarda il mio omicidio. "Che vuoi dire?" "Ti ricordi quando, io e Saray, ti abbiamo detto che Mercedes l'avevano trasferita?" annuisce, incrociando le braccia al petto, in attesa di sapere. "In realtà, non è proprio andata così." "Macarena arriva al punto, che mi sto incazzando." la saliva mi va di traverso, provocandomi colpi di tosse.
Glielo dico o non glielo dico?
Glielo dico. Anzi no. No, glielo dico. Tanto ormai ci sono dentro.
"L'ho uccisa." contrae la mascella, così forte che riesco a percepire il suo dolore; si avvicina con aria minacciosa, allora mi allontano. "Riccia, ti prego di ragionare." metto entrambe le mani davanti a me, in caso mi arrivasse qualcosa addosso (come un pugno). "Su cosa dovrei ragionare? Sul fatto di strozzarti, per avermi mentito tutto questo tempo o sul fatto di riempirti di botte, per farti capire che tutto quello che hai fatto non è un cazzo di scherzo?" mi spinge, urlandomi contro. "Spero che Castillo ti prenda, cazzo." alzo un sopracciglio, contraendo la mascella per la rabbia, ma anche per la delusione. Come può dire una cosa del genere? "Aveva ragione Saray, dovevo tenerti all'oscuro fino alla morte. Stronza." scuoto la testa, raggiungendo i lavandini per sciacquarmi la faccia con l'acqua fredda, per riprendermi. "L'ho fatto per proteggervi." dico asciugandomi la faccia, con la canottiera. "No Maca, l'hai fatto per vendicarti di Zulema, aggiungendo il rancore di non averla uccisa quando potevi per averti ucciso la famiglia. Lo nascondi a te stessa, perché ormai il tuo cuore è cotto di lei. E lo sai bene." "Io non mi nascondo proprio niente. Non ci dormo la notte per questo; ho i sensi di colpa che mi mangiano pure l'anima e forse è per questo che..." che sto diventando come Zulema, sto continuando a vivere felice dopo aver ucciso quasi una marea di persone. Che avevano tutti una cosa in comune: hanno fatto del male a chi tengo. "Che?" mi riporta alla realtà, per continuare il mio discorso. "Che nulla. Ho solo bisogno che tu mi sostenga." col cazzo che continuo il discorso. Già è scazzata per averle mentito, figuriamoci se le parlo dei miei sentimenti post-omicidio. "Devo dare sostegno ad una Bionda figlia di puttana, che uccide per vendetta? Mi sembra di vedere Zulema, cazzo." tira ripetuti calci al muro e fortunatamente non si fa male. "Riccia, hai tutte le ragioni del mondo per odiarmi, ma ti prego di non lasciarmi. Sei l'unica amica che è rimasta, dopo tutto." faccio la leccaculo ormai da anni, è mio mestiere mettere in atto il teatrino da vittima. "Maca, sai che non ti odio. Sono solo preoccupa per te. Cosa ti è successo? Io non ti riconosco più." mi accarezza i capelli. "Sono sempre stata così. È questo che nascondevo a me stessa e agli altri..." mi perdo con lo sguardo nel vuoto, mentre la Riccia continua ad accarezzarmi. "Non è vero." "Si. E devo solo ringraziare Zulema, che mi ha aperto gli occhi, quando gli altri non facevano altro che tenermi sotto una campana di vetro." sbuffa, levando la mano dai miei capelli. "Lei ti ha solo portato via ciò che amavi più al mondo. E non puoi perdonarla così, non se lo merita." "Ma porca troia, Riccia. Lo so benissimo, ma l'amore non va sempre come vuoi." ride amaramente, iniziando a camminare nervosamente. "Lo so bene. Senti, parliamo di Mercedes... Che cazzo hai intenzione di fare?"
"Per oggi mi nascondo, per domani ci penso dopo."
"Bel ragionamento del cazzo!"
"Che vuoi che faccia? Mi dovrei costituire e beccarmi altri dieci anni?" inizio a sclerare, mentre l'ansia ribolle nel mio corpo, ma che non voglio far uscire sennò dovrò riprendere i farmaci.
"No! Ma almeno pensa bene a quel che fai, cazzo." "Non sai quanto vorrei... Ma non ne sono capace." contraggo la mascella, per non piangere. Io non sono debole.
"Sai benissimo di poterlo fare, perché, se non ti ricordassi, prima non facevi altro che pensare." si avvicina, per prendere le mie mani fra le sue. "So che non sei così, Maca. E anche se mi tratti di merda, te lo ripeto, io non me ne vado. Ti leverei persino il dolore, te lo giuro; prego io a te di ragionare... Va bene quest'amore pazzo che sta nascendo tra te e Zulema, ma la stronzaggine lasciala agli altri, che il tuo altruismo è un dono." levo le mie mani dalle sue con forza e mi allontano. "Un dono che mi ha portato via tante persone. Ero solo ingenua Riccia, e adesso che sono capace di manipolare anche me stessa, sto bene." mi siedo a terra e mi accendo una sigaretta, sotto lo sguardo triste della Riccia. "Va bene Maca, sii anche una figlia di puttana, ma con me la doppia faccia non la fai. Se vuoi piangere fallo, perché so che la fragilità fa ancora parte di te. Quindi piangi, tanto non ti vede nessuno." la guardo mettersi a sedere di fianco a me, per poi appoggiare la testa sulla mia spalla. "Dammi qua." mi prende la sigaretta per farsi due tiri, mentre mi lascia camminare tra i mille pensieri che mi ha suscitato con questa fottuta chiacchierata, che spero sprofondi nei ricordi che non ricordo.
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Maledetto Scorpione
FanfictionMacarena e Zulema affronteranno tante difficoltà e, forse, sarà proprio questo a portare le due donne ad unirsi per combattere una battaglia, e non sarà il cercare di uccidersi a vicenda o una semplice rivolta, ma qualcosa di più grande che nemmeno...