Come sta?

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"Ferreiro." sbuffo. "Vieni con me." mi tira dietro di lui. "Che vuoi?" cerco di liberarmi dalla presa. "Ordini della direttrice."
Porca troia.

"Hierro, che dovrei fare?" chiedo scocciata. "Ti ha cambiato il turno, adesso sei in cucina. Però sei da sola, quindi mi dispiace per te.. C'è uno schifo." ridacchia e dopo apre la cucina con la sua carta magnetica. "Vai nello sgabuzzino. Ci sono guanti e cuffie, per quei capelli di merda che vi trovate."
Già non lo sopporto.
Inizio a pulire con tranquillità, ma appena il suo copro è a contatto col mio, alle mie spalle, il mio petto si gonfia. Inizia a prendermi con la forza, piegandomi in avanti. "Che cazzo fai?" mi dimeno, ma non ne vuole sapere. Si sgancia la cintura dei pantaloni, "Ci sono le telecamere! Che cazzo fai?" ride, mentre tira ripetuti pugni sulla mia schiena, per facilitare il suo intento di levarmi i pantaloni. "Amore, ho disattivato quelle della cucina." mi accarezza il mio corpo e dopo avermi bloccata a modo, mi infila una mano dentro la maglietta, strizzandomi prima il seno destro e dopo quello sinistro
Ho paura, non so come reagire. Ha il doppio della mia potenza.
Riesce a levarmi i pantaloni e le mutande, che insieme scivolano fino alle caviglie. Con entrambe le mani stringe i miei glutei, per poi sculacciarli.
Il respiro diventa pesante e faccio fatica a reggermi in piedi.
Tirandomi dai capelli, continua a fare ciò che vuole fare con il mio corpo.
Io piango sentendomi debole.
Urlo. L'unica cosa che posso fare è urlare. Urlo di nuovo. Ma Hierro mi tira un morso sul braccio e dopo mi tappa la bocca, continuando più violentemente a fare del mio corpo la sua ricompensa.
Macarena svegliati.
Combatti.
Appoggio tutto il peso sul mio petto che va a spingere sull'acciaio della cucina, così da far sollevare le gambe. Hierro è troppo impegnato per... accorgersene. Una lacrime riga il mio viso, ma facendomi coraggio, riesco ad andare avanti con il mio piano: do un forte calcio a Hierro, che fa spostare la sua mano dai miei polsi e l'altra viene morsa dalla sottoscritta, in modo da avere  più movimento. Senza perdere tempo do una testata a Hierro, così da allontanarlo e poi, ancora con l'intimo abbassato, scappo sul montacarichi che si chiude in tempo.
Lo blocco a metà e tirandomi su le mutande e i pantaloni, scoppio a piangere. Ho riscontrato il passato. L'unica cosa che volevo dimenticare, mi è ritornata in mente con ogni minimo dettaglio.

Oh no.
Si muove.
Cerco di bloccarlo ma continua a scendere. Ti prego no.
"Sono passati pochi minuti." piango ancora. "No, per favore." le porte si aprono.
"Ferreiro, tutto bene?" Valbuena è insieme a Hierro. L'ansia sale ancora di più. "Perché piangi?" incrocia le braccia al petto. Io non riesco a parlare. "Sarà stata la paura di essere rimasta in ascensore." Hierro risponde al posto mio.
Un senso di disgusto parte dallo stomaco, penso di poter vomitare. Deglutisco rumorosamente.
Perché sono ancora qua? Non voglio restare un secondo di più qua.
E se entrambi mi... Scappo con le lacrime che non smettono di scendere, correndo via dalla cucina.

Arrivo in cella, e con gli occhi rossi e gonfi mi fiondo sul letto, continuando a piangere in silenzio su quel cuscino che dopo 10 minuti, almeno credo, è zuppo del mio dolore.
Il passato ha preso di nuovo il sopravvento su di me.

******
Per tutta la giornata sono stata in cella, ma adesso dovevo andare in biblioteca, per svolgere il mio turno. Che non è davvero in cucina...

Anche oggi sono alla scrivania, ma questa volta ho un senso di nausea implacabile che mi farà restare qua solo per pochi minuti.
Saray sta venendo verso di me con un libro in mano. "Stai bene? Sei tutta bianca." firma il foglio. Io fisso il vuoto e annuisco, ma appena va via scappo nel bagno della biblioteca e vomito. Vomito così tanto, che appena finisco sento le ossa deboli, infatti quasi non riesco a camminare. Mi sento di svenire da un momento all'altro, ma non importa perché devo tornare a lavoro.
Mi siedo e aspetto le detenute, che vengono a chiedermi qualcosa, devo fare qualcosa che possa distrarmi.
Un brivido freddo mi percorre la schiena, mi volto per vedere se c'è qualche finestra aperta, ma no, non c'è. Così mi chiudo la felpa, mettendomi il cappuccio e dopo mi metto le mani in tasca... Le sento.
Dovrei prenderle?

Maledetto ScorpioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora