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-Non È Nelle Stelle Che ÈConservato Il Nostro Destino, Ma In Noi Stessi

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-Non È Nelle Stelle Che È
Conservato Il Nostro Destino, Ma
In Noi Stessi.

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«Questa è la stanza che condividiamo io e mio marito. Puoi spolverarla anche un giorno si, e un giorno no, Summer, non è necessario farlo sempre. Piuttosto, devi controllare la cucina e il soggiorno» Summer ascoltò ogni singola parola che Charlie aveva pronunciato, nonostante però stesse ricordando i momenti con i suoi genitori, che l'avevano delusa più di qualsiasi altra cosa al mondo. Avrebbe voluto evitare di pensarci, voleva non immergersi nel passato e mischiare quindi, dolore e lavoro, ma non controllava ciò che sentiva, e quella sofferenza non riusciva ad evitarla.

Si chiedeva per quale ragione la sua famiglia fosse così distante da lei, e la trattavano come se fosse un oggetto, sfiorandola ogni qual volta ne avevano l'occasione, senza mettersi nei suoi panni. La domanda che si poneva spesso, era perché: perché suo padre si divertiva a giocare con lei, ad usarla e a toccarla, neanche fosse un casanova con una ragazza diversa ogni giorno? Summer era sua figlia, e lui avrebbe dovuto amarla più di tutti gli altri, ma Mark era contrario a ciò.

Perché sua madre difendeva l'indifendibile? Perché non aveva mai preso le sue parti, lasciando quindi che soffrisse come non avrebbe mai dovuto fare? Sua mamma, che avrebbe dovuto essere, forse, l'unica a salvarla dal suo inferno, era l'accompagnatrice del diavolo.

«Summer mi hai ascoltato?»

«Si, signora» Cercò di non farle intuire che stesse pensando a quello che non avrebbe più dovuto pensare, nonostante avesse capito quello che Charlie le avesse esposto, ma le sue lacrime sul volto contraddissero quello che lei aveva cercato di far capire, senza parlare: non aveva altri pensieri oltre il lavoro.

«Summer che ti prende ragazza? Ti senti male?»

La vista le si offuscò, e per un attimo l'aria venne a mancare. Summer trovò opportuno reggersi al tavolino che le si poneva difronte, per evitare di cadere. Charlie la sistemò su una sedia, spaventata per ciò che aveva visto, e nel mentre che le riempiva un bicchiere d'acqua, non distolse mai lo sguardo dalla ragazza.

«Thomas puoi venire un attimo?» Aveva urlato, sperando di farsi sentire da suo figlio. Il bicchiere d'acqua finì fra le dita tremolanti di Summer, che bevve all'istante, mentre la donna le passò i polpastrelli sulle gambe.

«Thom» Continuava ad urlare, sentendo poi all'improvviso dei passi che si facevano sempre più vicini. Il ragazzo aveva sentito la donna, avvertito il pericolo, e diretto quindi nella camera dei suoi genitori.

«Stai tranquilla e respira» Mormorò ancora la donna. Summer cercò di calmarsi, prima dell'arrivo di Thomas. Non avrebbe mai voluto mostrarsi in quello stato, il primo giorno di lavoro, ma non aveva controllato le sue emozioni.

𝐷𝑎 𝑆𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒, 𝑃𝑒𝑟 𝑆𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora