VIII

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PARIGI, PRIMI ANNI DEL XVII SECOLO.

In un giorno in cui il cielo era terso e limpido, una folla diversamente confusa e fecciosa si accalcò indiscreta nei pressi d'una grossa pertica, intorno e sotto la quale s'accatastavano minacciosi tronchi pronti da ardere. A essa si trovavano legate, avvinghiate saldamente, due sporche, sofferenti, giovani donne, unite da un indissolubile legame di sangue.

Una di loro, affogando nel pianto, non faceva che implorare, esausta, affinché potesse ancora essere risparmiata.

L'altra, ormai remissivamente imperturbabile, riuscì, nonostante la minima mobilità rimasta, ad afferrare due piccole stecche dal legname che la circondava e giungendole a simboleggiare una croce, tramite del tessuto velocemente strappato dalle sue vesti, donò il manufatto alla sorella, porgendolo nella mano di questa e provando, chissà, ad acquietarla.

Il mormorio di quell'accozzaglia petulante sembrò ridursi al giungere del giudice inquisitore, che situatosi proprio davanti la pira srotolò una sgualcita pergamena rivolto verso la massa.

- Vi porgo il benvenuto, cordiali gentiluomini e donne che vi siete ivi riuniti, in data 13 Novembre anno Domini 1608, in piazza del mercato Vecchio, per assistere al volere di Nostro Signore tramite la pubblica esecuzione di estirpazione del male - una breve pausa concesse una collettiva esultanza, per poi l'ufficiale riprendere a disquisire fragorosamente.

- Fra tutte le eresie, la più grande è quella di non credere alle streghe e con esse, nel patto diabolico e nel sabba.

Nonostante in passato, si siano potute tranquillamente seminare le loro capacità ed i loro poteri, fin tanto che gli stessi fossero limitati a incantesimi e sortilegi ritenuti innocui, esse tessero sempre più, col tempo, nel dar sostanza alle attitudini maligne. - Sapendo che l'incompetente moltitudine che dinnanzi a lui si palesava lo avrebbe appoggiato e creduto in quelle infondatezze, fu fiero di riempirsi i polmoni prima di proclamare l'excursus esecutivo.

- Le autorità ecclesiastiche dei tribunali inquisitori nonché della Riforma, testé processano codesti due esemplari di genere femminile, sorelle, sospette di facoltà oltre natura, per le accuse di adorazione del demonio, rituale magico, maligno, veneficio, magia politica, sodomia, perversione e concubinaggio col diavolo, che hanno infine portato all'efferato omicidio dei rispettivi coniugi, i quali cadaveri sono stati rinvenuti, oltre che con evidenti segni di sanguinarie percosse, con la completa esportazione delle gonadi: cause ormai accertate dall'infernale fornicazione con le cedevoli carni decomposte.

A quel punto nessuna delle due condannate riuscì a mantenere la calma, sfociando in isteriche obiezioni e lamentandosi in maniera oltremodo straziante, pregando e cercando un'immaginifica scintilla di compatimento, soltanto per vedersi lanciare addosso ortaggi e arnesi vari, che la gente, durante certe manifestazioni, era solita portare appresso.

Lo spietato pretore non attese neppure pochi istanti prima di sovrastare le grida di afflizione delle prigioniere col proprio gelido e ottuso clangore.

- Le donne, a causa della loro debolezza e a motivo del loro intelletto inferiore, sono predisposte a cedere nella tentazione di Satana, al ché la modalità con le quali esse abbiano agito continuano nell'apparire oscure alla nostra concezione. Non volendo indugiare in altra forma, con ciò si determina che le eretiche vengano abbruciate in persona, abbruciate in effige e condannate alla eterna reclusione.

In quell'istante si mosse dalle labbra di una delle due sorelle un'unica monosillaba negazione, ma così atroce e lancinante nella sua acutezza, da risuonare perpetua nella mente di chi la udì.

L'altra egualmente in pena, nondimeno catturò l'attenzione pronunziando una sola commiserevole frase che, pregna della consapevolezza di un supplizio mortifero, declamava strepitante:

Rovhtàri e la dimora delle ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora