Quella stessa mattina, neppure troppo lontano, in una piccola casa due occhi gonfi e stanchi fissavano il vuoto fuori dalla finestra. Un uomo alto, possente, con una capigliatura del tutto scombinata e l'aria totalmente distrutta andava avanti e indietro per tutto il salotto e fissava con ansia il telefono di casa; sperando in una chiamata che non sarebbe mai arrivata.
Sul divano, Matthew, il figlio più piccolo, dormiva stremato anche lui dall'intensa notte appena trascorsa.
Il campanello suonò, facendo drizzare la testa, che stava ricurva sul tavolino, a quella povera donna che sembrava avesse già perso ogni speranza e si precipitò alla porta: – Hel! – ma il suo sguardo, che per un fugace attimo si era illuminato di speranza, si spense immediatamente non appena aprì il portone di casa.– Buongiorno, signora Blanc.
– Salve, detective Tourot, prego si accomodi – disse lei con un filo di voce.
Nella casa regnava il silenzio. Una pila di tazzine sporche di caffè riempivano il lavello. Qualcosa di grave era successa in casa poiché la signora Blanc non lasciava mai la sua casa in disordine, mai il lavello pieno di stoviglie sporche.
– Ci dica detective, notizie di nostra figlia Heloise? – Tourot fece un'espressione cupa – mi spiace signora, nessuna notizia di vostra figlia – sospirò – l'abbiamo cercata, ma attualmente non abbiamo avuto fortuna. Il che non deve essere vista del tutto come una cattiva notizia visto quello che sta succedendo ultimamente – fece una breve pausa prima di affrettarsi a dare una spiegazione sunqunto detto: – Due dei nostri migliori agenti, l'ispettore Doupont e il suo patner, il giovane Morel, sono morti questa notte. Sono momenti molto incasinati. So che le mie parole non vi sono di alcun conforto e che questo non è il momento più propizio, ma se me lo consentite, avrei alcune domande da porvi. – I due genitori dal cuore spezzato annuirono invitando l'agente a procedere.
– Bene. Sua figlia con chi era solita uscire? Oltre la scuola, che luoghi era consona frequentare, soleva andare da qualche amico, compagna, qualche parente magari?
– La sua migliore amica, Kimberly. Anche se ultimamente non si vedevano spesso, avevano litigato a quanto ne so – rispose la donna.
– Sa quale fosse il motivo della disputa?
– No, ne ignoro i motivi, sa... son robe da ragazzine, non ritenevo opportuno interferire nella vita privata di mia figlia, le ho chiesto naturalmente spiegazioni, ma non ho insistito più di tanto.
– Potrei parlare con questa ragazza? – così gli fu dato il numero e l'indirizzo di Kimberly. Con voce tremante la madre proseguì: – Heloise passa a casa la maggior parte del tempo, di tanto in tanto va a trovare la sua amica e se esce, la sera, esce sempre con lei, non frequenta molte persone è...una brava ragazza, piuttosto solitaria.
L'amore di mamma trapelò in quelle parole che cercavano di dimostrare al detective che se le fosse successo qualcosa, non era certo a causa di sua figlia, ma di qualcun altro, Heloise non avrebbe mai disubbidito alla legge.
Il detective comprese il tono di quelle parole e asserì col capo:– Ha mostrato comportamenti insoliti ultimamente?
– Di che tipo?
– Atteggiamenti inusuali. Era presente in famiglia? Teneva a stare sola, sembrava cupa, triste magari?
– No, tutt'altro. Ultimamente sembrava essere sbocciata, anche nel vestire, più appariscente, forse un tantino troppo appariscente, non approvo molto certi tipi di abbigliamento, non rende felice neppure mio marito, ma l'importante era vederla felice e più sicura di sé.
– Interessante. Le ha parlato di qualche ragazzo?
– No. Assolutamente. Me ne avrebbe parlato, noi parliamo di tutto.
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Rovhtàri e la dimora delle ombre
FantasíaHai mai sentito parlare di Incubi e Succubi? Abiette creature che si nutrono prevalentemente delle tue paure più intense, e per cibarsene, ti inducono a provarle in maniera feroce e spietata. L o r o sono i veri protagonisti di questa vicenda...