L'aria era come quella respirata dentro un sacco di tela spesso, consumata, faticosa da respirare, con un odore inclassificabile che però ti dà subito l'idea di stantio. Tutto intorno, un silenzio irreale, come quando finita la playlist del proprio I-pod resta solo il ronzio delle cuffie che non riproducono più alcun suono.L'aria di tempesta, tutto qui dentro era pronto a divampare in una catastrofica sciagura rovinosa.
L'oscurità di quel posto invadeva la qualsiasi come una pressa che, da un lato e dall'altro opposto, cercava di comprimerti l'anima eclissando ogni astro di luce.Mettendo con difficoltà un piede dopo l'altro, avanzavo, pur non vedendo nulla; sentivo solo la loro presenza che mai mi era stata tanto di conforto come ora. Inciampando su qualcosa, mantenni l'equilibrio o almeno lo credetti. Tutto di questo posto mi confondeva: indifferentemente il suolo che calpestavo ch'era sia al di sotto e contemporaneamente al di sopra di me e io ignara continuavo a camminarvi sopra e sotto, senza comprenderne la forza di gravità. Scagliai qualcosa col piede, qualcosa di leggero, come un barattolo vuoto verso... verso cosa? L'eco di quell'oggetto si perse nel buio.
D'un tratto, però, un brusio iniziato soffuso cominciò a rendersi sempre più tangibile. Scricchiolii, scoppiettii - causati dai passi irrequieti di creature ch'erano celati dal buio e, infine, sussurri fattisi sempre più forti, seppur incomprensibili - si udivano insopportabili attorno a noi; voci inespresse da troppo tempo impazienti di manifestarsi elargendo commenti sulla nuova arrivata: io.
Soffocata da quell'atmosfera, avrei voluto urlare per dimostrare a me stessa di respirare ancora, per sentire qualcosa che mi fosse familiare, per allontanare quell'angoscia che si era palesata fin dal primo istante al mio arrivo.
- Che... -"che posto è questo?" avrei voluto dire, non feci in tempo a concludere la frase che Aeglos mi fece segno di tacere.
Continuammo a camminare per minuti che parvero ore. Lui mi era alle spalle e Aeglos stava davanti a far strada in quel nero interminabile, alla cieca, nell'oscurità; con la costante paura che qualcosa fosse lì pronta ad aggredirmi e io incapace di difendermi.
Finalmente quello che era stato un lungo corridoio ombroso stava terminando e un piccolo varco di luce si presentava in lontananza. Quando la mia vista si riabituò alla luce, quello che vidi fu straordinariamente irreale. Quasi non vi era alcun suolo da calpestare, solo una lastra trasparente e opaca separava noi e il sottosuolo. I nostri passi non emettevano più alcun suono, come se il nostro peso fosse nullo, come se il suono non trovasse alcuna barriera sulla quale infrangersi.
Di fatto, eravamo circondati da un evanescente quarto stato della materia: un gas ionizzato che permeava tutto, che, perfino, costituiva tutto.Era come se fosse regolato da forze elettriche che definissero quell'ambiente; sfumature violacee tendenti al blu elettrico si manifestavano muovendosi in bande luminose mutevoli nel tempo e nello spazio, similmente tutto sembrava essere circondato da aurore polari.
Un campo visivo notevolmente bello per un posto che emetteva e trasmetteva terrore.
Questo impalpabile e colorato nulla denso che ci circondava, in lontananza, acquisiva forma: enormi montagne s'innalzavano tutt'intorno, scoscese e ripide simili a cascate immobili.Alti edifici si mischiavano ed elevavano tutt'uno con questi monti che li avvolgevano e al contempo sostenevano: avevano forme che parevano torri di castelli, alte, sterili, assottigliate, si innalzavano in alto e si perdevano in nuvole d'incorporee nebbie. Portali, che parevano marmorei, fluttuavano qua e là nel bel mezzo del niente, circondati talvolta da tubolari vortici trasparenti che parevano comparire da quel suolo inesistente e venivano attraversati da scie luminose simili a cariche elettriche in continuo movimento, come fossero lampade al plasma. Questi suggestivi e sottili filamenti di scariche elettriche luminose comparivano a intermittenza simili a sottili archi voltaici, mai nello stesso posto.
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Rovhtàri e la dimora delle ombre
FantasyHai mai sentito parlare di Incubi e Succubi? Abiette creature che si nutrono prevalentemente delle tue paure più intense, e per cibarsene, ti inducono a provarle in maniera feroce e spietata. L o r o sono i veri protagonisti di questa vicenda...