Quando fummo estremamente vicini alla vecchia che sghignazzava ormai convinta della sua vittoria, egli gridò:
- TRE! - e io, inconsapevole di quel che facevo ma spinta dalla frenesia del momento, accompagnata da quel fievole consiglio che mi era parso come l'aggancio tirato al volo al quale aggrapparmi prima di cadere in un abissale precipizio, velocemente le trapassai il torace con quell'oggetto acuminato e un urlo straziante si elevò per tutta l'area circostante.
Ella fu dunque risucchiata, così com'era spuntata, da quel vortice creatosi al suo arrivo.- È finita. Stai bene? - disse con voce premurosa poggiandomi per terra.
- Sì. Ma Maraud... - il mio sguardo si rivolse a Lui, immobile per terra, entrambi fummo davanti al suo corpo.
- Non è morto, ci vuole ben altro per ucciderlo, ma di certo non se la passa bene. È ridotto in un ammasso informe, quasi tutte le ossa sono incrinate e alcune completamente rotte.
Lo prese delicatamente da terra e se lo mise in braccio.
- Vieni, dobbiamo raggiungere la torre lassù... Con un poco di fortuna troveremo quel che ci serve per rimetterlo in sesto.
Così, Aeglos che sosteneva il corpo inerme di Maraud e io che faticosamente mi reggevo in piedi ma che mi feci forza ugualmente senza obbiettare, riprendemmo il cammino verso la torre.
- Cos'era quella cosa?
- L'Aisha Kandisha. È uno jinn, cioè uno spirito che si manifesta con le sembianze quasi sempre di una bella donna, solitamente non è aggressiva, si diverte a dilettare e a volte ad approfittarsi degli uomini belli e fascinosi come me, ma con te è stato diverso. La tua presenza l'ha inviperita, non so per quale motivo ancora, ma lo scoprirò.
- È quello che mi chiedo anch'io.Arrivammo ai piedi di quell'altissima torre marmorea, nella quale vi era una sola apertura centrale formata da un grosso arco tenuto da due grandi e scolpite colonne, raffiguranti dei grossi e travagliati rami che s'intrecciavano tra loro come fossero ramoscelli d'edera, ai quali erano attaccate foglie zigzagate e grosse spine robuste.
Non vi era alcun portone a chiuderne l'interno, ma se si prestava attenzione, si poteva notare, sebben di un colore molto più chiaro rispetto il precedente portale, una massa liquida in movimento che faceva da barriera.Attraversare quella sostanza fu pari a infilarsi in una bavosa, viscida, sostanza umidiccia, così ne fummo risucchiati dentro come se avessimo attraversato una gigantesca gelatina.
- Questo che abbiamo appena oltrepassato, è un portale. Esso è presente all'apertura di tutte le torri qui presenti e solitamente ti trasportano in una zona di cui tu necessiti. Anche se è un po' complicato...
- Oh... - esclamai sorpresa - perché complicato?
- Come ho detto, ti portano dove ti necessita andare, non dove desideri andare. E non sempre le due cose coincidono, fidati...
- E dove siamo capitati quindi?
- Siamo in quella che possiamo definire un'infermeria.
- Oh beh, ma è perfetto allora.Guardai il viso contrito di Maraud.
Camminammo dentro una grandissima stanza circolare, circondata da mura bianchissime, tanto da dar fastidio alla vista stessa, spezzata da quel monocromatico colore solo nella pavimentazione che presentava delle mattonelle a forma di rombo, di marmo grigiastro con delle sfumature argentee più scure.
Non un mobile, non un oggetto a adornare le pareti, tutto era asettico e vuoto. Il tetto era altissimo, pareva elevarsi di diverse centinaia di metri in altezza. L'unica cosa presente in quella stanza era una grossissima cilindrica colonna alla quale era attaccata un'infinita scala a chiocciola formata da gradini piccolissimi, che iniziammo a salire. Il silenzio regnava, si sentivano solo i nostri passi echeggiare e disperdersi nell'immenso vuoto del posto. Di tanto in tanto, nella parete esterna, vi era qualche piccola fessura che ne faceva da finestra, ma tutto quello che potevi scorgere al di fuori di essa era un profondo e scuro buio, nient'altro.Salimmo quelli che mi parvero un migliaio di scalini. Aeglos sempre con Lui tra le braccia, che non si muoveva e restava lì come corpo immobile assopito in un lungo e incessante sonno, saliva senza la minima fatica, probabilmente abituato a percorrere quella vasta scalinata, e, accanto, io che, oltre ad avvertire una certa fatica, fremevo dalla voglia di arrivare a quella cosiddetta infermeria e vedere qualcosa di diverso da quell'interminabile bianco opprimente.
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Rovhtàri e la dimora delle ombre
FantasyHai mai sentito parlare di Incubi e Succubi? Abiette creature che si nutrono prevalentemente delle tue paure più intense, e per cibarsene, ti inducono a provarle in maniera feroce e spietata. L o r o sono i veri protagonisti di questa vicenda...