XVIII

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Descrivere come mi sentivo in quell’istante era troppo complicato, basti sapere che avevo come una macchia d’inchiostro indelebile sul cuore, che lo inscuriva, traumatizzava e gli impediva di provare qualsiasi fonte di felicità.
Quando tornammo da Maraud, il silenzio era piombato su tutti noi. Io, incapace di formulare qualsiasi pensiero razionale, Aeglos doveva essere rimasto scosso dalla funzione perché da quel momento non fece più un fiato e Lui, perpetuava il silenzio mantenendosi in attesa di chissà quale cosa.
Quella sera, una brezza leggera e fresca attraversava l’aria facendo ciondolare le mie ciocche rosse. Era appena sprofondato il sole e sedevo con le gambe giunte al petto in un abbraccio che io stessa mi procuravo, per terra, osservavo il vuoto. Lui si allontanò per saziare la sua fame, ce l’annunciò invitandoci a cibarci in sua compagnia, ma il modo con il quale questo doveva succedere mi ripugnava facendomene vergognare; sentendomi comunque sazia di tutto il dolore che avevo accumulato durante tutta la giornata, rifiutai senza indugio l’offerta. Aeglos rimase con me, probabilmente per tenermi d’occhio.
Passò all’incirca un’ora, di Lui nessuna traccia. Chissà quali atrocità e a chi, le stava affliggendo.
Aeglos mi si sedette accanto mentre guardava il cielo, poi con voce calma, lenta e sommessa disse: – Stanotte accadrà un fenomeno celeste raro. Si capisce da com’è luminoso il cielo benché dovrebbe essere già scuro, invece è talmente illuminato da non farlo sembrare neppure un cielo notturno. Questo accade per un motivo… - s’interruppe e mi guardò cercando di capire se stessi prestando attenzione, il mio sguardo era rivolto al cielo, questo gli bastò come conferma, quindi proseguì: – accade che il pianeta Venere e quello di Marte si allineino. Alcuni chiamano questo evento come il bacio dei due amanti, in quanto la mitologia racconta dell’amore appassionato tra i due dei, per l’appunto, Marte e Venere. Venere è l’oggetto più luminoso del cielo dopo il Sole e la Luna, perciò è il pianeta più visibile. Spesso viene denominato Stella della Sera. Per questo motivo, si narra che esso venga circuito dal Sole, dichiarandolo di sua proprietà, divenendo l’amante perfetto sostitutivo alla Luna. Venere d'altronde è… – fece una pausa e volse il suo sguardo su di me – l’incarnazione pura della bellezza: una giovane donna, con i lineamenti delicati, due occhi grandi e splendenti, capelli come la seta, con un corpo anatomicamente perfetto, una bocca carnosa e rosea, che non potrebbe non attrarre vorticosamente al richiamo dall’essere baciata  – fece una pausa continuando a guardarmi intensamente come se dalla descrizione della Dea fosse invece passato a parlare di me, sostenni il suo sguardo pochi secondi prima di voltarmi, non riuscendo a mantenerlo  per l'intensità con la quale mi guardava dritto negli occhi, ma lui continuò nel suo discorso :
– un profumo dolce, vellutato, come quello che avrebbe un angelo. Tutto di lei attira. Una così bella donna è contesa tra molti, ma solo uno può vincere le sue grazie. Poi c’è Marte, l’incarnazione del giovane aitante, fiero, virile, energico. La sua energia ha a che fare con la sua forza, aggressiva o difensiva, l’affermazione di sé, l’incontrollata rabbia, l’energia vitale o sessuale, la prestanza fisica e muscolare. Connubio perfetto miscelare in una coppia questi due Dei non credi?  L’amore e la guerra, l’uomo e la donna, che s’incontrano e scontrano, ma che si completano.
Marte, in astrologia, fa parte dei cosiddetti “pianeti personali”, come anche la Luna e il Sole, Mercurio e Venere invece, sono tutti al servizio dell’IO solare. Quindi seguendo questa credenza, Marte è al Sole che deve appellarsi, e se esso reclama la sua bella Venere, è al Sole che andrà lasciata e consegnata.

La sua voce era pacata e piacevole da ascoltare, era riuscito a calmare il mio stato d’animo inquieto, lasciandomi a mirare il cielo mentre la mia mente prese a immaginare la figura di una bellissima donna contesa tra due forti uomini. Fu un piacevole diversivo ai pensieri cui avevano preso posto che mi lasciavano sconfinare nel baratro.

Un piccolo gatto, in fondo la strada, era acquattato tra l’angolo di un muro e il cassonetto dei rifiuti. Il suo stato d’allerta era camuffato da un atteggiamento rilassato mostrato dalla sua posizione accovacciata, pur mantenendo lo sguardo insistentemente su qualcosa; probabilmente il suo intento era quello di cacciare ciò che aveva scelto come sua preda. I felini sono predatori subdoli e letali, ognuno di essi ha tecniche e potenzialità differenti. Nelle civiltà precolombiane, specialmente nel popolo Maya, il giaguaro ad esempio, era considerato come una divinità. Il suo nome “yaguar”, così come viene denominato nella lingua degli indios guaranì, significa “colui che uccide con un salto”. Quel paffuto gatto, seduto in attesa che la sua preda, ormai conscia di non avere alcuna via di salvezza se non starsene intanata nelle profondità del suo rifugio sperando solamente nella possibilità che il suo predatore potesse stancarsi e andarsene, era lì per balzargli addosso e deliziarsi con la sua carne.
Se, accidentalmente, la povera bestiola per un caso fortuito fosse riuscita a scamparla, il gatto, non rimarrebbe a digiuno, anzi ne individuerebbe subito un’altra. Magari scegliendo quel piccolo scoiattolo che squittisce sulle fronde di un bellissimo castagno. Questi animali sono in grado di cacciare anche sugli alberi. La vista acuta gli dà la possibilità di colpire al crepuscolo o nel cuore della notte, quindi neppure se il piccolo roditore volesse sfruttare le zone in ombra favorite dalla scarsità della luce potrebbe cavarsela, poiché appunto, la vista e l’udito guidano lo spietato predatore dritto dalla preda.
Osservare quella comune scena di rimando mi fece pensare come similmente, una Succube, una di loro, una come me, avesse sempre la meglio sulla sua vittima. Non importa se un essere umano fortuitamente riuscisse a salvarsi perché ne subentrerebbe un altro e un altro ancora, a occuparne il posto.

Chissà Maraud quante prede stava facendo fuori in quello stesso momento prima di ritenersi appagato e sazio.
Interrompendo quella valanga di concetti che avevano ricondotto nuovamente all’epilogo di un triste pensiero: – Come stai? – la sua domanda mi stupì. Pensavo che creature come loro non potessero essere compassionevoli nei riguardi di nessuno, eppure quella sera, oltre alla loquacità condotta con un tono di voce quieto e rassicurante, la scelta di narrarmi una mitologica storia, lo sguardo carico che mi dedicava e infine quella domanda, mi fece ricredere.

– Non bene – mi limitai a rispondere.
Lo fece sembrare un gesto involontario, ma probabilmente era ben premeditato, avvicinò la sua mano alla mia sfiorandola appena, lasciandola là attaccata alla mia, come a volermi infondere coraggio.

– Hai detto che questo fenomeno di allineamento è importante, per quale motivo?
– Ci permette l’accesso al Nostro mondo – così dicendo incluse anche me in quello che lui riteneva il suo mondo.
Senza che ne avvertissimo la presenza, Lui tornò e, notando la sua mano tenere la mia, raggelò Aeglos con uno sguardo intimidatorio; egli conseguenzialmente ritirò fulmineo la mano, piombò il silenzio.



Rovhtàri e la dimora delle ombreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora