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Stavamo sfrecciando lungo la strada principale, fiancheggiata dai negozi che uno a uno cominciavano ad abbassare le serrande. Erano circa le nove di sera e ad essere aperti erano solo i ristoranti, i pub e i chioschi lungo la strada. Le persone stavano uscendo dagli uffici e dai più svariati posti di lavoro per riversarsi in strada e godersi un ottimo pasto in qualche locale e passeggiare lungo i vialoni dagli alberi spogli. Con la coda dell'occhio vedevo le luci della strada brillare attraverso il finestrino al quale avevo appoggiato la testa per sentirmi il più lontana possibile da lui. Aveva ancora la mano sulla mia coscia, posata lì con finta nonchalance quando avevamo lasciato il dormitorio degli Nct, e non l'aveva spostata di un solo millimetro in tutto quel tempo. La sua carne contro la mia era come fuoco liquido che scioglieva ogni terminazione nervosa e ogni briciolo di autocontrollo che stavo cercando di impormi da quando lo avevo visto poco prima. Avevo i nervi a fior di pelle, non riuscivo quasi a respirare per l'attesa di qualcosa che non sapevo se sarebbe mai arrivato. Quella situazione di stallo in cui nessuno parlava, nessuno si muoveva e sembrava che nessuno respirasse mi stava mandando fuori di testa.

Hyuna: Ti decidi a levare questa mano? - chiesi sprezzante togliendo con uno strattone la gamba da sotto la sua mano.

Chan: Perché dovrei? - chiese con noncuranza afferrando nuovamente la mia gamba, portandoci nella stessa posizione di poco prima. Le sue dita accarezzavano gentili la mia pelle infuocata facendomi salire dei brividi lungo la schiena.

Hyuna: Perché non stiamo insieme e non hai il diritto di toccarmi - gli diedi uno schiaffo sulla mano a mia disposizione convincendolo a toglierla - anzi, forse non siamo mai stati insieme - sputai fuori le ultime parole con amarezza.

Chan: Non dire così - si stava irrigidendo. Tutto il corpo era teso e i muscoli in vista delle braccia si erano gonfiati.

Hyuna: Non ti piace sentire le cose come stanno? - gli rivolsi una smorfia amara.

Chan: Non mi piace sentire le stronzate.

Hyuna: Stronzate? - ero allibita - quale parte del mio discorso sarebbe una stronzata?

Chan: Quella secondo cui non siamo mai stati insieme.

Sbuffai, stanca e annoiata da questa nostra ennesima discussione. Appoggiai nuovamente la fronte contro il finestrino freddo e cercai di non pensare alla vicinanza tra me e lui. Chiusi gli occhi, affondando sempre di più il corpo nella felpa di Chan e nel sedile dietro la mia schiena. Se mi concentravo abbastanza sui rumori del traffico e sulle voci delle persone che mi arrivavano attraverso il finestrino potevo anche immaginare di essere da tutt'altra parte. Con questo pensiero in testa riuscii a rilassarmi abbastanza da scivolare in un sonno leggero, tormentato, però, dalle mani di Chan che immaginavo su di me, la sua bocca che sognavo mi baciasse ovunque e le sue mani che prendevano ogni fibra del mio corpo.
Mi svegliai diverse volte durante il tragitto. Ogni volta che aprivo gli occhi e mi giravo brevemente verso Chan lo vedevo guidare tranquillamente, con una postura rilassata e quella visione tanto bastava alla mia mente stanca per rimettersi a dormire.

Hyuna, svegliati, dobbiamo andare...

La voce di Chan si fece largo tra gli strati di incoscienza che ancora mi tenevano ancorata ai sogni. Quello era l'unico momento in cui la parte razionale si assopiva e l'inconscio dava il meglio di sé. Era il motivo per il quale non volevo mai svegliarmi e al tempo stesso volevo farlo con tutte le mie forze.

Una mano sul mio braccio mi scrollo' gentilmente convincendomi ad aprire piano un occhio. Una forte luce sopra la macchina mi costrinse a richiuderlo subito e stringere forte entrambi per quell'improvvisa intromissione.

Chan: Ehy, dobbiamo andare - mormorò piano per non urtare la sensibilità del mio udito data dal sonno. Posò una mano sulla mia testa, accarezzandola gentilmente.

Call me Daddy || BangChanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora