Call me Daddy || BangChan

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Sarai mia per tutta la notte.

Quelle parole non volevano uscirmi dalla testa. Me lo aveva detto con uno sguardo che non ammetteva repliche ma che, soprattutto, sapeva non mi sarei opposta. Questa sua sicurezza mi spaventava più di ogni altra cosa perché, apparte tutto, io lo amavo e questa cosa non sarebbe cambiata tanto in fretta.
Mentre scendevamo dall'aereo e ci incamminavamo per l'aereo semi deserto, cercai di rimanere il più possibile lontana da lui. Ero già troppo fragile e non mi serviva anche il potere che riusciva ad emanare standomi vicino. Camminavo svelta davanti a lui. Non mi serviva girarmi per sapere che non mi perdeva di vista un attimo, sentivo i suoi occhi penetranti su di me. Non appena misi piede fuori dalla struttura di metallo mi investì l'odore di sale e una leggera brezza marina arrivò al mio viso. Quell'odore mi ricordava molto la mia città di nascita, anch'essa situata sul mare. Respirai a pieni polmoni l'odore familiare e lasciai che i ricordi mi riempissero la mente facendo spuntare un sorriso sulle mie labbra.

Chan: Perché sorridi? - mi si affianco' mentre tenevo gli occhi puntati sul cielo notturno e pieno di stelle.

Hyuna: Perché mi mancava quest'odore - puntai gli occhi nei suoi - mi ricorda casa.

Chan: Vieni qui - mi attirò a sé con un leggero strattone prendendomi tra le braccia, circondandomi con il suo profumo. Affondai il naso nell'incavo del suo collo e inalai il suo odore inconfondibile.

Hyuna: Anche questa è casa... - sussurrai così piano da non essere sicura di averlo detto davvero. Se mi fosse sfuggito davvero dalla bocca sembrava non essersene accorto.

Chan: Che ne dici se adesso andiamo in hotel? - mormorò con voce calda.

Hyuna: Sai, sembri fin troppo preparato per aver deciso su due piedi di rapirmi - calcai l'ultima parola con sarcasmo velato. In parte ero seria e il fatto che avesse già programmato tutto mi faceva sospettare che non fosse così improvvisata la cosa.

Chan: Chi può saperlo - mi baciò la fronte staccandosi da me per prendermi la mano e guidarmi nel parcheggio fino ad una bellissima berlina nera.

Hyuna: Ovviamente hai pensato anche alla macchina - alzai gli occhi al cielo.

Chan: Lo sai che mi piace essere sempre preparato - apri' lo sportello del passeggero invitandomi ad entrare. Mi misi comoda sul sedile. Quando lo vidi abbassarsi per allacciarmi la cintura lo fermai con una mano sul petto.

Hyuna: Smettila di fare questa cosa - sbuffai sonoramente allacciandomi la cintura.

Vidi la sua espressione contrariata mentre si rimetteva dritto e chiudeva lo sportello con un tonfo.

Hyuna: Guarda se mi tocca sempre combattere con un bambino maniaco del controllo - mormorai tra me e me mentre Chan faceva il giro della macchina e veniva a sedersi vicino a me. Assicuratosi che fosse tutto a posto accese il motore e parti', lasciandosi l'aeroporto alle spalle.

L'orologio sul cruscotto segnava le 23:05. Le strade erano quasi del tutto deserte e non si vedeva anima viva lungo i parciapiedi. Faceva freddo, era tardi e nessuno, sopratutto in una località di mare, si avventurava in giro a quell'ora. Dentro la macchina c'era silenzio, nessuno apriva bocca cercando di rompere il ghiaccio. Rimasi al mio posto, guardando fuori dal finestrino per non cedere alla tentazione di girarmi verso di lui. Il tragitto verso l'albergo fu breve.
Chan fermò la macchina davanti ad una struttura situata proprio sulla spiaggia. Da dove ci trovavamo potevo già vedere il mare. Posandomi una mano alla base della schiena mi condusse all'interno, in un'atmosfera di grande eleganza dai toni marini. Si sentivano solo i nostri passi sul pavimento di marmo chiaro. Passammo davanti a una serie di divanetti e a una porta che sembrava condurre all'ala adibita a ristorante. Ci avvicinammo al bancone della reception. L'uomo che si trovava lì dietro, quando si accorse della nostra presenza si alzò in piedi sistemandosi il vestito perfettamente stirato.