Il mal di testa, dovuto ai vari bicchieri bevuti ieri sera, si presenta più forte che mai quando apro gli occhi.
I raggi del sole si insinuano tra le fessure delle tapparelle e colpiscono dritto i miei occhi.Con non poca fatica mi alzo dal letto per poi dirigermi in cucina, dove subito apro il mobile per i medicinali. Qui dentro è presente di tutto, farebbe invidia persino a una farmacia, ne sono sicura.
Prendo l'aspirina e, anche se so che è solo la mia mente a farmelo pensare, già mi sento meglio. Guardo l'orologio e noto che sono quasi le 13, non si può dire che ho dormito molto anche perché a casa sono tornata verso le sei.
Dopo aver contemplato per un po' la parete della cucina, che all'improvviso è diventata piuttosto interessante, vado in camera e tolgo il caricabatterie dalla presa.
Quando accendo il telefono, noto che questo non si è caricato, o almeno, è solo al 30%. Maledico quel vecchio caricabatterie che ormai non è capace né anche di fare l'unica cosa che dovrebbe fare, ma la colpa è anche mia visto che dopo anni mi ostino a non comprarne un altro.Sbuffo rumorosamente e ri-collego di nuovo la spina sperando che questa volta vada meglio e poi mi dirigo in bagno. Il getto di acqua tiepida scorre sul mio corpo e subito mi rilasso quando l'odore del bagnoschiuma inonda le mie narici. Indugio sotto la doccia regalandomi un po' più di pace prima di andare a badare a quella peste di mio cugino.
Mia zia, ormai cinquantenne, circa tre anni fa ha deciso di partorire il suo quarto figlio dando alla luce un piccolo mostriciattolo combina guai, Damon.
Il nome, già dice tutto.
Mina, la mia migliore amica, già patisce quelle povere ragazze che lo incontreranno.Senza offesa. Ovviamente.
Quando esco dal box doccia con una mano tolgo dallo specchio l'umidità che si è creata notando come anche i miei capelli abbiamo preso una forma più gonfia del solito. Dopo essermi asciugata e vestita prendo la piastra e inizio a lisciare i miei capelli dandogli un aspetto almeno decente.
Anche se non ne sono capace.
Dopo un'ora sono fuori casa in cerca di un taxi. Mentre attraverso la strada una macchina passa a tutta velocità e pur fermandosi di colpo non riesce a non colpire la mia gamba.
In un attimo perdo l'equilibrio e mi ritrovo a terra mentre fisso il cielo sereno.Il conducente, però, ha almeno la decenza di fermarsi e scendere dall'auto.
A raggiungermi è un ragazzo, più o meno della mia età, che mi rivolge uno sguardo preoccupato.«Scusa, non ti aveva vista. Mi dispiace, non sono mai sbadato alla guida» inizia a blaterare velocemente.
Mi porge la sua mano per aiutarmi ad alzarmi e riluttante faccio finta che non sia stato gentile.«Non so chi te l'abbia data la patente ma sta certo che quel giorno non era in sé» dico prima di alzarmi senza accettare il suo aiuto. Un dolore acuto alla gamba mi porta a genere e quasi perdo l'equilibrio. Quasi, perché, maglia bianca, poggia il suo braccio dietro la mia schiena sorreggendomi.
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𝗙𝗢𝗥𝗠𝗨𝗟𝗔 𝗨𝗡𝗢 • 𝗜𝗠𝗠𝗔𝗚𝗜𝗡𝗔
Short Story[LE RICHIESTE SONO APERTE] Questa raccolta nasce per puro divertimento. Con quello che scrivo non voglio mancare di rispetto ai piloti o a chi lavora in questo sport.