Ricordo ancora le emozioni che provai dentro di me quando vidi Pierre per la prima volta. È successo quattro anni fa, ma da quel momento ho capito come ci si sente ad essere amati.
Ero sorpresa dal fatto che qualcuno volesse davvero volermi nella sua vita.
Essere in un orfanotrofio è una vera e propria sfida. Ogni giorno combatti contro le ingiustizie che sorgono lì dentro e cerchi di resistere, nella speranza che qualcuno ti noti e decida di portarti con lui
In un orfanotrofio vigono delle regole ferree ed il terrore di essere puniti per non averle rispettate.
L'unica cosa bella sono gli altri bambini, che diventano la tua famiglia, il motivo per cui ti diverti ed evadi dai pensieri negativi.
Perché l'unica domanda alla quale nessuno di noi poteva sfuggire era: perché la mia mamma non viene a prendermi?
Ciò fino a quando non cresci e reprimi sempre di più le tue emozioni fino a farle scomparire. Diventi un robot che esegue movimenti meccanici ogni singolo giorno, senza mai interrompere quella routine.
Poi, mentre tutto diventa nero e la speranza sembra persa, improvvisamente il colore inizia a prevalere di nuovo e vedi una persona in lontananza che si avvicina a te e ti tende la mano.
Esplori il mondo, lo scopri, e non ti capaciti di come hai vissuto fino a quel momento senza sapere come ci sente a vivere per davvero.Perché è questo che impari una volta fuori di lì: vivere.
Pierre mi ha accolto nella sua vita il 18 agosto del 2019, il giorno del mio nono compleanno. Avevo ormai perso le speranze e non speravo più che qualcuno notasse i miei occhi caleidoscopio e i capelli neri come la pece.
Ero particolare e per questo definita "strana", non mi sorprendeva il fatto di non essere mai stata scelta da qualcuno. E inoltre ero troppo grande, solitamente i genitori che venivano in orfanotrofio preferivano adottare bambini più piccoli. Avevano paura che noi "grandi" combinassimo troppe marachelle o che disubidissimo.
Lui, però, al contrario di tutte le altre persone che erano venute in orfanotrofio trovò quelle caratteristiche, che per me erano difetti, in qualcosa di bello. Non si curò né di come io potessi apparire agli altri, né di quale fosse la mia età.
Mi fece sentire speciale quando mi disse di non aver mai visto una bambina più bella di me.Aveva solo ventiquattro anni e tutta la vita davanti. All'inizio non compresi il motivo per quale aveva deciso di intraprendere questo percorso, d'altronde se avesse voluto avere una famiglia avrebbe avuto ancora molti anni avanti a sé per realizzarla.
Poi, però, abbi la risposta che da tempo cercavo:
aveva deciso lo stesso di intraprendere questo percorso per donare un sorriso a chi non si ricordava più come si facesse.Eppure, fin quando non uscì dal quel posto, pensavo di saper come si sorride.
La sua vita è caotica: viaggia per il mondo, guida una monoposto di Formula Uno velocissima, si allena duramente e non ha paura di osare.
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𝗙𝗢𝗥𝗠𝗨𝗟𝗔 𝗨𝗡𝗢 • 𝗜𝗠𝗠𝗔𝗚𝗜𝗡𝗔
Short Story[LE RICHIESTE SONO APERTE] Questa raccolta nasce per puro divertimento. Con quello che scrivo non voglio mancare di rispetto ai piloti o a chi lavora in questo sport.