𝖨𝗇𝖿𝗂𝗅𝗍𝗋𝖺𝗍𝗈

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Guardo per un'ultima volta la mia figura riflessa allo specchio

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Guardo per un'ultima volta la mia figura riflessa allo specchio. È inutile che io continui a sistemarmi, oggi sembro un rospo più degli altri giorni.
Il che non mi sorprende visto che mi sono addormentata alle tre solo per vedere How I met your mother.

Sbuffo rimettendo al loro posto tutto ciò che ho utilizzato: forcine, spazzola e trucco. Almeno sono vestita in modo decente. 

Un suono, che annuncia l'arrivo di una notica, attira la mia attenzione e prendo il telefono per controllare di chi si tratta: è George.

Tra un'ora sono da te.

Sorrido al suo messaggio e gli rispondo velocemente. Questo sarà il nostro primo appuntamento. Io e George ci siamo conosciuti circa cinque mesi fa, ma solo venerdì scorso abbiamo entrambi trovato il coraggio di fissare un appuntamento per stasera. 

Raggiungo la mia camera andando verso l'armadio per posare tutti i vestiti puliti che, da giorni, giacciono su un lato del letto.
Non ricordo di averla lasciata così, penso quando noto l'anta dell'armadio aperta.
Mi sono vestita circa quaranta minuti fa e ricordo di non averla lasciata aperta.

Non ci presto troppa attenzione e torno a riporre i vestiti al loro posto.
In questo periodo sono più imbranata del solito e dimentico tutto con una velocità davvero impressionante.

«Hai dei calzini orrendi» mi giro di scatto appena sento una voce provenire dalle mie spalle.

«Chi ti ha fatto entrare?» gli domando mentre poggio una mano sul petto. Sento il cuore a mille per colpa dello spavento.
Il ragazzo sul mio letto mi guarda con un sorriso furbo sul volto.
«Mark» piccolo mostriciattolo, dopo non mi scappa.

Giuro che lo ammazzo.

«Ho incontrato anche tua madre, capisco perché sei così bella» la mia bocca assume la forma di una "o" e non so se ciò sia dovuto dal fatto che ha incontrato mia madre, facendo poi un apprezzamento su di lei davanti a me, o perché ha detto che sono bella.

Forse più la prima ragione.

«Andiamo fragolina, non fare questa faccia» emetto un piccolo sbuffo dopo la sua frase.
«Smettila di chiamarmi così, è irritante» da quando conosce la mia completa ossessione per questo frutto mi chiama così.

Cammino per la stanza finché non guardo la scrivania, sembra che su di essa sia scoppiata una bomba.
Cerco di sistemare anche se sembra che io stia solo peggiorando la situazione.

L'ordine non fa assolutamente per me. 

«Sai bene che non lo farò» dice con uno stupido sorriso sul volto. Giuro che lo prenderei a schiaffi pur di non farlo sorridere.

«È inutile che sistemi. Ho già ispezionato mentre non c'eri» mi volto verso di lui appoggiandomi alla scrivania dietro di me.
Non l'ha fatto davvero.
«Trovato qualcosa di tuo gradimento?» lo osservo attentamente facendo scorrere i miei occhi per tutta la figura.

La maglietta che indossa è attillata e mostra i suoi addominali dovuti al continuo allenamento. Scuoto la testa e prometto a me stessa di non far ricadere, di nuovo, il mio sguardo sul suo corpo.

Mette la sua mano in tasca per poi cacciare qualcosa da essa. Non capisco di cosa si tratti visto che la sua mano è chiusa.
«Non vieni a vedere cos'è?» si sistema meglio sul letto per lasciarmi dello spazio vicino a lui.

I movimenti che compio sono dettati solo dalla mia stupida curiosità.

Mi sposto nella camera e lo raggiungo lì, sul mio letto. Mi siedo e sono pochi i metri di distanza tra di noi.
Sento un calore propagarsi dentro di me e osservo, quasi incantata, la sua mano. Più precisamente, osservo le vene che si sono formate.

Ha una bella stretta intorno a qualunque cosa stia mantenendo.

Sospiro e così fa anche lui prima di aprire la mano, quasi come un fiore quando sboccia. 
Arrossisco violentemente quando scopro di cosa si tratta: la mia mutande.

E non delle semplici mutande, non una di quelle imbarazzanti con sopra i pupazzetti, bensì quelle di pizzo rosso.

Non ho il tempo di dire altro che la porta si apre rilevando la figura di Mark. Noto i suoi occhi scrutare attentamente noi due sul letto e, prima che i suoi occhi si posino sull'indumento intimo, metto la mia mano su quella di Charles. 
È il primo contatto che abbiamo dopo quella sera e la sensazione è piacevole allo stesso modo.

Stasera devo uscire con George e ora sono in camera mia con un altro ragazzo che, per di più, è un suo collega di lavoro.

Sento i suoi occhi su di me, lo vedo con la coda dell'occhio, ma non mi giro anch'io verso di lui per la paura di perdermi in quel verde capace di tramortirmi. 

Mi alzo velocemente ponendo fine al contatto tra di noi e rimettendo la distanza necessaria. Spero solo che il piccoletto davanti a me non si sia fatto strane idee.

Ci manca solo che vada da nostra madre e che della sua bocca esca qualcosa di troppo. Non mi sorpenderebbe.

«Sono arrivate delle rose per te» socchiudo la bocca non sapendo cosa dire.
«Che rose?» dico dopo essermi schiarita la voce.
«Non lo so, un ragazzo le ha portate qui» probabilmente il fioraio dietro casa nostra.

«C'è un bigliettino ma giuro che non l'abbiamo letto, né io né mamma» annuisco pensierosa. Non potrebbe essere George, d'altronde non avrebbe senso visto che tra meno di un'ora usciamo insieme.
Mark esce dalla stanza e io mi volto verso il monegasco sul mio letto.

«Qualche idea?» scuoto il capo.
«Quando capirai di chi si tratta contattami» fa uno dei suoi soliti occhiolini e alzo gli occhi al cielo.
Successivamente, si alza avvicinandosi a me per poi depositarmi un bacio sulla guancia. 

Il contatto dura pochi secondi eppure sento le mie gote arrossarsi in un attimo. Sono sicura che l'abbia notato anche lui.

«Ciao» sussurra prima di uscire dalla stanza e lasciarmi da sola.
«Ciao» dico anch'io anche se non può più sentirmi, già ha chiuso la porta dietro di sé.

Esco dalla stanza e mi dirigo verso la cucina. Quando entro subito noto il mazzo di rose che, premurosamente, è già stato messo in un vaso con dell'acqua.

Invece di rimuginare su chi possa essere, leggo direttamente il bigliettino presente tra le rose.
Dubito sul fatto che Mark e mia madre non l'abbiano già letto.

Raccolgo il biglietto tra esse e ne leggo il contenuto.

"Non saranno mai belle come te, fragolina

- CL"

















Spazio autrice

Vi ringrazio per le stelline che continuate a lasciare e per tutte le letture, non sapete quanto mi renda felice vedere che vi piace ciò che scrivo 🫶🏻.

𝗙𝗢𝗥𝗠𝗨𝗟𝗔 𝗨𝗡𝗢 • 𝗜𝗠𝗠𝗔𝗚𝗜𝗡𝗔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora