𝖥𝗈𝗋𝗍𝖾 - 𝗉𝗍.2

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CHARLES' POV

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CHARLES' POV

Indosso la giacca nera senza guardarmi allo specchio. Non importa come appaio agli occhi degli altri, perché dentro di me, tutto è già distrutto.
Luisa se n’è andata, mi ha lasciato, durante quella notte. La nostra ultima notte insieme.

Mi aveva chiesto di tenerla stretta. Forse entrambi sapevamo che non ci sarebbe stata un’altra occasione. Quando il suo battito cessò, compresi che anche il mio cuore stava già iniziando a spezzarsi.

«Sei pronto?»
La voce di mia madre mi raggiunge dalla porta della camera. Non rispondo subito. Non ce la faccio. Sento gli occhi bruciare mentre fisso il pavimento.
«Va bene se ti dico che non sono pronto?» le chiedo, senza guardarla.

Se incrociassi i suoi occhi, sarebbe la mia fine. Quegli occhi che scavano in profondità, che vedono oltre la maschera.

«Vieni qui», dice avvicinandosi con le braccia spalancate. Non resisto. Cedo.

«Non ce la faccio, maman», singhiozzo mentre le lacrime iniziano a scendere, libere.
«Lo so, piccolo mio. È difficile, ma bisogna lasciarla andare», sussurra, mentre la mia testa si appoggia alla sua spalla. Scuoto la testa. Non voglio, non posso.
«Ormai non appartiene più a questo mondo», aggiunge con dolcezza. «Raggiungerà tuo padre e Jules. Solo il paradiso può accogliere persone buone come loro».

«Fa male», mormoro, con un peso che mi schiaccia il petto.
«Fa di questo dolore la tua forza. Fallo diventare il motivo per cui andare avanti», mi dice, con una saggezza che solo lei può avere. Alzo lo sguardo, confuso, ma vedo nei suoi occhi la verità.

«Ti amo, maman», le dico depositando un bacio sulla guancia.
«Ti amo, piccolo mio», risponde con un sorriso, il suo modo di darmi coraggio.

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Funerale

La chiesa è colma di persone che si avvicinano alla bara per darle l’ultimo saluto. Mi viene voglia di gridare, di dire loro di lasciarla riposare in pace, ma rimango in silenzio.

Poco dopo, ci muoviamo in corteo verso il cimitero. È lì che realizzo, per la prima volta, che Luisa non c’è più. Il vuoto dentro di me diventa tangibile.

Prima che il rito termini, mi allontano dagli altri. «Devo fare una cosa», dico a mia madre. Lei annuisce, comprendendo senza bisogno di spiegazioni.

Cammino tra le lapidi, tra fiori che sembrano raccontare mille storie. Mi fermo davanti a quella di mio padre.

«Ciao, papà», dico piano, il nodo in gola che mi impedisce di proseguire subito. La lapide è impeccabile, segno che mamma viene qui ogni giorno.

«Oggi tu e Jules verrete raggiunti da Luisa», continuo, sospirando. «Vi chiedo solo una cosa: prendetevi cura di lei, fatelo per me». Una lacrima scivola lungo la mia guancia.
«Ora potrai conoscerla, sapere tutto di lei, perché lei è e sarà per sempre la donna del mio cuore».

Con la mano accarezzo la foto incastonata sulla lapide e, prima di andarmene, mormoro: «Je t’aime, papa».

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Il discorso

Tornato dagli altri, mi avvicino al microfono. La sua bara è lì, circondata da fiori. Mi schiarisco la voce, ma le parole sembrano bloccarsi.

«Ciao a tutti», inizio. La mia voce trema, ma continuo. «Oggi è il 9 ottobre 2023. Siamo qui insieme per ricordare Luisa».

Il respiro mi manca per un momento, ma vado avanti. «Quando ci siamo conosciuti eravamo solo due ragazzini di diciott’anni. Non avevamo idea di quanto potesse essere crudele il mondo. Ma Luisa… lei era luce. Dal primo momento che l’ho vista, ho capito che sarebbe stata la donna della mia vita. E non mi sbagliavo. Lo sarà per sempre».

Un sorriso amaro si fa strada tra le lacrime. «Ieri sera ho provato a scrivere qualcosa. Non sono bravo con le parole, lo sapete tutti. Ma i sentimenti che provo per lei sono troppo grandi per essere racchiusi in un discorso».

Guardo la sua foto. È felice, il suo sorriso illumina il mondo. «Mon amour, forse eravamo destinati a incontrarci, ma non a stare insieme. Ora sei lì, e io resterò qui, cercando di sopravvivere, di non essere sopraffatto dal dolore. Lasciarti andare non è mai stato nei miei pensieri».

Il cielo si apre, lasciando cadere una pioggia sottile. «Vedi? Anche il cielo piange la tua mancanza», dico, alzando il viso verso le gocce che si confondono con le mie lacrime.

«Ti amo. Te l’ho ripetuto infinite volte, ogni sera, mentre ci stringevamo. Con te ho capito che la perfezione esiste. Perché per me, la perfezione sei tu».

Le parole scritte sul foglio ormai sono scomparse, bagnate dalla pioggia. Ma non importa, perché ciò che sento è inciso nel mio cuore.

«Amore mio, ovunque tu sia, ti prometto che continuerai a vivere nei nostri ricordi e nel mio cuore».

Mi inginocchio davanti alla bara. La tua foto è lì, sorridente. Sfioro con le labbra quell’immagine, l’ultima cosa che posso fare per dirti addio.

«Ti amo, Luisa».




Spazio autrice

Una seconda parte breve rispetto alla precedente ma che, a parer mio, racchiude bene tutte le emozioni provate da Charles.
Come sapete per me è importantissimo ricevere un vostro riscontro quindi fatemi sapere cosa ne pensate.

Detto ciò, vi auguro una buona giornata e ci vediamo domani con una nuova parte 🫶🏻.

𝗙𝗢𝗥𝗠𝗨𝗟𝗔 𝗨𝗡𝗢 • 𝗜𝗠𝗠𝗔𝗚𝗜𝗡𝗔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora