Entro nel caffè, il freddo di dicembre che mi si appiccica addosso nonostante il cappotto. La città è grigia, il cielo basso e le nuvole minacciose.
Voglio solo un angolo tranquillo dove poter respirare un po', staccando dalla tensione degli studi di francese.
La caffetteria è abbastanza piena, ma c'è sempre qualcosa di rilassante nel rumore sommesso delle conversazioni e della macchina del caffè che romba in sottofondo.
Mi avvicino al bancone per ordinare, ma la mia attenzione viene distratta dalla fila alla cassa. Cerco di non far caso a chi mi sta intorno, ma mentre mi giro per vedere se c'è un posto libero, finisco per urtare leggermente qualcuno.
Non è niente di serio, un piccolo scontro.
La mia borsa scivola dalla spalla e io faccio un passo indietro per cercare di riprenderla, inciampando nel mio stesso piede.
«Oh, scusa!» esclama una voce maschile da vicino.
Mi giro di colpo, e davanti a me c'è un ragazzo abbastanza alto, con una camicia azzurra che sembra appena uscita da una passerella, capelli castani e un viso che mi sembra quasi familiare. Ha un'espressione preoccupata, come se temesse che mi fossi fatta male.
«No, no, nessun problema!» rispondo velocemente, raccogliendo la borsa con un sorriso un po' imbarazzato. «Non è successo nulla» sono sicura che le mie gote sono rosse.
Lui, visibilmente sollevato, mi guarda per un secondo come se stesse cercando di capire se è tutto a posto. E proprio in quel momento, si rende conto che la situazione è un po' più complicata del previsto. La caffetteria è piena e non ci sono posti liberi dove sedersi.
Si guarda attorno, poi fa un passo indietro e, senza pensarci troppo, dice: «Oh, penso che dovremmo condividere lo stesso tavolo»
Lo guardo per un attimo, sorpresa, e poi realizzo che ha ragione. Siamo entrambi in piedi, in mezzo alla confusione, e non c'è proprio un posto libero.
Ma l'idea di sedermi con uno sconosciuto non mi sembra così male. C'è qualcosa nel suo tono, nella sua proposta, che sembra sincero, senza forzature.
Guardo di nuovo il locale.
«Se non c'è altra scelta...», rispondo con un sorriso leggero «Penso che sia una buona idea»
Lui mi fa cenno di seguirlo, spostandosi di lato per farmi strada verso il tavolo. Quando ci sediamo, mi accorgo che, nonostante l'imbarazzo iniziale, l'atmosfera non è affatto tesa. Anzi, sembra quasi che fosse naturale, come se fosse stato destino trovarsi a condividere lo stesso spazio.
Ci sediamo uno di fronte all'altro. Dopo qualche secondo di silenzio, lui è il primo a parlare.
«Mi chiamo George», dice, con un sorriso che rompe il ghiaccio. «E tu?»
«Asia», rispondo, cercando di non sembrare troppo nervosa. «Piacere.»
C'è un attimo di pausa, come se entrambi stessimo cercando di capire se sia il caso di continuare a parlare o se sia meglio restare in silenzio. La caffetteria è piena di voci, ma c'è una sorta di calma tra di noi.
«Cosa fai nella vita, Asia?» chiede George, incuriosito.
«Studio lingue all'università», rispondo, un po' più rilassata. «Francese, principalmente» è sempre stata una lingua che mi ha affascinata con i suoi suoni delicati e l'eleganza che trasmette.
Lui alza le sopracciglia, come se stesse riflettendo sul fatto che lo studio delle lingue sia qualcosa di abbastanza distante dal suo mondo.
«Lingue, eh? Dev'essere interessante... ma anche complicato. Io, personalmente, non sono granché con le lingue. Il mio francese è... diciamo, basilare»
Scoppio a ridere.
«Non preoccuparti, in realtà non è così difficile anche se la grammatica mi fa impazzire. Mi sembra di essere sempre nel mezzo di una tempesta di congiuntivi e tempi verbali»
George sorride, forse sollevato dal fatto che la conversazione non stia diventando troppo formale. «Capisco. Io sono più il tipo da velocità» dice, alzando le sopracciglia come se volesse dire qualcosa senza parole.
Per un attimo, non capisco.
«Velocità?» ripeto, incuriosita.
Lui sorride e sembra quasi un po' imbarazzato. «Sono un pilota di Formula Uno» lo dice in modo naturale come se questa cosa non implicasse il fatto che rischia la vita per il suo lavoro.
Mi congelo per un attimo, sorpresa.
Non sono una grande appassionata di sport motoristici, ma ho sentito alcuni dei grandi nomi della Formula Uno. Schumacher, Prost, Senna, Hamilton.
George, però, non sembra voler parlare troppo di questo, come se non volesse che la conversazione si concentrasse solo su di lui.
«Davvero?» chiedo, cercando di mascherare la mia curiosità. «Non seguo molto la Formula Uno, ma deve essere... davvero interessante»
Lui annuisce, ma è evidente che non vuole continuare su quel filone.
«Non è così speciale», dice, come se il suo lavoro fosse più un fatto di routine. «Mi piace, certo, ma alla fine è solo un lavoro come un altro, no?»
Sorride, ma c'è qualcosa di autentico nelle sue parole che mi fa pensare che forse sta cercando di non sembrare troppo... importante. D'altronde se è qui a parlare con una completa sconosciuta, forse, proprio come me, vuole scappare dalla sua routine.
Per un attimo, l'imbarazzo torna a farsi sentire. Non so bene come continuare. Poi, finalmente, lui rompe il silenzio. «E tu? Cosa ti piace fare nel tempo libero?»
Faccio un sorriso.
«Ogni tanto mi piace passeggiare in città, quando non sono sommersa dai libri. E mi piace leggere, ovviamente. Penso che il mio tempo libero sia sempre un po' più corto di quanto vorrei»
George sembra apprezzare la risposta, annuendo.
«Non c'è mai abbastanza tempo libero, vero?» dice, riflettendo. «A volte, penso che avrei bisogno di più tempo per fermarmi a pensare. Ma alla fine, anche stare in giro per un caffè è bello»
«Sopratutto se in buona compagnia» continua poi dopo pochi secondi e io gli sorrido di rimando annuendo. Non è male.
La conversazione continua tranquilla, tra una risata e l'altra. Ogni tanto ci scambiamo qualche parola sul nostro lavoro e sui nostri interessi, ma senza forzare nulla. Sembra naturale, senza troppe aspettative.
Quando arriva il momento di alzarmi per andarmene, mi rendo conto che il tempo è volato.
«È stato bello parlare con te, George» dico sorridendo, mentre mi preparo a lasciare il tavolo. «Forse ci rivediamo»
Lui mi guarda con un sorriso complice. «Sarei contento di rivederti» risponde, facendo un cenno con la testa. «Ci vediamo, Asia»
E mentre mi allontano, mi accorgo che qualcosa di inaspettato si è già creato tra di noi. Una connessione leggera, senza pressioni, che forse è solo l'inizio di qualcosa di più.
Spazio autrice
Richiesto da: wejustprayformax.
Non so davvero come ringraziarti per le tue richieste, mi fa piacere che quello che scrivo sia di tuo gradimento. Davvero 🤍.
Ho pensato a qualcosa di carino e di molto semplice, un primo incontro che può far ben sperare per il futuro dei due protagonisti.
🫶🏻
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𝖥𝖮𝖱𝖬𝖴𝖫𝖠 𝖴𝖭𝖮 • 𝗜𝗠𝗠𝗔𝗚𝗜𝗡𝗔
Conto[LE RICHIESTE SONO MOMENTANEAMENTE SOSPESE] Questa raccolta nasce per puro divertimento. Con quello che scrivo non voglio mancare di rispetto ai piloti o a chi lavora in questo sport.
