Cinquanta - You remind me of a little ray of sunshine

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Erano partiti in perfetto orario, benché fossero ancora entrambi scossi

per le chiacchierate del giorno prima. Non avevano parlato l'uno con l'altro di ciò che si erano detto con i rispettivi amici perché erano cose che sinceramente si sarebbero dovuti dire loro, senza che si dovessero mettere in mezzo a strani giochini da adolescenti, come in quel momento sembravano fottutamente essere.

Faceva caldo, e nel furgoncino -appositamente rifornito di benzina- Niall stava quasi morendo per l'ansia. Zayn invece sorrideva lo stesso, perché vedere il suo fidanzato così agitato per qualcosa che lo riguardava e a cui evidentemente teneva molto lo rendeva davvero felice. Felice come si sentiva ogni singola volta che Niall dimostrava, in piccoli modi, di tenere a lui.


"Rilassati"- gli chiese -"andrà tutto bene, vedrai."


Niall sorrise. -"Dovrei essere io a rassicurare te, non il contrario."


Zayn rise, in fondo era vero. Non sapeva cosa in realtà lo rendesse più tranquillo di come sarebbe dovuto essere, sperava solo di non scoppiare tutto in un botto una volta rivista la famiglia, cosa che però sospettava fin troppo fortemente. 


"Forse, ma non fa niente."- Zayn fece spallucce senza guardarlo, perché stava guidando e doveva rimanere concentrato sulla strada.


Niall invece era seduto di profilo con la schiena sullo sportello chiuso del furgone, e guardava il suo profilo indiscutibilmente perfetto. -"Raccontami un po' di loro, così non arriverò impreparato."


Mancavano ore all'arrivo a Londra, e Zayn era intenzionato a riempirle tutte. Così quando i ricordi si fecero spazio a gomitate e ginocchiate nelle sua mente neanche fossero partecipi in un incontro di muay thai, prese a parlare e a lasciarsi andare, con il sorriso che senza un motivo preciso aveva preso completo possesso del volto.


A casa Malik c'era sempre stata confusione, quasi fosse d'obbligo. Trisha faceva di tutto per tenere i quattro figli a bada, ma tra il lavoro sia suo che del marito era praticamente impossibile, e ormai si era anche rassegnata ad accettare le cose per come venivano, almeno per quanto riguardava l'andamento della casa.

Fino ai dodici anni Zayn era stato il più calmo tra i quattro figli. Doniya, la più grande, era ossessionata di trucchi e dalla bellezza, passava intere ore chiusa in camera con la musica ad altissimo volume senza fregarsi di nessuno. Non che non fosse una brava sorella, solo che non voleva essere disturbata dagli altri membri della famiglia. Waliyha aveva invece da poco scoperto la sua passione per la chitarra elettrica, e quindi se ne stava tutta la giornata dopo la scuola a strimpellare in cameretta, come solo le vere bambine fastidiose dai lunghi capelli neri in perfetto stile rock sanno fare. Safaa era la preferita del piccolo Zayn, forse solo perché gli bastava canticchiarle qualcosa all'orecchio perché si addormentasse per il resto del pomeriggio senza dare alcun tipo di fastidio. 

Così Zayn non era cresciuto senza compagnia. Tuttavia anche se la casa era sempre piena di rumori, risate e talvolta qualche pianto, lui se ne stava quasi tutto il tempo solo. Era l'unico figlio maschio, quindi aveva avuto la fortuna di possedere una cameretta solo per lui, lontana dalle sorelle e dal rumore giornaliero.

Inutile dire come se ne stesse intere giornate a disegnare, o a scrivere. Già, scriveva tantissimo, quasi fosse un bisogno. Scriveva storie, lettere, poesie, talvolta anche canzoni che poi si divertiva a canticchiare alla madre mentre lei tutta indaffarata preparava la cena senza nemmeno ascoltarlo. Non per cattiveria, ma aveva così tante cose a cui pensare, povera donna.

Lately | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora