3. Fiori del male

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Pov Michele

Il viaggio in aereo fu tranquillo, infilai le AirPods e ascoltai tutta la mia playlist preferita.
Cercai di pensare alla mia situazione e cercai di farlo con occhio critico. Innegabilmente nel giro di una giornata la mia vita aveva subìto un drastico cambiamento.

Per tutta l'infanzia e l'adolescenza ero stato abituato ad avere ogni cosa che io volessi nel giro di qualche minuto... ero l'unico figlio maschio di una coppia ricchissima.
Mio padre aveva saltato di gioia all'idea di aver avuto subito l'erede maschio, non aveva bisogno di altro. Mia madre aveva appagato il sogno di qualsiasi donna per bene, cioè partorire il primogenito maschio.
Ogni mio capriccio era un ordine, facevo tutto ciò che volevo a patto che andassi bene a scuola, e lo studio mi riusciva molto bene.

Borsa di studio alle medie, il più bravo della classe al liceo classico, maturità con 100 e lode, università privata in comunicazione e marketing svolta in maniera eccellente, triennale e magistrale con lode.

Ero cresciuto viziatissimo e con un'idea un po' distorta della realtà, ma tutto sommato non avevo mai incontrato ostacoli; anche fuori dal nido se volevo qualcosa sapevo come ottenerla con la mia parlantina.

Finché era stato letto il testamento e praticamente mio nonno mi aveva dato il peggior schiaffo in faccia che si potesse ricevere... non che ne avessi presi tanti, però di sicuro mi aveva fatto sentire umiliato e debole.
Ero abituato al potere, a disporre pienamente senza limiti di ciò che avevo e ora mi ritrovavo a dover dipendere da qualcuno per avere ciò che mi aspettava di diritto e, oltre il danno anche la beffa, il mio patrimonio dipendeva da una donna che non voleva neanche saperne di me.

Io che ero abituato a vedere l'altro sesso come me lo aveva descritto mia madre, cioè un mix di falsità e ipocrisia, ora avevo il futuro letteralmente nelle mani di una ragazza che incarnava tutto l'opposto di quello che io pensavo.
Mamma mi aveva cresciuto dicendomi che le ragazze dovevano stare un passo indietro, non intralciare gli affari del marito, non parlare troppo, dire sempre di sì, essere sempre disponibili, non essere un peso... e che io, per avere una donna così, avrei dovuto coccolarle un po' perché niente deriva dal niente.

Era questo il mio ideale di donna.

E trovare Ilaria era stato come aver trovato una perla rara. All'università erano tutte troppo libertine, andavano in discoteca e bevevano troppo... o se non bevevano, erano le classiche ragazze definibili topi di biblioteca, troppo colte per accettare di stare un passo indietro.

Ilaria invece era carina, modesta, non troppo sveglia, non amava le feste, non voleva bere e aspettava solo il principe azzurro con la macchina costosa per essere salvata e ricompensarlo con la devozione, a patto di ricevere regalini ogni tanto.
Spesso mi ero chiesto come mai si fosse iscritta all'università, non le piaceva particolarmente la vita sociale e lo studio non le riusciva troppo.
Si era laureata due anni dopo di me, il che significava che aveva frequentato l'università per sette anni, e che i genitori avevano di conseguenza sborsato settantamila euro.
Non avrei mai speso diecimila euro all'anno per dei risultati scadenti se fossi stato suo padre.
Insomma, a lezione stava lì a fare la bella presenza, ma non veniva molto calcolata perché sembrava un po' altezzosa e non le piacevano le feste.
Per me era perfetta, invece.
Non aveva abbastanza cultura da tenermi testa.
Era molto meno di me e non mi faceva sentire a disagio.
Si beveva ogni singola stronzata che le rifilavo quando non la volevo sentire.
Mi aspettava ogni volta e non scompariva mai a patto di ricevere regalini.
Non faceva troppe domande, parlava poco e mi diceva sempre di sì.
Non avevo paura che potesse trovare altri uomini perché non lavorava a contatto con il pubblico.
Il padre le aveva aperto un piccolo negozio di bigiotteria online.
Dubitavo che avesse entrate cospicue, ma i genitori potevano mantenerla.
E poi il fatto che avesse meno soldi di me mi tranquillizzava, avevo ancora una volta avevo io il coltello dalla parte del manico con lei.

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