32. Niente bambini

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Contiene scene sessualmente esplicite 

Pov Michele

Uscito di casa, dopo averla lasciata davanti al camino a malincuore, mi ero diretto come un razzo da Ilaria.

Ogni volta che sembravamo avere un minimo di pace, ci si metteva in mezzo qualcosa.

Suonai al citofono ancora frastornato e, appena aprì la porta, me la ritrovai tra le braccia, piangente, e con il test di gravidanza in mano.

Incinta.

Non potei fare a meno di pensare al fatto che, forse, sarei stato padre se lei lo avesse voluto.
Mi sedetti sul divano, con Ilaria sopra.

Meno di un'ora fa stavo stringendo tra le braccia un altro corpo, decisamente più piacevole.

Mi venne spontaneo pensare che, nonostante non fossi pronto ad avere un bambino, se mi avesse chiamato Sara dicendomi che fosse incinta di me probabilmente avrei gioito.

Ma questo non sarebbe potuto mai succedere.
Neanche ci avevo fatto l'amore con lei.

"Che hai intenzione di fare?" sospirai, toccandole i capelli.
Aveva la faccia sulla mia spalla e mi aveva bagnato il maglione di lacrime.

"Non lo so, non era in programma, ma credo di volerlo tenere" singhiozzò.

Ecco, la risposta che non volevo sentire.

Rimasi in silenzio.
Me lo meritavo.
L'avevo sempre usata.
Non ero stato in grado di staccarmene, perché mi ricordava quella parte di vita in cui non avevo conosciuto Sara. Quando stavo male e avevo bisogno di ritornare indietro nel tempo mi rifugiavo in quella sorta di relazione che sarebbe stata perfetta per mia madre.

Se mia madre avesse visto come si comportava Ilaria con me, come era servizievole, docile, sempre un passo indietro, sarebbe stata fiera di me.

Se non ci fosse stato quel testamento, probabilmente, l'avrei sposata per fare contenti i miei.

Se non fossi sposato con la donna che mi aveva rubato il cuore, il fatto che aspettassi un bambino da Ilaria avrebbe fatto saltare di gioia tutti.

Stavo dando un erede alla famiglia.
Un erede fuori dal matrimonio.
Un erede con la mia amante.
Un erede che non volevo.
Un erede che mi aveva allontanato da Sara.

Mia mamma mi avrebbe guardato con ancora più disgusto e avrebbe asserito che ero completamente uscito di testa e che stavo rovinando la reputazione di tutti in famiglia.

A me del buon nome non fregava più un cazzo, riuscivo solo a pensare che ero incastrato a vita a condividere esperienze con Ilaria, al fatto che avrei avuto sulle spalle la responsabilità di una nuova vita, al fatto che con Sara fosse finita.
Non sono pronta a condividerti con la madre di tuo figlio.

All'ecografia sentii il cuoricino battere e mi sentii una merda a non essere eccitato come sarei dovuto essere.
Non sapevo se sarei stato un buon padre.
Sarei stato in grado di crescere qualcuno?
Io che a malapena riuscivo a badare a me stesso in questo periodo.

Tornai a casa con la foto dell'ecografia sul portafoglio.
Non avevo ancora detto niente ai miei.

Sarei dovuto tornare a lavoro e facevo la spola, ogni week end tra Roma e Amsterdam.
Ilaria diceva che il bambino doveva abituarsi alla mia voce.
Io mi sentivo frastornato.
Avevo dato retta a Sara, non l'avevo costretta ad abortire per rispetto, ma io quel bambino non lo volevo proprio.
Mi sforzavo di essere gentile, di non urlarle contro ma la sua voce mi innervosiva. Mi urtava il modo in cui si teneva la pancia che nemmeno si vedeva ancora, mi infastidiva il modo infantile con cui parlava a un mucchietto di cellule che non ci avrebbero capito.

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