8. Bonnie e Clyde

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Pov Sara

Il navigatore mi segnalò di svoltare e mi ritrovai sulla strada piena di alberi che avevo percorso la prima volta. Ero quasi arrivata.
Il mood era di nuovo quello, io che ero incazzata su quella stradina.

Imboccai la via con il cancello alto aperto e, a metà strada, mi fermai perché la sua schifosissima macchina rossa stava venendo nella mia direzione.

Abbassò il finestrino stupefatto ma non gli diedi modo neanche di parlare, gli tirai dentro il sacchettino dicendo che non mi avrebbe corrotto con una stupida cintura da mille euro, non ne avevo bisogno; feci un inversione ad u e sgommai via di nuovo per la seconda volta in quel dannato vialetto di ghiaia.

Appena si abbassò il polverone vidi che era ripartito anche lui e mi stava seguendo premendo l'acceleratore.

Che pezzo di merda, pensai.

Uscita da quella stradina iniziai a premere a tavoletta il pedale per mandare al massimo la macchina e seminarlo ignorando che la mia utilitaria da settanta cavalli non poteva competere con quella stupida Bentley da seicento cavalli.

Più premevo l'acceleratore e più mi stava attaccato. Percorsi un po' di chilometri su quella strada non sapendo dove mi avrebbe potuto portare.

Arrivai in aperta campagna, probabilmente da fuori dovevamo sembrare due pazzi.

A lato c'erano tutte stradine parallele e decisi di sorprenderlo sterzando su una a caso, imboccai la curva a 130km/h e guardai sullo specchietto retrovisore soddisfatta, continuando a correre quando me lo ritrovai di nuovo dietro.

Sbuffai infastidita e continuai ad accelerare, perché diavolo mi stava seguendo?

Guardai la strada e vidi letteralmente un cerbiatto attraversarmi, inchiodai per non ammazzarlo e per non danneggiare la macchina.

Frenando così bruscamente a quella velocità, le ruote dietro slittarono sul piccolo fossato a lato della strada e finirono sul campo e il motore, probabilmente troppo caldo per una frenata del genere, mi abbandonò.

Cazzo, cazzo, cazzo, imprecai sbattendo le mani sul volante e scendendo dalla macchina.

Vidi la sua dietro la mia perfettamente integra.

Scesi dalla vettura e due secondi dopo me lo trovai attaccato.

"Stai bene?" mi chiese sconvolto.

"Io sì" dissi guardando la mia macchina collassata e fuori strada.

"Cazzo" dissi tirando la leva del cofano per vedere i danni del motore.

Appena aprii sentii puzza di bruciato.

"Mi sa che ho bruciato la resistenza" notai.

"Mi sa che l'hai spinta un po' troppo forte" sottolineò.

Grazie al cazzo.

"Mi stavi seguendo" ribattei.

"Ci mancherebbe, ti volevo parlare e tu te ne sei andata insultandomi" rispose guardandomi storto.

"Perché la tua non si è bruciata?" chiesi incrociando le braccia.

"Perché il motore di una sportiva non può competere con quello di un'utilitaria vecchia, non stavo neanche lontanamente vicino al massimo" spiegò calmo.

"Fanculo, potevi finire fuori strada anche te" lo rimbeccai.

"Facciamo a cambio di semiasse allora" rise.

"Mi potevi sorpassare per farmi fermare allora".
Ero nervosa e volevo sfogare la mia frustrazione su di lui.

"Scusami se non ti volevo ammazzare".

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