23. Ma sei gelosa, bimba?

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Pov Sara

Il pranzo finì e ci dirigemmo verso il punto di ritrovo per la gita in barca.

Appena salimmo scoprii che erano tutte coppie di megaricchi.

Cioè teoricamente lo eravamo anche noi.

Ma io non avevo un vestito svolazzante da duemila euro e delle scarpe con il tacco da altrettanto.

Mi salvavano solo la borsetta e gli occhiali da sole.

Mi sedetti davanti a lui, decidendo di godermi il panorama e non sentirmi a disagio.

Non avevo mai dato davvero importanza a queste cose, mi piaceva essere vestita bene ma non mi curavo troppo se la mia gonnellina l'avessi pagata quindici euro o cinquecento.

Ma ero sempre stata abituata a uscire con gente normale... per carità, Francesca era figlia di un farmacista e Giulia di un proprietario di un officina ed erano sicuramente più benestanti di me ma non giravano di certo con vestiti da migliaia di euro.

L'unico ricco con cui ero uscita in vita mia era lui.
Lo guardai seduto di fronte a me, la camicia gli stava benissimo ed era davvero imponente.

Realizzai che anche lui era sempre vestito benissimo.
Per portarmi dei biscotti, ad Halloween, aveva una camicia di Armani che costava quanto metà del mio stipendio o forse qualcosa di più.
Ma la cosa non mi metteva a disagio, parlavamo talmente tanto e ci guardavamo in maniera così intensa,  che non avevo mai fatto caso a quanto fossero costosi i suoi vestiti se paragonati ai miei.
Probabilmente il costo di un suo completo valeva quanto tre quarti del mio armadio.
Ma non me lo aveva mai fatto pesare.

Gli sguardi che avevo sentito addosso appena salita sulla barca, invece, sì.
Ma cercai di ignorarli.
Anche se, in qualche modo, mi sentivo non adeguata alla situazione. Non sapevo niente di quel mondo e lo percepivo come ostile nei miei confronti, come se ogni occasione fosse buona per ricordarmi che io non ero nata ricca.
Poi, però, mi resi conto che non avrei dovuto sentirmi così a disagio, ero lì per godermi un viaggio.
Avrei fatto finta di essere una specie di attrice in un film che non le apparteneva e mi sarei goduta il momento.

Dopo una mezz'ora di silenzio, però, iniziai a innervosirmi. La ragazza poco più in là di me con una borsa in finta paglia firmata Dior e il cappello abbinato, con le labbra piene di filler, si era persino tolta gli occhiali per guardarlo meglio, e ogni tanto lanciava delle occhiate eloquenti a me.

Come a voler sottolineare che il mio vestito non era paragonabile al suo e che lei sarebbe voluta stare al mio posto perché lo meritava di più.

Decisi di guardarla a mia volta, giusto per sottolineare che me ne ero accorta.

Mi lanciò un'occhiata sprezzante e quasi disgustata.

Era seduta di fronte a un uomo che stava chattando al telefono. Lo guardai a mia volta e notai che non aveva un fisico proprio palestrato, dai pantaloni costosi si vedeva un accenno di pancia da alcool. Inoltre non la stava calcolando minimamente, preso dai messaggi sul suo telefono.

Anche io e Michele non stavamo parlando, ma lui stava guardando il lago, e non il cellulare. Altrimenti mi sarei offesa.

Nonostante mi avesse guardato male, spostai di nuovo lo sguardo su di lei. Non avrei abbassato gli occhi di fronte a una spocchiosa del genere. 

Mi guardò di nuovo, disgustata, e spostò gli occhi su Michele.

Era scemo a non accorgersi?

Continuava a guardare la costa con i paesini caratteristici come se niente fosse.

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