Pov Michele
Il venerdì seguente tornai giù a Roma, presi di nuovo la macchina e, inconsciamente, mi trovai all'entrata della tangenziale in direzione Perugia.
Frenai un attimo completamente scioccato.
Non mi era mai capitata una cosa simile.
Prima di prendere l'aereo avevo pensato che avrei voluto sentire molto volentieri quel profumo particolare, ma non avevo deciso di andare da lei.
Eppure con la musica a palla, canticchiando e sovrappensiero, il mio cervello mi aveva guidato lì.
Mi era proprio venuto spontaneo.
Decisi di seguire il mio inconscio e prendere quella direzione.
Avrei dovuto comunque andarci, non avrei lasciato perdere così.
Quindi tanto valeva proseguire, no?
Anche se non ero proprio sicuro che fosse una buona idea... l'altra volta mi aveva letteralmente urlato contro che non mi voleva lì sotto.I chilometri diminuivano e iniziai a pensare che non potevo presentarmi a mani vuote.
Dovevo avere una scusa per giustificare la mia visita sicuramente non gradita. E poi, senza niente in mano, non avrei saputo come iniziare la conversazione. Potevo presentarmi sotto casa sua ed esordire con: "hey, ciao, come stai?".
Teoricamente avrei potuto.
Però in pratica sarei sembrato un coglione.Beh, non è che hai fatto una gran bella figura la settimana scorsa, ti ha rifilato il palo più grosso della tua vita e ha lasciato i fiori sul marciapiede, mi ricordò il mio cervello.
I fiori erano decisamente fuori questione, mi era bastata la scenata dell'altra volta.
Mi fermai all'autogrill con l'intenzione di prendere una scatola di cioccolatini. Forse quelli li avrebbe graditi di più. Entrai e c'erano solo scatole con peluche attaccati, ne scelsi uno senza cuori e scritte fraintendibili.
Un orsetto bianco con la maglia blu della perugina.
Mi sembrava carino, un po' anonimo forse, ma simpatico.
Parcheggiai sotto casa sua e aspettai qualche minuto in macchina, avrei dovuto suonare il campanello ma non sapevo proprio come diamine farmi aprire.
Non avevo pensato alla problematica questa volta.
Forse l'uscita non programmata non era stata una buona idea, magari dovevo aspettare un po' di più prima di ripresentarmi.
Sbuffai, non avevo mai avuto così tante paranoie.Forse perché di solito ti aspettano a braccia aperte e ora invece ti ritrovi a essere un ospite non gradito?
Probabilmente la mia coscienza aveva ragione.
Uscii dalla macchina, ormai li avevo comprati, al massimo, se mi avesse insultato, glieli avrei lasciati sulle scale.
"È un appuntamento fisso quello di molestarmi il venerdì?" mi sentii dire dal balcone con voce sprezzante.
Bingo."Stavolta mi stavi spiando tu, allora" ridacchiai io.
"Non dire cazzate. Una macchina del genere si sente a chilometri di distanza" disse, guardandomi storto.
"Allora non ho bisogno di suonare il campanello" scherzai.
"Che diamine sei venuto a fare questa volta?" sibilò.
"Ti ho portato i cioccolatini, magari li gradisci più dei fiori" la stuzzicai, facendole vedere la scatola.
"Cos'è che non ti è chiaro?
Non sono gli oggetti a non piacermi, ma chi me li porta" mi rimbeccò lei.
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The Same But Different
RomanceUn milionario arrogante con la mania di controllare tutto. Nato e cresciuto con la consapevolezza di poter avere qualsiasi cosa volesse. Abituato ad un certo tipo di donna borghese, pacata, rispettosa, accondiscendente. Una femminista indipendente...