Pov Sara
Mi rinchiusi nell'altra camera buttandomi sotto le coperte gelide.
Andasse a fanculo.
Io non facevo la madre? Erano cinque mesi che la prendevo in braccio costantemente, non dormivo, allattavo e basta e cambiavo pannolini su pannolini.
Sentii la frustrazione uscire dal mio corpo sottoforma di lacrime.
Ci eravamo rinfacciati cose che non ci eravamo mai detti, ma aveva iniziato lui, attaccando i miei comportamenti.
Io ero frustrata e stanchissima, ma lui sembrava avere un problema con me, anche piuttosto evidente. Era sempre nervoso e mi rispondeva stizzito.
Non che io fossi tranquilla, ma la mia era solo una stanchezza sovrumana e il bisogno di essere qualcos'altro oltre che una madre in funzione di Emilia.Avrei semplicemente voluto una carezza, un bacio, un abbraccio da dietro, una parola carina.
E ogni volta che io provavo a farlo con lui, si irrigidiva, si alzava e andava da un'altra parte o mi diceva che fosse stanco.Diamine, ero stanca anche io... ma a volte un gesto d'affetto ricaricava più di una mezz'ora di sonno.
Sentivo Emilia di là che continuava a piangere imperterrita e mi chiesi che diavolo di problemi avesse.
Perché piangeva così fottutamente tanto?
Era normale?Le paranoie che avevo avuto in gravidanza si erano rivelate veritiere: non eravamo pronti per fare i genitori... o almeno, non per fare i genitori di una bambina così.
Il nostro equilibrio precario, costruito in pochi mesi di convivenza durante la gravidanza, era stato spazzato via da un tornado di dimensioni esorbitanti.Per fare un figlio ci volevano basi ben più solide della nostra.
Noi avevamo avuto l'ardire di costruire un tetto di cemento sopra una capanna di paglia, era ovvio che sarebbe crollato tutto e quel crollo ci stava schiacciando.Avevamo fatto della libertà il nostro mantra di vita, eravamo due menti brillanti e due persone con la voglia irrefrenabile di spaccare il mondo... e ora eravamo come due bombe a orologeria incastrate in una villa con una bambina che faceva scorrere veloce il timer per farci scoppiare, e più piangeva, più il tempo si accorciava.
Quelle erano solo le prime scintille ed erano decisamente pericolose, lo scoppio che si prospettava ci avrebbe distrutto.
Avremmo dovuto fare qualcosa per fermare quel disastro imminente, ma eravamo troppo stanchi per trovare una soluzione.
Ci stavamo semplicemente facendo trasportare alla deriva da un'onda più grande di noi.
A malapena trovavamo il tempo di mangiare, dormire o farci una doccia... come avremmo fatto a metterci a tavolino e ideare qualcosa?
Inoltre lui non voleva saperne.
Avevo proposto innumerevoli volte di portarla all'asilo nido il mese prossimo o di chiamare una baby sitter la mattina o di portarla anche semplicemente due giorni dai suoi genitori... solo per riprendere un po' di respiro e organizzarci in maniera decente.
Era irremovibile.
Aveva detto che non avrebbe parcheggiato sua figlia da nessuna parte perché non era un pacchetto ingombrante.Mi resi conto che, a differenza mia, lui non era realmente stizzito dai pianti di Emilia... lui ce l'aveva con me.
Se la stanchezza fosse stata insostenibile come lo era per me, mi avrebbe dato ragione e avrebbe cercato soluzioni. Lui, invece, continuava a tenerla in braccio e, nonostante tutto, a guardarla come se fosse la cosa migliore dell'universo.
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The Same But Different
RomanceUn milionario arrogante con la mania di controllare tutto. Nato e cresciuto con la consapevolezza di poter avere qualsiasi cosa volesse. Abituato ad un certo tipo di donna borghese, pacata, rispettosa, accondiscendente. Una femminista indipendente...