21. Baby Schumacher in Bentley

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Pov Michele

Mi chiusi in bagno e mi tolsi i pantaloni, era un disastro. Ero venuto come un bambino ma vederla mentre godeva, sentire i suoi gemiti, sentire come ondeggiava sopra di me e poi lei che diceva il mio nome, mi avevano dato il colpo di grazia.

Mi buttai in doccia e azionai l'acqua ghiacciata. Mi avrebbe fatto bene. Oggi era stata una giornata decisamente pesante sotto il punto di vista ormonale.

Il fatto che mi avesse legato, che fosse sopra di me con la luce accesa, che avessimo parlato nel mentre, che avesse ansimato senza pudore, era la chiara prova di come mi piacesse da matti.

Perché sì, ormai era chiaro.
Mi piaceva.

Non avrei mai permesso a nessun'altra di fare una cosa simile.
E il fatto che mi fosse piaciuto da morire la diceva lunga su come mi fossi ridotto.
Le avevo dato completamente il potere. Mi aveva legato e aveva fatto quello che voleva.

Probabilmente mi sarei lasciato fare di tutto da lei, solo per avere la certezza di vedere quel sorriso e assaggiare quelle labbra.

Uscii dalla doccia rigenerato, l'acqua gelida mi aveva calmato.

Mi asciugai e provai a mettere sotto l'acqua i pantaloni del completo e i boxer.

Non avevo mai lavato niente in vita mia.

Ed era la seconda volta che mi ritrovavo a cercare di smacchiare qualcosa in quella casa.

Infilai una t-shirt grigia e i pantaloncini e uscii sul terrazzo a fumare.

Avrei volentieri dormito con lei, ma avevamo concordato che dovessimo andarci piano, anche se da come mi aveva legato non sembrava.

Entrai nella camera a fianco alla sua e mi buttai sul letto, fra sette ore mi sarei dovuto svegliare.

Mi addormentai con il sorriso, pensando che perdere il controllo era divertente, e che forse avevo sopravvalutato il missionario, vederla sopra di me mi aveva fatto un bell'effetto.

La sveglia suonò alle sei, mi stiracchiai sul letto di una piazza e mezzo, ero stato comodo anche se ero abituato a letti decisamente più grandi.
Andai in bagno a lavarmi la faccia e i denti, poi andai da lei per vedere se fosse sveglia.

Entrai piano in camera e la trovai nel mezzo del letto abbracciata a un cuscino, era adorabile.

Mi abbassai alla sua altezza e iniziai ad accarezzarle i capelli, mi piacevano troppo lunghi in quel modo.

"Mhh, due minuti" mugolò.
"Dobbiamo partire" esordii.
"Adesso proprio?" disse, aprendo solo un occhio.
"Il tempo di prepararsi" dissi con voce dolce.
"Tu preparati, intanto" replicò, chiudendo gli occhi.
"Puoi dormire in macchina, alzati adesso, dai".

"Vieni qua un secondo" disse, tirandomi sul letto.

"Di questo passo non usciremo di casa neanche a mezzogiorno" dissi, facendo resistenza.

Ringraziai il barlume di autocontrollo che mi era rimasto.
Se mi fossi sdraiato sul letto sarebbe stata la fine.

"La mattina preferirei che tu usassi la lingua in un altro modo invece che parlare" mi provocò, sbadigliando.

Mi ritrovai senza saliva a immaginare scene poco etiche su quel letto.

La presi di peso e la portai in bagno.

"Nooo" urlò lei, "così non vale".

Nel mentre mi cambiai, infilai un paio di jeans e una polo e, portando la sigaretta spenta alle labbra, presi le valige e le portai di sotto.

The Same But DifferentDove le storie prendono vita. Scoprilo ora