13. Abito da sposa e gelosia

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Pov Sara

I giorni passarono più o meno uguali, alternavo il lavoro, le lezioni di nuovo iniziate, i sabato sera, Leonardo e la scrittura della tesi.

Non mi erano arrivati molti messaggi da parte sua finché una sera di inizio marzo mi scrisse, come al suo solito, senza salutarmi.
"Volevo passare da te, ma purtroppo ho avuto un imprevisto e sarò in un tour di lavoro per tutto il mese. Ci vediamo a fine marzo. Come stai?"

L'immancabile premura con cui ogni volta mi chiedeva come stessi mi stava facendo capire che cosa intendeva nonna con "Ti proteggerà, anche se non hai bisogno di essere protetta".

Risposi:
"Non ti preoccupare, sto scrivendo la tesi e avrò da fare tutto il mese anche io. Buon lavoro".

"Buono studio anche a te".

Da quando mi aveva messo l'anello al dito era diventato più premuroso.
Spesso mi scriveva e ci teneva a farmi sapere che sarebbe tornato quando non si faceva vedere da un po'.

A San Valentino ero stata benissimo, e avevo decisamente preferito passare la pausa con Michele.
Con Leonardo mi sarei annoiata.
Era sicuramente più prevedibile e più tranquillo, ogni volta mi chiedeva se mi piacesse il tempo che passavo con lui e cercava di accontentarmi in tutti i modi.
Qualsiasi ragazza avrebbe dato un rene per essere trattata come mi trattava Leonardo.
Eppure mi piaceva di più come si comportava Michele.
Ormai l'avevo ammesso.
Appariva e scompariva senza dirmi né come né quando, mi mandava ogni tanto messaggi casuali in cui nemmeno mi salutava, non mi chiamava mai.
Nonostante questo, però, percepivo un'attenzione nei miei confronti senza uguali.
Non mi chiedeva se i fiori o i cioccolatini mi piacessero o se ero stata bene a pranzo con lui, preferiva rispondere a tono alle mie battutine.
Si presentava sotto casa mia o davanti al lavoro e mi chiedeva di stare con lui.
Poi scompariva, per una settimana, quindici giorni o un mese.
Ma non era un'assenza pesante, sapevo che sarebbe riapparso prima o poi e che tutto sarebbe continuato esattamente come l'avevamo lasciato.

Il mese passò abbastanza in fretta, anche se il mio cervello era decisamente stanco, non ne potevo più e non vedevo l'ora di avere l'estate libera per riposarmi.

A metà marzo mi arrivò un link e sotto c'era scritto: "Mi piacerebbe ti affidassi a loro per il vestito, prendi un appuntamento se vuoi, sarebbe meglio il prima possibile".

Stava pensando lui a ogni cosa per il matrimonio e anche questo mi rassicurava, non avrei saputo dove mettere le mani né sarei stata in grado di organizzare un matrimonio per ricchi.

Apprezzavo, però, che mi chiedesse il parere su tutto e mi lasciasse l'ultima scelta.

Era questa la premura di cui parlavo prima.
Era abbastanza sicuro da scegliere per entrambi e non mi chiedeva in continuazione cosa preferissi, ma al tempo stesso si assicurava che fossi d'accordo in tutto e mi dava la possibilità di avere l'ultima parola.

Era esattamente questo che cercavo in un uomo.
Sicurezza.
Senza soffocarmi o sottomettermi.

Cliccai il link, era una boutique raffinatissima a Roma e chiamai per prendere l'appuntamento.

"Preso, ho appuntamento mercoledì prossimo".

"Ottimo, fai il mio nome quando arrivi".

Il mercoledì io e le mie amiche andammo a Roma.

"Sara, non ci posso credere" mi urlò nelle orecchie Giulia.
"Non pensavo di doverti fare da damigella così presto" mi prese in giro Francesca.

Arrivammo e, appena entrate, la commessa ci chiese l'appuntamento e io risposi con il codice che mi avevano dato al telefono.

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