14. Papà è geloso

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Pov Michele

"Papà!" mi sentii apostrofare da una vocina delicata e bambinesca.

Mi fermai, congelato da quella parola che mi fece riempire il cuore di gioia.

"Amorino" sussurrai, lasciando la valigia all'ingresso e fiondandomi in cucina.

La presi subito in braccio, accogliendo la richiesta di quelle manine che si protendevano verso di me.

Abbandonò la testolina sulla mia spalla e non riuscii a trattenere un sorriso felicissimo.

Nel mentre i miei occhi vagavano sulla cucina, posandosi su di lei, con un fianco appoggiato all'isola.

Mi sorrise a disagio, e io ricambiai.

"Ha deciso di dircelo lo stesso giorno" mormorò, girandosi.

Mi cadde l'occhio su un mazzo di rose rosse e i cioccolatini.

"Ha detto anche mamma?"

"Sì, quando sono andata a prenderla" spiegò, aprendo uno sportello alla ricerca di chissà che cosa.
Probabilmente era solo un modo per non guardarmi.

Emilia buttò la testolina all'indietro, agitando davanti ai miei occhi due roselline rosse un po' sgualcite perché probabilmente le aveva usate come giocattolo.

"E queste chi te le ha regalate?" mi accigliai, prendendo in mano quei fiori per sottrarli alle sue manine che stavano giocando con i petali, strappandoli. Ma lei sembrava non essere d'accordo, quindi lasciai perdere prima che si mettesse a piangere.

Poi sbadigliò, erano le nove e mezza passate.

"Beh, sono riuscita a farti stancare" sorrise Sara, guardando con amore nostra figlia.

"Immagino che gliele abbia regalate lo stesso che ti ha preso i fiori e i cioccolatini" borbottai, con un sopracciglio alzato, mentre Emilia mi si addormentava addosso.

"Quello che ci ha regalato i fiori non è lo stesso che mi ha regalato i cioccolatini" chiarì lei, avvicinandosi verso la porta.

Mi misi in mezzo, impedendole l'uscita con il mio corpo.

"E a nessuno dei due hai tirato l'acqua ghiacciata o hai lasciato i fiori sul marciapiedi?" la provocai.

Improvvisamente avevo avuto davanti la faccia la consapevolezza di averla persa definitivamente.
La consapevolezza che altri avrebbero avuto quello che era stato mio.

Mi faceva male saperlo.

"Spostati, sono semplici regali di compleanno" borbottò.

"Non hai risposto" mi impuntai.

"A che cosa devo rispondere? A una provocazione per litigare? Non voglio rovinarmi all'ultimo un compleanno magnifico" sbottò.

"Un compleanno magnifico perché hai scopato con quello delle rose o con quello dei cioccolatini? O con entrambi?" sputai, corroso da una gelosia insensata.

"Non sono così troia da scopare con qualcuno in un parcheggio con mia figlia nel locale, anche se ti piace credere che io sia una puttana. Adesso levati, e fatti i cazzi tuoi una volta per tutte. Posso fare quello che mi pare quando sono da sola" sibilò, dandomi una spallata e uscendo dalla cucina.

Rimasi lì, come un pesce lesso, con Emilia che dormiva beata, ignara della situazione.

Due.
Non uno.
Due che se la contenevano.

E uno aveva avuto persino il coraggio di regalare dei fiori a Emilia.

Sbuffai.

Riprendere a lavorare mi aveva schiarito definitivamente le idee, facendomi uscire dal loop di nervosismo in cui ero rimasto incastrato a lungo.

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