New life.

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"Il buio rapido scende, e l'oggi è già il tuo ieri."

A te che stai leggendo.
Perché questo prologo lo dedico a tutti i lettori che inizieranno a vivere questa storia con me.
Amanti della lettura e di nuove avventure.

UN ANNO PRIMA

"Driiiiiin"

Puntuale come sempre la quinta campanella era suonata e stavo uscendo dall'aula per dirigermi a gli armadietti quando Sasha, la signora bassa e paffutella della segreteria, gridò il mio nome correndo verso di me.

"oh cazzo mi hanno beccata!" Pensai.

Quella mattina ero entrata due ore dopo alle lezioni per imbrattare di maionese i tappetini dell'auto di Matilde Blaxie, una smorfiosetta del terzo anno che metteva troppo mascara per riuscire a vedere qualcun altro oltre a se stessa.
I l sole avrebbe fatto il resto facendola puzzare come una discarica di pesce avariato!

Una mia piccola vendetta dato che mi tormentava da quando avevo iniziato il secondo anno perché quel coglione del suo ragazzo Daemon aveva detto che avevo un bel faccino.

Per paura di beccarmi qualche nota di richiamo ignorai Sasha e girai l'angolo superando l'aula professori a passo svelto.

《GENNY! GENNY! RALLENTA!》mi gridava dietro.

Continuai per la mia strada, decisa a seminarla.
Prima o poi si sarebbe stancata di seguirmi!

Ormai avevo raggiunto le scale ma lei continuò, così decisi di fermarmi altrimenti mi avrebbe seguita per tutta scuola gridandomi dietro con la conseguenza che mi avrebbe scoperto anche Matilde.

《Hey Sasha scusa avevo le cuffie non ti sentivo!》dissi sventolandole a mezz'aria fra me e lei.

《Oh... okay! comuque ti volevo solo dire che tuo padre ha chiamato per lasciarti un messaggio in segreteria 》disse con il fiatone《sembrava agitato》aggiunse in fine riprendendo aria mentre si portava una mano al petto che continuava ad alzarsi velocemente per la piccola corsa che aveva fatto per starmi al passo.

Mi sentii sollevata perché questo significava che non ero stata beccata, però mi preoccupai.
Perchè mai mio padre aveva chiamato a scuola?

《Ohw... ehm... okay di che messaggio si tratta?》chiesi portando il mio peso sul piede destro.

《Ha detto che è successa una cosa grave e che ti passerà a prendere fra dieci minuti perchè vuole dirtelo a voce》mi comunicò torturansosi le mani, segno che anche lei era in pensiero.

《Okay grazie mille Sasha, prendo le mie cose e vado ad aspettarlo.》conclusi dirigendomi verso il mio armadietto.

Buttai tutto dentro la cartella e andai ad aspettare papà con ansia.

IN MACCHINA...

《Senti tesoro devo dirti una cosa, ma è difficile... ecco vedi... Roxana...》 Roxana era la mia migliore amica, alzai un sopracciglio aspettando che papà continuasse《Roxana stamattina non è andata a scuola...》lasciò la frase in sospeso e questo mi mandò fuori di me.
Mi stava facendo uno scherzo?
La brutta notizia che riguardava Roxana era che non stava a scuola?!
《PAPÀ AVANTI PARLA! che significa che non è andata a scuola? L'ho sentita stamattina e ci stava andando! ha fatto sega e non la trovate? sicuramente starà da Starbucks a bere qualche frullato!》sbottai tutto d'un fiato esasperata dal suo girarci intorno.

Non rispose.

Panico.

Mio padre mi guardava con aria afflitta e con le lacrime agli occhi.
Fu allora che iniziai a pensare al peggio...

《Papà...》dissi in un soffio《Genny, stamattina Roxana non è andata a scuola perchè non ci è arrivata, purtroppo ha avuto un incidente...》 Abbassò il capo sul volante.

《Oddio... Come sta? È in ospedale?》
Sentivo la gola bruciarmi e non riuscivo a parlare.
Non avevo parole.

《Gen... si è in ospedale ma i dottori hanno detto che è grave.》non serviva che aggiungesse altro
《Voglio vederla, subito!》mi tremavano le mani così le appoggiai sulle cosce mentre le sfregavo contro il tessuto dei miei jeans per sfogare la tendione, anche se servì a ben poco.《Ci stiamo andando.》disse e con questo concluse.

Per tutto il resto del viaggio papà non aprì bocca ed io mi limitai a guardare fuori dal finestrino.
L'ospedale non era molto distante da dove ci trovavamo ma mi sembrò lo stesso il viaggio più lungo di sempre.
Mi ritrovai a chiedermi che cosa avrei fatto se Roxy non ce l'avesse fatta.
Lei era molto importante per me... eravamo cresciute insieme.
"No. Roxy è forte. Ce la farà!" mi costrinsi a pensare che sarebbe andato tutto bene, al massimo una gamba rotta niente di preoccupante... non poteva lasciarmi.

Arrivati all'ospedale nessun dottore voleva dirmi niente.
Mi sentivo male, volevo piangere e gridare.

Un quarto d'ora dopo mi trovavo ancora lì fuori dalla sua camera... non volevano farmela vedere e non volevano dirmi che aveva.
Mi dissero "se la vedi ora e non dovesse farcela non te la ricorderai com'era!"
Sentivo il cuore a mille, la paura mi divorava.
Finalmente dopo la trentesima volta che lessi "227" sulla porta quest'ultima s'aprì.

Uscì fuori un dottore, il suo sguardo spento.
Dopo aver cliccato sulla sua penna, la ripose nel taschino del camice e rivolse a noi il suo sguardo.
Ero a pezzi ma trovai la forza di chiedere al dottore i suoi risultati《Dottore la prego mi dica come sta.》piagnucolai.

Dopo un lungo silenzio il dottore si avvicinò sfilandosi la mascherina e si schiarì la gola prima di iniziare 《signorina sarò sincero con lei, non mi odi, ma non voglio darle false speranze》 annuii 《la signorina Roxana potrebbe non farcela...》 fece una pausa 《entro domani》 la sua voce era calma, ferma, non dimostrava nessuna emozione tranne che un grande sconforto e dispiacere.

IL GIORNO DOPO

Quella mattina decisi di non andare a scuola, rimasi a letto tutto il giorno a piangere odiando chiunque le avesse fatto questo.
Non riuscivo più a trovare un senso alla vita dopo la chiamata che ricevetti in piena notte.
La mia migliore amica non c'era più... ed io ero rimasta da sola.
Cosa avrei fatto d'ora in poi?
Perchè il destino ha voluto che la mia migliore amica se ne andasse? perchè ha voluto che rimanessi da sola? Io avevo bisogno di lei!

Con i giorni a seguire il dolore non se ne andò.
Non mi abbandonò mai ed iniziai a pensare che molto probabilmente non lo avrebbe fatto, era questo il suo modo di stare ancora con me, non volevo soffrire ma non soffrire significava dimenticare ed io non volevo dimenticare e poi non sono cose che dimentichi. Non lo fai mai. Le metti da parte ma quando meno te lo aspetti rispuntano fuori.
Sapevo che mi avrebbe persequitata per sempre questo dolore e senso di colpa per non essere stata li con lei.
Sono cose che marchiano a vita.
Sentivo costantemente una morsa al cuore, come se il petto fosse diventato improvvisamente troppo piccolo per esso facendo così che venisse schiacchiato. Mi mancava il respiro.
I miei erano preoccupati per me, non volevo mangiare.

Mi alzai per la prima volta quella sera per prendere il mio libro preferito dove dentro ci avevo conservato il bigliettino che mi aveva scritto Roxana quando me lo aveva regalato per capodanno.

Iniziai ad aprire quel foglietto, piega dopo piega le lacrime a gli occhi aumentavano e rilessi per la centesima volta quelle tre parole scarabocchiate, con la sua scrittura frettolosa; come facevo sempre prima di leggere il libro.
"love you forever"
Quelle parole non potevano sembrare più azzeccate alla situazione.
Erano state le sue parole per iniziare l'anno nuovo e non se lo aspettava che non ci sarebbe stata fino alla fine.
O forse si... per questo scrisse "Love you forever" e non semplicemente "I love you".
Il sempre continuava anche se lei non c'era più fisicamente.
Perché lei sarebbe stata per sempre dentro di me.
Le lacrime si fecero strada sulle mie guance ancora una volta.
Avrei iniziato una nuova vita con lei solo dentro i miei ricordi... per sempre.

IMPERFECT (Justin Bieber)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora