Pov Seonghwa
Le strade di Seoul erano immerse in un'oscurità tagliata solo dai riflessi dei lampi che si susseguivano rapidi, accendendo per brevi istanti il cielo plumbeo. L'aria era satura del profumo della pioggia imminente, e ogni tanto un tuono faceva vibrare l'atmosfera, avvicinandosi minaccioso.Girai la chiave un'altra volta, anche se sapevo che era inutile. Il motore della macchina tossì, gemette e si spense con un suono che sembrava quasi beffardo.
«Cazzo.» mormorai tra i denti, appoggiando la fronte sul volante. Le mani mi tremavano leggermente, anche se non faceva particolarmente freddo. Era la rabbia, la frustrazione di una serata che sembrava peggiorare di minuto in minuto.
Hongjoong mi aveva detto che il suo profumo preferito era finito, e io avevo deciso di prendergliene un altro in regalo. La sua accettazione al workshop era stata una notizia fantastica, meritava un regalo. Ma ora ero qui, bloccato sul ciglio della strada in mezzo al nulla, sotto un cielo che sembrava pronto a scaricare l'inferno, con un'auto che mi aveva tradito nel momento peggiore.
Avevo provato a chiamare un carro attrezzi, ma anche il mio telefono aveva deciso di non collaborare, spegnendosi proprio mentre cercavo di spiegare la mia posizione all'operatore. Forse era un segno che avrei dovuto semplicemente restare a casa quella sera.
Stavo considerando l'idea di camminare fino alla stazione di servizio più vicina, a un paio di isolati, quando sentii bussare sul finestrino. «Serve una mano?»
Di scatto, alzai la testa dal volante, sollevato che qualcuno fosse venuto in soccorso.
Abbassando il finestrino, il cuore mi batté forte nel petto quando lo vidi. San.
Era fermo dinanzi a me, il cappuccio della felpa tirato sù, i capelli neri già incollati alla fronte per la pioggia sottile che iniziava a scendere. Il suo sguardo era indecifrabile, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che mi fece sentire piccolo e imbarazzato.
«San?» chiesi, come se non potessi credere che fosse davvero lui.
«Ah, sei tu. - disse, infilando le mani nelle tasche della felpa e avvicinandosi con un passo sicuro. La sua voce era calma, ma c'era una leggera punta di irritazione che non mi sfuggì - Che succede?»
«La macchina ha deciso di spegnersi, e il telefono... beh, ha fatto lo stesso.»
San sbuffò, scuotendo la testa. «Lasciami indovinare: non hai un cavo per la batteria.»
«No» ammisi piano, cercando di mascherare il rossore che mi saliva alle guance.
«E hai pensato di aspettare sotto il diluvio? Geniale.»
Si limitò a fissarmi per un lungo momento, come se stesse decidendo se intervenire o lasciarmi a marcire sotto il temporale. Alla fine, fece un verso di rassegnazione.
«Aspetta qui.» disse, già girandosi per andarsene.
«Oh, dove vai?» chiesi, la voce un po' più alta di quanto volessi.
«C'è una stazione di servizio a due isolati da qui - rispose senza voltarsi - Torno subito.»
Rimasi fermo, guardandolo mentre scompariva sotto la pioggia che intanto si era fatta più fitta, accompagnata da folate di vento gelido. Stringendomi nella giacca, nell'abitacolo, avvertii una fitta di qualcosa che non riuscivo a definire. Era sollievo, forse. O imbarazzo.
Quando tornò, venti minuti dopo, San aveva un cavo per la batteria in una mano e un bicchiere di tè caldo nell'altra. La pioggia gli aveva inzuppato i vestiti, ma sembrava del tutto indifferente.
«Tieni - disse, porgendomi il bicchiere - Ti servirà qualcosa di caldo mentre rianimo questo rottame.»
Presi il bicchiere, stringendolo tra le mani fredde. «San... grazie. Sei sicuro di volerlo fare tu?»
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Roommates | Woosan
Fanfic«Choi?» lo richiamai «Hai dimenticato una cosa.» Il ragazzo si voltò scocciato. «Cosa?» «Me.» La mia battuta smorzò il leggero disagio nella stanza e finalmente il ragazzo mi regalò un sorriso. «Ci vediamo dopo, principessa.» disse ammiccando. D...