Poi batté le mani e una scatola rilegata in tessuto gli comparse in mano.
Ne estrasse l'amuleto dei licantropi e l'amuleto dei vampiri, fermandosi ad ammirare i loro bagliori contrastanti.
«È giunto il momento.»
Lasciò le due pietre, aprendo le braccia verso l'esterno, ed esse fluttuarono in alto, girando tra loro e posizionandosi una davanti all'altra sopra il corpo inerme dell'ibrido.
«Grazie al tuo sangue misto caro ragazzo, potrò unificare i due amuleti e creare una nuova specie molto più potente, la nostra gente diventerà invincibile e tutti dovranno rispondere solo al sottoscritto, colui che ha dato inizio ad una nuova era.»
Premette un bottoncino sul bordo della lastra in pietra e delle spesse catene attaccarono Jisung alla superficie, sia dai polsi che dalle caviglie e dal collo.
«D-Donghun- ti pre-go.» il blu non riusciva nemmeno a respirare da quanto lo spesso metallo premesse sul suo pomo d'Adamo, deglutendo a fatica per pronunciare quella minima supplica che sapeva fosse completamente inutile.
Forse credeva nella pietà degli uomini, dell'uomo che l'aveva in un certo senso cresciuto e fatto vivere sotto un tetto, dell'uomo che considerava un padre, nonostante per lui non era mai stato degno di rivestire quel ruolo.
Il presidente rise, avvicinando il volto a quello del "figlio".
«Pensi di far pietà a tuo padre? Mi vergogno ad essere definito tale, mi vergogno ad averti permesso di respirare la mia stessa aria e di averti tenuto in vita.» sputò con tutta la brutalità che aveva in corpo, tutto il rancore verso una specie più forte di lui «ma ora farò si che tutti i miei sacrifici e soprattutto la tua nascita servano a qualcosa.»
«Donghun.»
La voce di Minho fece alzare gli occhi al cielo al richiamato e, con un'ultima smorfia schifata verso la sua vittima, si risollevò per rivolgersi al corvino.
«Cosa vuoi ancora?»
«Non farlo.» lo disse con tono calmo, sentendo le sue viscere contorcersi per l'ira che tentava di reprimere.
«Certo, se lo dici tu non lo faccio.» scoppiò nuovamente a ridere, mentre Jisung cercava di farsi il più spazio possibile per poter almeno respirare e Minho fissava serio l'adulto «mi fate veramente ridere, siete così disperati.»
«Il mio era un consiglio in realtà.» alzò le spalle il maggiore, non dando peso alle sue prese in giro.
«Non mi faccio niente dei tuoi consigli Lee, so benissimo che stai cercando di prendere tempo, peccato che il suo amato morirà comunque.» guardò il blu, prendendogli il volto tra le dita con forza dopo che il giovane aveva spostato di lato il capo per non farsi toccare «l'unica cosa utile che farai in vita tua.» ringhiò a denti stretti, lasciandolo con tanta violenza da fargli sbattere la testa contro la pietra.
Lacrime secche erano accumulate sulle guance di Jisung, così come gli occhi di Minho pizzicavano alla vista del suo protetto ormai a fin di vita.
Avrebbe guardato tutto, avrebbe visto il presidente, la persona di cui si era fidato ciecamente, uccidere a sangue freddo il ragazzo di cui si era inconsapevolmente innamorato.
In quel momento, intanto che Donghun aveva gli occhi intinti di rosso e le sue labbra soffiavano velocemente brevi frasi in latino e greco, capì quanto amasse il suo legame.
Il valore che assume una persona nell'istante in cui la perdi o è ad un passo dalla morte.
E la cosa di cui Minho soffriva maggiormente era di non poter alzare un dito, la sua impotenza lo stava uccidendo dentro insieme alla rabbia e l'ignoranza che per anni l'aveva stupidamente fatto andare dietro al presidente.
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Reliance on INFERNO~Minsung
FanfikceINFERNO, un pianeta rosso sangue, così come la specie che ci abita: i vampiri. Qui la legge detta che ad ogni vampiro anziano deve essere assegnato un neo-vampiro. Lee Minho è un vampiro da molti decenni ormai, mentre Han Jisung lo è diventato da po...