the beginning of everything.

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2004, Lipsia – Germania

"Grace, alzati da quel dannato letto oppure vengo a tirarti giù di forza!" sento le grida di mia madre dal piano inferiore, mentre apro lentamente gli occhi e me li stropiccio, cercando d'allungare una mano verso il comodino per spegnere l'assordante sveglia delle 7:00.

"Arrivo, arrivo!" urlai di rimando dopo averla spenta ed infilato la testa sotto al cuscino, sbuffando.

Odio alzarmi presto la mattina, odio l'inverno e detesto andar a scuola, soprattutto perché questa stagione in questo buco di cittadina sperduta è davvero invivibile. Non che in estate sia molto diversa la situazione, ma almeno abbiamo la possibilità di star fuori fino a tardi e di far qualche festa a casa di quei pochi fortunati con la piscina, avendo anche molte più ore di luce a disposizione e temperature decisamente più gradevoli rispetto ai -5° gradi che ci sono adesso.

Così controvoglia mi alzo dal letto per dirigermi a passo lento verso il bagno, dove una volta giunta cerco di darmi una sistemata alla meno peggio.

"Sbrigati o farai tardi! Ci sono già i gemelli fuori dalla porta!" sento nuovamente le grida di mia mamma raggiungermi dal piano di sotto.
"Dieci minuti e scendo!" urlo di rimando, iniziando a darmi seriamente una mossa questa volta.

Inizio quindi a lavarmi i denti, per poi raccogliere i capelli in una semplice coda e darmi una passata di mascara sulle ciglia, accompagnandolo con po' di correttore sul viso e giusto un tono di blush; questo è il massimo della mia preparazione e voglia d'esser presentabile (o di vivere, dipende) la mattina.

Ed una volta ultimato il tutto ritorno in camera per vestirmi, optando per un jeans largo ed una canotta corta sopra, abbinandoci una felpa oversize, un piumino pesante ed un paio di nike.

"La fanciulla è in arrivo!" grido ironicamente, dopo essermi vestita mentre mi richiudo la porta della camera alle spalle, avviandomi verso il salotto.
"Otto minuti precisi, stai migliorando Grace! Notevole!" mi schernisce Bill con un sorrisino compiaciuto sulle labbra, fissando l'orologio sul display del suo flip-phone.
"Parli proprio tu? Che ogni volta che dobbiamo uscire ci metti sette anni a prepararti?" gli rispondo con un ghigno divertito in volto, dandogli un pizzico su un fianco.
"Non posso darti torto.. Forse l'unico che ci batte realmente sul tempo è Tom" sentenzia il moro, alzando le spalle.

"Esatto, per questo vi dico di muovere il culo!" esclama il rasta, soffocando una risata prima di spingerci entrambi verso la porta d'uscita, facendo ridere anche mia mamma, che come al solito quando ci vede tutti e tre insieme ci guarda con gli occhi a forma di cuore.
"Buona giornata ragazzi!" ci grida proprio quest'ultima, con un enorme sorriso stampato sulle labbra, mentre usciamo di casa tutti e tre ricambiando il saluto.

Io e i gemelli ci conosciamo pressoché dalla nascita, dato che le nostre mamme sono state compagne di classe al liceo ed anche di corso all'università.

Si sono laureate insieme a Monaco ed hanno fatto ritorno poco dopo a Lipsia, quando entrambe - a distanza di un anno l'una dall'altra - hanno scoperto di essere incinte, anche se la situazione non è stata facile per Simone, la mamma dei ragazzi.
Infatti, a differenza del matrimonio dei miei genitori che è sempre andato a gonfie vele (nonostante mio padre sia spesso fuori casa per lavoro), quello tra la mamma ed il papà dei gemelli è stato a dir poco fallimentare.

I due si sono separati quando i ragazzi erano ancora piccolissimi, lasciando la giovane donna a crescerli con l'aiuto dei nonni.
L'unico spiraglio di luce per loro è comparso verso i primi anni della pre-adolescenza, quando Simone ha conosciuto quello che è ancora oggi il suo attuale compagno e che si è sostituito del tutto alla figura del padre biologico, crescendoli come se fossero figli suoi.

L'ultima primavera (Tom Kaulitz) // Tokio HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora