at the club.

40 4 0
                                    

Gli occhi di Tom sono ancora fissi nei miei, intenti a scrutarmi con attenzione e probabilmente anche un po' di timore, mentre sento ogni singola parola che fino a poco fa mi frullava in testa, venir meno.

Posso davvero fidarmi di lui? Posso riuscire a metter una pietra sopra a quello che è successo?

La verità è che non lo so, non ne ho idea. Non riesco ad avere risposte ne a formulare un pensiero compiuto, perché tutto quello che mi frulla in testa sono le immagini di quando eravamo ancora insieme, di tutte le cose che abbiamo fatto e delle esperienze condivise, portandomi a chiedermi se io non lo abbia seriamente idealizzato come persona.


"Come possono quattro giorni recuperare mesi di assenza? Come possono porre rimedio a te che ti fai una modella praticamente in mondo visione, mh?" gli chiedo, senza distogliere il mio sguardo dal suo e notando il suo volto incupirsi per un istante, prima d'abbassarlo.

"Mi dispiace Grace, so che non bastano quattro giorni. Ma per ora è tutto quello che ho a disposizione per provarci, almeno" replica, allungando una mano verso la mia ed appoggiandocela sopra "Ed è tutto quello che voglio fare, se tu me lo permetterai" conclude, con tono supplichevole.

"Sappi che non sarà sufficiente tutto questo, ma non posso comunque impedirti di provarci e darti una chance" controbatto, vedendo il viso del rasta illuminarsi in un piccolo sorriso, il quale combatto con tutta me stessa per non ricambiare in egual modo pur di seguitare nel fargli capire la gravità della situazione.
"Non te ne pentirai, te lo prometto" specifica, alzandosi dal letto e porgendomi una mano.

"Dove andiamo?" gli chiedo, alzando un sopracciglio e mostrandomi titubante dall'assecondarlo.
"Oggi pranziamo tutti quanti da noi come ai vecchi tempi, non fare storie" mi ammonisce, intanto che gli afferro la mano e mi sollevo dal letto, sbuffando.

- - - - - - - -

Casa dei gemelli è sempre accogliente per tutti, è da quando siamo piccoli un vero e proprio punto di ritrovo.

Simone come d'abitudine non si è risparmiata dal cucinare in maniera super abbondante per tutti, forse più contenta dei ragazzi stessi del loro ritorno a casa.


"Finalmente siete qui!" ci accoglie la donna, stringendoci tutti uno per volta in dei calorosi abbracci, intanto che prendiamo posto intorno al tavolo da pranzo.
"Mamma, siamo stati via un paio di mesi, non decenni!" la rimprovera Bill, prima di strappare un bacio a stampo a Margaret e farle cenno di sedersi vicino a lui.

Per Margaret e Bill il tempo invece sembra non esser mai passato, sono riusciti tranquillamente ad affrontare quei pochi – per fortuna – problemi che hanno avuto senza particolari diverbi, continuando a star insieme.
La stessa sorte che ovviamente avrei voluto anche per me e Tom, ma che purtroppo non è riuscita ad avverarsi.


"Allora, com'è andato fino ad ora il tour?" questa volta a parlare è Juliet, che prende posto vicino a suo cugino Gus, con George dall'altra parte.

"Benissimo, direi! Siamo giunti alla metà delle tappe prefissate ed abbiamo avuto l'opportunità di vedere città incantevoli in tutta Europa e non solo, è stato pazzesco" replica il moro, elargendo le labbra in un ampio sorriso.

"Concordo! Per non parlare di come mi risulti ancora impossibile pensare che ci siano così tante persone che sanno le nostre canzoni a memoria e che ci seguono in maniera assidua... Siamo letteralmente passati dallo scantinato di casa mia, al mondo intero" sentenzia Gus, ricevendo enormi sorrisi e sguardi compiaciuti da parte di tutti.

"Ve lo meritate più di chiunque altro, da sempre" sancisco, afferrando un boccone di pasta dal mio piatto e portandomelo alla bocca, sentendo lo sguardo del rasta nuovamente su di me.

L'ultima primavera (Tom Kaulitz) // Tokio HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora