hey, we are going to rome!

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Ad interrompere i miei sogni tranquilli è il fastidiosissimo rumore della sveglia riposta sul comodino, che segna le 07:00 in punto.

"Grace! Alzati o farai tardi!" ed ecco la voce di mia mamma che mi richiama dal piano di sotto, come ogni dannata mattina.
"Arrivo!" le urlo di rimando, borbottando e rintanando la testa sotto al cuscino per altri cinque minuti così da poter restare un altro po' a letto.

Alla fine il pomeriggio di ieri è trascorso in maniera tranquilla, anche se io e Tom dopo quel botta e risposta avvenuto in cucina non ci siamo più rivolti la parola, se non per salutarci quando lui e gli altri sono andati via prima di cena.

Di certo mi dispiace, ma non penso di dover esser io a fare il 'primo passo' verso di lui per risolvere stavolta; in particolar modo perché non sono io ad aver iniziato la discussione ed a non saper tenere a bada la lingua, riconoscendo il limite tra lo scherzo e qualcosa che invece viene detto appositamente per stuzzicare l'altra persona.

Dopo aver sentito l'ennesimo grido di mia mamma decido, controvoglia, di alzarmi dal letto per trascinarmi verso l'armadio e cercando di raccattarne dal suo interno qualcosa di decente.

Opto così per un paio di jeans larghi, una maglia a maniche lunghe nera ed una felpa grigia da abbinarci sopra, leggermente oversize. Il tutto accompagnato dalle mie inseparabili Nike bianche ed un piumino pesante, vista la rigidità delle temperature.
E prima di scender di sotto mi dirigo verso il bagno, sciacquandomi il viso e notando aver bisogno anche per quest'ultimo di una sistemata, decisamente.

Sistemata che cerco di darmi con un filo di correttore ed una passata di mascara sulle ciglia, accompagnati entrambi da un tocco di blush – giusto per non sembrare bianca cadaverica come sempre.

"Grace, hai fame? Ti ho fatto un toast se vuoi portarlo con te da mangiare mentre vai a scuola" mi dice mamma, mentre scendo la rampa di scale che separa i due piani della casa.
"Grazie mà" annuisco sorridendole, sentendo poi il campanello suonare.
"I ragazzi!" esclama quest'ultima, precipitandosi verso la porta d'ingresso per potergli accogliere, facendomi ridacchiare per la prontezza avuta.

"Buongiorno Anne!" la salutano i gemelli, rivolgendole un timido sorrisino.
"Buongiorno a voi ragazzi! Avete fame? Volete anche voi un toast?" gli chiede la donna, ritornando verso la cucina.
"Grazie mille Anne, ma nostra mamma ci ha già riempito di krapfen a dovere per colazione" le risponde Bill, sghignazzando.

"Oh! I krapfen di Simone, da quanto non li mangio! Più tardi la chiamo per chiederle di organizzare qualcosa tutti insieme questo weekend, dato che c'è anche il papà di Grace a casa" gli risponde con allegria.
"Assolutamente!" l'asseconda il moro, prima di rivolger il suo sguardo su di me "Tu sei pronta? Così andiamo, gli altri stanno già arrivando alla fermata del bus" spiega, avviandosi verso la porta principale mentre annuisco.

"A dopo mamma, ti voglio bene" la liquido, salutandola insieme ai gemelli, prima d'uscir di casa a mia volta.

Il tragitto verso la fermata è stranamente silenzioso, l'unico ad abbozzare qualche parola o discorso qua e là è stato Bill, mentre Tom continua a camminarci accanto con le mani in tasca e lo sguardo rivolto a terra.

La tensione nell'aria è palpabile, ma del resto non posso farci niente.
Tom deve imparare a tenere la lingua a freno, soprattutto se deve usarla solamente per sfogare chissà quali frustrazioni sugli altri.

"Ciao belli!" sento la voce di Gus arrivarci alle orecchie appena giungiamo alla fermata del bus, seguita da quella di Georg mentre entrambi ci salutano, sorridendo.
"Buongiorno!" esclamo, sorridendogli.
"Come va stamattina?" chiede il biondo, fissandoci tutti quanti con un sorriso in volto.

L'ultima primavera (Tom Kaulitz) // Tokio HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora