jealousy.

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"Grace, ma che succede? Sembra sia esplosa una bomba qui dentro!" sento esclamare Juliet, mentre la osservo comparir da dietro la porta della mia stanza, con gli occhi spalancati ed una mano ancora appoggiata alla maniglia di quest'ultima.

In effetti non ha tutti i torti, è all'incirca da venti minuti che sono a rovistare nel mio armadio e nella cassettiera nel vano tentativo di trovar qualcosa di decente, purtroppo finora senza risultati.

"Non so assolutamente cosa mettermi stasera per la festa di Georg" borbotto, allontanandomi dall'armadio – ancora con entrambe le ante aperte – e buttandomi a peso morto sopra il letto, sospirando rumorosamente.
"Vuoi una mano...?" mi chiede la riccia ridacchiando e facendosi largo in camera, appoggiandosi con la schiena e le braccia incrociate alla porta.
"Sono così ridicola?" le chiedo, girandomi verso di lei e scoppiando a ridere, facendola sghignazzare a sua volta mentre scrolla il capo in segno di dissenso.
"Assolutamente no! Ma di sicuro sei in difficoltà" replica, avvicinandosi poi al mio armadio e posizionandocisi perfettamente davanti, iniziando a perlustrarlo minuziosamente e mugugnando con disapprovazione alla vista di determinati capi.

Juliet è la cugina di Gustav, ha un anno in più di me e l'ho conosciuta quando ha deciso di presentarcela anni fa, durante una festa di capodanno.

Non frequenta la nostra stessa scuola, in quanto da quando i suoi si sono separati è stata affidata a sua mamma, una donna un po' snob. La classica signora con la puzza sotto al naso e che ha preferito mandare la figlia in una scuola privata, reputando la scelta di tale istituto come l'unica soluzione per farle avere un'educazione degna del livello che ritiene necessario, un livello più "prestigioso", a detta sua.

Insomma tutte chiacchiere inutili e da "finta perbenista", come la definisce spesso Juliet, che invece è totalmente il suo opposto.
Infatti la riccia è una ragazza solare, molto simile a Gustav. Ha i capelli castani ed ondulati, lunghi fino al fondoschiena e due bellissimi occhi color nocciola, motivo per la quale spesso la soprannomino 'bambi'.

Non è tanto alta ma sicuramente lo è più di me (non che ci voglia molto, ma comunque...) ed è una delle persone più altruiste e disponibili che io conosca.
Ed anche se frequentiamo scuole diverse, non perdiamo mai occasione di star in compagnia, motivo per il quale almeno due o tre pomeriggi alla settimana è casa mia oppure io a casa sua, che sia semplicemente per vedere un film o per passare del tempo con gli altri.

"Che ne dici?" esclama improvvisamente la riccia, voltandosi verso di me con un paio di cargo dal lavaggio chiaro ed un top corto, nero, incrociato nella parte posteriore e che lascia la schiena del tutto nuda.
"Non mi ricordavo nemmeno di averle queste cose, sono decisamente troppo disordinata..." ridacchio, annuendo poi con un cenno del capo ed afferrandole i vestiti che ha scelto dalle mani ed alzandomi dal letto per indossarli.

"In effetti su questo ti do ragione, ci sono cose che letteralmente hanno ancora l'etichetta col prezzo lì dentro.. Che problemi compulsivi di shopping hai, Grace?!" replica scoppiando a ridere di gusto e con un'espressione divertita, prima di sedersi sulla sedia girevole accanto alla mia scrivania.
"Senti, non è colpa mia... è che vedo alcune cose e penso di averne assolutamente bisogno, poi appena arrivo a casa mi accorgo che sono acquisti totalmente senza senso" borbotto in mia difesa, restando in intimo ed iniziando ad infilarmi prima i cargo ed a seguito il top, chiedendole una mano per allacciarlo dietro.

"Sai che ti sta veramente bene?" afferma, alzandosi e posizionarsi dietro di me, mentre entrambe ci rivolgiamo in direzione del mio specchio da parete, posto al lato del letto.

Inizio così a scrutar il suo 'operato' riguardo l'abbinamento dell'outfit, sorridendo.

"Sì, direi che non è male..." le rispondo girandomi di schiena ed osservando meglio il tutto a 360° gradi, notando tutte le stringhe posteriori del top perfettamente incrociate e legate in un fiocco dietro quest'ultima, lasciandola nuda come previsto.

L'ultima primavera (Tom Kaulitz) // Tokio HotelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora